Cosa fa davvero arrabbiare gli expat? Tante cose. Alcune son dette con superficialità da chi ci vuole bene, altre con cattiveria da chi nemmeno ci conosce, altre ancora con un mix delle due cose… Le persone spesso non si rendono conto del peso delle parole dette e men che meno da quelle scritte su qualche social perché sembra che lì nulla sia reale e tutto possa essere dimenticato dopo un update della home page. Le frecciatine infatti vengono scagliate con noncuranza, ma ce ne sono altre che invece son ben pensate per ferire, tanto non ci si conosce davvero, tanto si è a mille chilometri di distanza, tanto ho una tastiera e uno schermo davanti non qualcuno di reale.
Nel nuovo millennio ho notato che l’empatia non è così diffusa né praticata e la mia paura è che si cerchi sempre meno di stimolarla nelle nuove generazioni che son sempre più abituate a questo tipo di comunicazione mediatica e non a quella vis a vis dove avrebbero un riscontro visivo delle proprie parole. E anche tra gli adulti si fatica a coglierla ultimamente: il risultato delle freschissime elezione degli Stati Uniti parla chiaro.
Tornando nel piccolo grande mondo degli expat ho voluto raccogliere le frasi e le situazioni che più li fanno arrabbiare per dimostrare quanto i non-expat si facciano tutti un idea simile e, spesso, sbagliata della vita di un emigrato.
Uno dei più noiosi commenti è uscire con “Tu sì che fai la bella vita!” o “Tutto è più facile per te!”.
Certo, in un mondo ideale, platonico e giustissimo dovrebbe essere così. Ma non è il nostro mondo quindi…
Oppure quando li si cerca di zittire sostenendo che sono stati dei codardi a lasciare l’Italia perché i coraggiosi sono quelli che rimangono a combattere per migliorare il loro Paese. (E poi non si presentano votare per un referendum tanto vanno gli altri…). O ancora affermando che non hanno alcun diritto di commentare qualunque evento del Bel Paese perché l’hanno lasciato. Perché è risaputo che varcando i confini si perda automaticamente la cittadinanza italiana e la capacità di poter formulare pensieri intelligenti sulla politica e i fatti di un Paese dove si ha vissuto per anni..
Solitamente queste sono anche le persone che negano agli espatriati qualsiasi tipo di lamentela perché loro si sono scelti questa vita quindi non ci può azzardare e lamentarsene perché appunto al confine si lasciano anche tutti i problemi, giusto?
E soprattutto: nessun expat osi dire che gli manchi qualcuno o qualcosa sempre per lo stessa legge del “tu te ne sei andato, cacchi tuoi”. E questo pensiero distorto purtroppo arriva spesso dalle famiglie.
E ultimi, ma non meno irritanti, sono quegli italiani che non si prendono la briga di passare ore ore sul computer per cercare informazioni, ma pretendono che gli expat gli prendano la mano e gli consegnino lavoro casa e nazione chiavi in mano. E qualora non gli si rispondesse per mancanza di tempo o perché, più giustamente, ogni espatrio è a se stante e ognuno deve organizzarsi il proprio in base alle sue esigenze e competenze, l’aggettivo ‘egoista stro..o’ non tarda ad arrivare. Odiosi questi quanto quelli che scrivono perché gli si suggerisca un escamotage per eludere certe leggi straniere perché, se criminali, dobbiamo esserlo tutti no?
Più o meno penso di aver detto le più diffuse ma nei commenti mi aspetto di leggerne altre più singolari se qualche expat o ex-expat volesse aggiungerle.
Se invece non foste espatriati, ora non avete più scuse nel preferire il silenzio quando vi prude la lingua o le dita per fare queste affermazioni. 😉
Greta, Italia
Ha collaborato con Amiche di Fuso dal 2014 al 2018
Immagine presa da Unsplash
Dunque..potrei iniziare con un “Buon divertimento!” auguratomi da un’amica di mia madre, come se fossi in procinto di partire per Disney World, anziché per ricominciare una vita all’estero. Credo in realtà che, dietro a quell’augurio e quel sorriso di circostanza, si nasconda un giudizio del tipo “Tanto dopo esserti tolta lo sfizio, tornerai qui”. Continuerei con un “Mi sa che tuo figlio non sia poi così contento di partire”, buttato lì da un parente, come un secchio d’acqua gelida, con lo scopo preciso di farti del male, premere sul senso di colpa, colpirti lì dove sei più vulnerabile. Le parole pronunciate consapevolmente o meno, da chi ci vuole bene, da conoscenti o perfetti sconosciuti sul web ci fanno arrabbiare, deludono o fanno soffrire, perché non riusciamo a far comprendere quanto sia duro, sempre ed in qualsiasi situazione, decidere di lasciare il proprio Paese. Ma tanti giudizi sulla mia vita e frasi innocue mi hanno ferita anche quando vivevo stabilmente in Italia, e ho imparato a conviverci.
A me una frase che fa sempre parecchio male è: “Ma chi te lo fa fare!”, come se fossi una sorta di sadomasochista che ama farsi del male e star lontana dalla famiglia e dagli affetti. A volte le persone dovrebbero mettersi seriamente nei nostri panni prima di parlare.
Tornati per l’estate dal Congo, mio marito piuttosto taciturno e di certo non fresco come una rosa dopo ore e ore di volo e mesi non stop di lavoro super intenso:
– ‘eh ma che faccia che hai’ – gli dicono.
– sai com’è, non è proprio una passeggiata il Congo…
– bhè, non ve l’ha mica ordinato il medico di andare lì.
Un bel vaffanculo ci stava tutto. Peccato fosse un parente molto stretto.
Sapete che invece io, dopo due espatri, non ho mai e dico mai ricevuto frasi del genere e nemmeno simili? L’unica cosa che mi viene detta è quando mi lamento del lavoro di mio marito (militare) che spesso lo porta lontano per mesi: eh ma lo sapevi prima! E vabbè che c’entra?!?! Quindi siccome fa un lavoro di m…non me lo dovevo sposare?!?
Altro commento ricevuto da parenti stretti mentre mi appresto a ripartire per la prossima missione ‘fortuna che tua madre non c è più sennò povera lei’. Un bel vaff ci sta?
ci sta.
“Fortuna”?
Altro che vaff, ci sarebbe da smettere di rivolgergli la parola.
Ho seguito mio marito in Cina con i nostri 2 bambini, lasciando il mio lavoro in Italia.
Mia mamma mi dice al telefono, seria: ormai tu sei una casalinga benestante.
Era stata preceduta da mio fratello, che, mentre ero incinta, ha dovuto scrivere in risposta a una mia mail un po’ triste : sapevi come sarebbe stato e sei partita ugualmente.
Family……
E come la prende tua madre che gli hai portato via l’unica nipote….
Sono d’accordo con voi e anche a me negli anni ne hanno sparate di ogni. Nei miei espatri da adolescente, i parenti e conoscenti in italiani erano abbonati a “beh le scuole all’estero sono più facili”, poi i vari “non ve l’ha prescritto il medico…” . La più brutta in assoluto “che invidia”. Oppure “ma ripensaci, torna in Italia e ti compri er maghinone e mandi tuo figlio alla scuola privata, che come si vive in Italia non si vive da nessuna parte”. A seconda dell’umore, rispondo. Quando poi faccio i miei discorsi sullo shock culturale inverso, tanti scappano. Meno male che i miei genitori, espatriati prima di me, mi capiscono.
Da espatriata a Dubai la frase più frequente che mi sento dire è “è tutto finto, non c’è niente come l’Italia”..ma la cosa che più mi fa imbestiabile quando si parla di un possibile rientro ma del tristissimo scontro con stipendi bassi e costi folli a Milano mi si risponde “è ma tu sei viziata, vuoi fare la bella vita, fai sacrifici come tutti”. A 27-32 anni abbiamo lasciato tutto, volati dall’altra parte del mondo da soli, in una cultura totalmente diversa per cercare di costruire qualcosa di meglio e possibile che se uno aspiri a qualcosa di più questo debba essere visto come un capriccio e non un diritto?! Possibile che non si rendano conto che lasciare tutto e lanciarsi nel vuoto in un’avventura così sia anche questo un sacrificio anche se, fortunamente, il lavoro porta soddisfazioni?
La famiglia in queste circostanza da il meglio di se, bisogna ammetterlo.
Tutte le frasi che cita Greta, me le sono sentita dire varie volte.
A me infastidisce molto il modo in cui i miei spostamenti vengono presi come un torto personale, di solito nei confronti di mia madre. “E tua madre come l’ha presa?” – come se fosse lei al centro della questione, non io e la mia vita.
Un’altra cosa che mi faceva arrabbiare abbastanza era la frase delle amiche “Ma quando ci vieni a trovare? [a Milano, ndr]”. Questa cosa che spetta agli expat spostarsi per mantenere i contatti con gli amici, e “andare a trovare” le persone, tipo pellegrinaggio, quando si torna in Italia, mi infastidisce molto. E vivevo a Barcellona eh, non in Patagonia.
Giulia, hai centrato in pieno, anch’io ricevo sempre la stessa domanda su mia madre…come se la mia vita dovesse essere costruita intorno al fare compagnia a mia madre…
Stessa cosa per il pellegrinaggio quando ritorno..io faccio 15.000 km per tornare, gli altri fanno fatica a farne 15….
Per me la domanda peggiore è ‘Ma non torni a vivere qui?’. Dopo 10 visti, 10 anni, casa, lavoro, fidanzato…
Penso che siano frasi fastidiose e che tu abbia ragione a lamentartene. Però posso anche permettermi di dire che ci sono molte affermazioni degli expat che fanno inc…are chi è rimasto nel paese d’origine e che forse bisognerebbe pensare prima di parlare, anche in quel caso?
Purtroppo, infatti, alcuni expat hanno la fastidiosa abitudine di critica il paese d’origine ed elogiare quello d’adozione ad oltranza,….allora sì che ti viene da commentare: “Beato te, allora, che te la godi!”
Per il momento appartengo alla categoria ex expat.
Al ritorno in madre patria la domanda più frequente è stata: “allora, ti sei decisa a trovare lavoro?”. Come se, nei 7 anni all’estero abbia campato solo d’aria. Mi sono state dette anche frasi del tipo: “tutti questi anni all’estero sono stati una perdita di tempo, saresti dovuta starci di meno e trovare lavoro qui”. Ora, grazie a una delle due lingue che parlo fluentemente ho trovato lavoro nella mia città..dicevi perdita di tempo? Imparare bene una o più lingue straniere?! mah…
E non è finita qua! Ogni volta che rientravo per vacanza in Italia: “ah, ma vivi alle Canarie?! ah, la bella vita..sotto il solo tutto il giorno, al mare..”. Sì, sotto il sole sì, ma a lavorare semmai!
Amiche, mi correggo “amiche” che non mi consideravano più tale perchè è “normale” perdere il giro di amicizie quando si va a vivere lontano..ora, le amiche che considero tali, sono proprio le persone conosciute nei miei anni in giro per il mondo..
Mentalità chiuse ne abbiamo?!