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La Russia che molti non si aspettano di Claudia

Quando si parla di Russia si pensa spesso a qualcosa di ostico, rigido, lontano da noi, Claudia invece ci presenta la sua Russia: quella che le ha permesso di svolgere il suo lavoro e di essere più tutelata e seguita sulla gravidanza. 

La prima difficoltà legata alla mia vita da expat è spiegare dove vivo. Dire Russia non è sufficiente, perché dopo la prima reazione “Mosca? San Pietroburgo?” e la risposta “No, Nalchik” segue un’espressione dubbiosa e l’inevitabile domanda “E dove sarebbe?”. Allora, inizio a spiegare che si tratta di Russia del Sud, o meglio ancora Caucaso del Nord, della capitale della Repubblica di Cabardino-Balcaria (ebbene sì, la Federazione Russa è divisa in Repubbliche).

Una volta chiarito questo punto, oppure una volta lasciato perdere, a seconda dell’interlocutore, mi trovo a dover spiegare perché ho sposato un russo che non rientra minimamente nei canoni estetici degli slavi (biondo e occhi azzurri, per intenderci). Perché mio marito è sì cittadino russo, ma di nazionalità osseta e per tutti gli abitanti della Federazione l’appartenenza nazionale è un aspetto molto importante di cui vanno molto fieri. La nazionalità è per loro un insieme di cultura, lingua, usanze e tradizioni che va oltre i legami di sangue, ma allo stesso tempo l’essere cittadini russi, nati e cresciuti nell’URSS prima e nella Federazione Russa poi, è un senso di appartenenza altrettanto forte e non c’entra il nazionalismo, è proprio un modo di essere parte di una grande realtà che unisce tantissime nazionalità, lingue, usi e costumi e permette loro di avere le stesse possibilità ovunque decidano di vivere e lavorare all’interno della Grande Madre Russia.

A queste domande di rito, seguono le altrettanto classiche domande: ma non ti manca l’Italia? Ma perché non venite a vivere in Italia, che si sta meglio? Ma chi lo dice che si stia necessariamente meglio? La Russia non è quel regno del terrore che molti mass media occidentali vogliono farci credere. Certo che l’Italia mi manca, mi manca il poter andare fuori a mangiare una pizza degna di questo nome, invece di doverla sempre cucinare io; certo che mi mancano gli affetti, i parenti e gli amici; certo che mi mancano il mare e le gite fuori porta nella splendida penisola, ma anche in Russia la vita ha i suoi vantaggi. Primo fra tutti ho la possibilità di fare il lavoro per quale ho studiato, ovvero la traduttrice, professione che in Italia avrei sicuramente più difficoltà a svolgere, anche solo perché i madrelingua italiani laureati in russo non sono più una rarità! Ancora di più, da quando tre anni fa ero in attesa della mia prima figlia ho avuto la possibilità di lavorare da casa, perché qui il telelavoro non è un miraggio, ma è molto praticato. E seppur il lavoro in Russia non si basi su rigide regolamentazioni come quello italiano e talvolta i propri diritti vengono meno (sei praticamente sempre reperibile, non esistono straordinari retribuiti, tredicesime e quattordicesime), lo Stato cerca di arrivare là, dove il singolo datore di lavoro non arriva. Quindi non sono previsti tipi di contratto diversi da quello indeterminato, sempre con periodo di prova di tre mesi. Un accordo per disfarsi di un dipendente di cui non si è soddisfatti lo si trova sempre con un compromesso tra le parti. E per una trentaquattrenne mamma come me, non dover passare da un’interinale all’altra o non dover mettere in gioco il proprio lavoro una volta scelto di fare anche la mamma, è, vi assicuro, un gran vantaggio. Le mamme qui hanno diritto a 3 anni di maternità, di cui 1 e mezzo con pagamento di parte dello stipendio. Certo, quello che si riceve come stipendio in questo periodo è ridicolo, ma il sapere che per tre anni il tuo posto di lavoro (proprio il tuo, con le tue mansioni) ti è conservato, è una sicurezza in più.

Qui gestanti e bambini sono super controllati (anche troppo a mio avviso): dal primo giorno di gravidanza al compimento del primo anno di età del bambino, prima la mamma e poi il neonato sono sottoposti a visite mediche di diversi specialisti, tutto rigorosamente a titolo gratuito. I tre giorni successivi al parto il pediatra assegnato viene a casa a controllare il neonato, le condizioni abitative e a rispondere a qualsiasi dubbio della madre o del padre. La medicina in Russia è molto strutturata e meriterebbe un articolo a parte: è decisamente tranquillizzante sapere che in ogni città c’è un policlinico dedicato all’infanzia, con tutti gli specialisti che la medicina prevede, pronti a fornire assistenza gratuita ai propri bambini. Analoghe strutture sono quelle ginecologiche, edifici interamente dedicati alle donne, non a caso denominati, infatti, “Consulenza femminile”. Non fraintendetemi, la medicina russa è molto burocratizzata e non è ai livelli di certi centri italiani e l’aver sposato un medico mi dà molte più sicurezze nelle questioni mediche, ma vi sono anche qui strutture e, soprattutto, personale degno di nota.

Il vero trucco, e forse la vera difficoltà, sta nell’apprezzare quello che il paese che ci ospita ha da offrirci senza per questo dimenticare l’amata patria.
Anche voi altri expat siete per il compromesso tra nostalgia e integrazione?

Claudia, Russia.

Immagine presa da Unsplash

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2 Comments

  • Ciao Claudia,
    Io vivo a Mosca e anch’io avuto un bambino qui, tutta la gravidanza e il parto. Mi trovi d’accordo sulla medicina russa, in gravidanza sei controllatissima e anche il bimbo è stato molto seguito.
    Ma è anche vero che io ho dovto pagare tutto, perché la sanitá è gratis solo per i residenti russi. Non per tutti. Anche per mio figlio pago, pur andando in una “policlinica” pubblica. Ho anche partorito in un ospedale pubblico, “sfidando”gli amici italiani che pensavano fossi pazza a rimanere qui a partorire.
    E per la maternità, onestamente, io sto incontrando un sacco di problemi. Fin dall’inizio, l’idea di pagare la maternità non gli è mai piaciuta, e anche adesso storcono il naso. Io lavoro come insegnante in un’università statale… forse tra statale e privato la situazione cambia. Non so. Quindi sì, la Russia non è certo quello che fanno vedere i media italiani, ma nemmeno il paradiso per gli stranieri ….ma forse avendo un marito russo tutto diventa più facile e comprensibile.
    Alice

    • Ciao Alice!
      Che bello, un’altra mamma italiana in Russia!
      Io con la prima figlia sono stata seguita in gravidanza a pagamento, perchè allora avevo solo un permesso di lavoro. Però la bimba è stata seguita fin dalla nascita gratuitamente con la mutua, forse perchè cittadina russa. Mentre da quando ho ottenuto il permesso di soggiorno (quello temporaneo di 3 anni) e ora che ho la carta di soggiorno (quella di 5 anni) sono libera di scegliere tra pubblico e privato. Con la seconda gravidanza ho deciso di seguire l’iter gratuito, anche se poi qualche esame a pagamento lo si fa comunque, e bisogna armarsi di molta pazienza.
      Credo dipenda dal tipo di permesso che si ha. Forse tu hai un permesso di lavoro?
      Penso che però Mosca sia sempre e comunque un mondo a parte, nelle altre città è molto più semplice e tutto molto meno dispendioso. Io quando ho avuto mia figlia sono fuggita da Mosca, ora che vivo a Nalchik ti posso dire che mi trovo molto meglio.
      E’ anche vero che per contro in Italia non ho più diritto alla sanità pubblica, non so come sia da noi per gli stranieri.
      Comunque hai ragione, avere un marito “locale” sicuramente aiuta, almeno nelle pratiche burocratiche.
      Buon proseguimento moscovita!

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