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“Asiatici ricchi da pazzi” di Kevin Kwan: quando un romanzo ti suona familiare

Written by Veronica Marocco

Lo guardavo da tempo sugli scaffali delle librerie in lingua inglese, e finalmente l’ho trovato in traduzione italiana durante le ultime vacanze estive (non amo leggere in inglese, nonostante lo parli): “Crazy Rich Asians” di Kevin Kwan, ovvero “Asiatici ricchi da pazzi” nell’edizione nostrana.

La trama, in breve, è degna delle migliori soap opera: Rachel Chu e Nicholas Young si conoscono a New York, dove entrambi lavorano nell’ambiente universitario. Rachel è una ABC, cioè una American Born Chinese, cresciuta da una madre single che, nella migliore tradizione delle Mamme Tigre, ha combattuto e fatto sacrifici per poter offrire alla figlia un’educazione di livello e poter migliorare la propria posizione sociale. Rachel è dunque, nonostante i tratti somatici e un cognome di evidente origine orientale, un’americana a tutti gli effetti. Nicholas viene da Singapore, e quando invita la sua fidanzata a seguirlo durante le vacanze estive, con la scusa del matrimonio del suo migliore amico e la proposta di un viaggio a zonzo nel Sud Est asiatico, la ragazza non ha neppure una minima idea di quello che scoprirà una volta atterrata a destinazione. Nicholas infatti, sempre vestito da intellettuale, dai modi un po’ hipster, è in realtà uno degli scapoli d’oro della città stato asiatica, nonchè erede di una famiglia di veri e propri tycoon.

Ovviamente, il loro rapporto non avrà vita facile, una volta che Rachel verrà introdotta in società e soprattutto le donne di famiglia si renderanno conto che Nicholas con lei ha intenzioni più che serie…

Neppure io, arrivata a Hong Kong, altra città che fa da sfondo al romanzo, anche se in misura nettamente minore rispetto alla “sorella” Singapore, mi ero mai confrontata con concetti come di tycoon, tai tai, nè immaginavo quali fortune si nascondessero dietro a quei cognomi tutti uguali: Lam, Chu, Ho, Kwok…

Prima di espatriare in Asia, lavoravo in un albergo di lusso a Monte-Carlo, e sulle famiglie ricche mi sembrava di aver visto un po’ tutto quello che c’era da vedere, nel bene e nel male: outfit da follia, automobili più care del mio appartamento, conti da sogno nei ristoranti, yachts in estate e vacanze sulla neve in località esclusive; non immaginavo certo che si potesse essere più ricchi di cosí.

Ed invece, l’Asia mi ha insegnato anche questo, ed ho assistito a scene che pensavo esistessero solo nei film: clienti pasteggiare con vini introvabili, cantine sotterranee infinite nel cuore dell’isola di Hong Kong, signore con autista al seguito con la precisa funzione di reggere borsetta e cagnolino; l’andare oltre il volare in prima classe, perché ci sono famiglie che semplicemente don’t fly commercial ma si muovono col proprio aereo. Capricci, bugie e minacce al telefono per un tavolo il venerdí sera nel ristorante più esclusivo, lamentele perché il tartufo bianco d’Alba non era reperibile per un compleanno vip a marzo, e l’incapacitá di capire, nella persona al di là del mio desk da receptionist, che non basta poter pagare qualcosa per poterla avere.

Eppure, come viene ben evidenziato nel romanzo, molti comportamenti rimangono, almeno all’inizio, incomprensibili a noi Europei: per quanto la tua famiglia possa essere padrona di una banca (badate bene, non dirigerla, ma possederla) o del più grande patrimonio immobiliare di una delle cosiddette Tigri Asiatiche (Singapore, Hong Kong, Taiwan, Corea del Sud), ti verrà insegnato fin da bambino a riciclare più volte una busta di carta, non lasciare nulla nel piatto (e, nel caso, chiedere una doggy bag anche nel ristorante stellato più lussuoso), portare il proprio vino a cena fuori (cercando di non pagare il droit de bouchon), e consumare fino al midollo le uniformi delle scuole private più prestigiose:

Entrarono tre cameriere portando vassoi di cibo fumante su un tavolo già carico di pietanze. Rachel contò un totale di tredici diversi piatti disposti sul tavolo. «Aiyooooh, finite tutto quello che avete nel piatto, ragazze! Non sapete che in America ci sono bambini che muoiono di fame?»

“Asiatici ricchi da pazzi” è un romanzo leggero e divertente, ma anche uno specchio veritiero sugli usi e costumi delle grandi famiglie asiatiche, di cui spesso ignoriamo anche l’esistenza, ma che con la loro influenza nel mondo economico globale hanno un peso che neppure immaginiamo sulle nostre vite; è un modo per farsi un’idea delle élite di Singapore ma anche Hong Kong, Macau, Taipei, Shanghai, e, per chi in queste città ha vissuto, riconoscere luoghi, indirizzi, usanze familiari. Forse a tratti un po’ superficiale, ma in fin dei conti, va bene cosí 🙂

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Author

Veronica Marocco

Amante dei viaggi e dei libri, con la mia laurea in Lingue e il mio lavoro in hotel, sapevo che prima o poi sarebbe arrivata l'occasione di partire! Quello che non avrei mai immaginato invece, era partire dalla Francia per fare tappa ad Hong Kong, Tokyo, Taipei, Shanghai. Dopo un breve "Francia-bis", ripartire poi per Doha e, infine (per ora) Marrakech. Nel frattempo, da due siamo diventati quattro, e le nostre avventure non sono ancora finite!

7 Comments

  • Sembra interessante, soprattutto per chi non conosce per nulla la realtà di cui parli! P.s. Capisco le esigenze economiche ma le pubblicità di vermi e parassiti che compaiono in fondo al vostro blog, non si potrebbero evitare? Mi fa passare la voglia di leggere!

    • In effetti non sono il massimo. Io qui a Taipei vedo altri tipi di ad, dipende credo da dove ti connetti. Comunque si possono installare (mi dicono dalla regia!) dei plugin per nascondere le pubblicitá!

  • Mamma mia, mai avrei immaginato che esistessero persone cosi’… vanesie…? E’ una realta’ che mi e’ completamente estranea e… va bene cosi’!
    Aspetto di leggere altri racconti dal tuo punto di osservazione in estremo oriente. Un abbraccio dal Galles rurale, ciao

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