Sono una expat wife al seguito, per gli altri, una explorer wife per me stessa, come ho raccontato nel primo post per Amiche di fuso.
Solo 10 lezioni? Ragazze, sarebbero 100 almeno, ma ognuna di noi deve sbucciarsi le ginocchia per imparare a camminare: vi racconterò un bel po’ del lavoro che ho dovuto fare su me stessa scegliendo questa vita. Partire per se stessi richiede fiducia in se stessi. Partire al seguito per amore richiede fiducia in se stessi e anche nell’altra persona, oltre che un lavoro interiore costante perché la relazione non va solo curata e mantenuta come tutte le relazioni, ma diventa, secondo me, il pilastro stabile in un contesto dove tutto invece cambia costantemente. Di trasloco in trasloco, alla fine, mentre famiglia, amici, colleghi, luoghi, abitudini si avvicinano o si allontanano, scompaiono o ritornano, l’unico elemento fisso è proprio the partner: qualunque cosa succeda, you have each other e anche nei giorni quando la luna è traversa e si litiga, non c’è un altrove dove andare, un’amica a portata di mano, una mamma che ti abbracci. Se vuoi uscire a farti un aperitivo per rilassarti, puoi farlo solo con lo stesso tizio che ami alla follia e che ti ha appena fatto girare le scatole  🙂
Per tutte le giovani innamorate pronte a partire, ecco le prime 5 delle lezioni più importanti che ho imparato in 10 anni di vita insieme e al seguito:
- 2007 – Dopo aver studiato per anni sperando di spostarmi all’estero, l’occasione  di partire l’ha ricevuta il mio allora fidanzato straniero (e oggi marito). L’ho raggiunto piena di fiducia nel mio curriculum per ricevere poi lo schiaffo in faccia della realtà che mai avrei creduto: da”prima della classe” (ancorché non retribuita) in Italia, a “nulla di speciale” nella competizione europea di Bruxelles. Una città piena di persone, come il mio stesso fidanzato, che di lingue anziché 3 ne parlano 5, che di master ne hanno 2 anziché 1, che di lauree ne hanno 2 anziché 1, che di internship ne hanno 10 anziché 5 e che magari hanno anche 2 anni meno di me. Ho inviato decine e decine di CV, mi sono lanciata in tantissimo networking, ma non ho mai sfondato il tetto del recruiting per lo stage gratuito. Tutto questo mentre il fidanzato diventava invece il golden boy della situazione, capo del suo stesso ufficio. È stato difficile elaborare e gestire la mia delusione e perdita di fiducia personale e contemporaneamente contenere l’impatto di questa nella nostra relazione, in cui mi sono ritrovata a essere “al seguito” per ripiego, senza averlo scelto. Lui non mi ha mai fatto pesare il fatto che non lavorassi, ha sempre parlato di “nostri soldi”, “nostro stipendio”, “nostro conto” e, anzi, ha affidato la gestione delle spese domestiche a me, senza mai controllare nulla. Ciononostante, a me pesava molto anche questa situazione di “mantenuta” mio malgrado. Finché mi è arrivata una proposta di lavoro in un campo interessante, con un capo che dimostrava da subito piena fiducia, tanto da propormi un tempo indeterminato. In Italia, a Milano. Ormai sapevo che noi due eravamo solidi, mi aveva chiesto di sposarlo e io avevo accettato. Ma anche per il bene del nostro equilibrio, avevo bisogno di un successo personale, avevo bisogno di quell’occasione, e così sono ripartita, tornando a casa dei miei e pendolando ogni giorno da Pavia a Milano. Il venerdì uscivo dal lavoro e mi precipitavo a Orio a prendere un Ryanair per Charleroi; nel frattempo il fidanzato aveva girato mezzo mondo per lavoro e tornava anche lui a Bruxelles in tempo per venirmi a recuperare agli arrivi alle 22.30 e stare insieme fino a domenica alle 16. Poi rivolavo a Orio, arrivavo a Milano dove un’amica mi apriva la porta di casa a mezzanotte e lunedì mattino ero di nuovo in ufficio. Lezione n.1: espatriare senza un’offerta di lavoro in mano non è una faccenda da prendere sottogamba, è importante essere sicure (o diventarlo presto) che lui valga la pena nel caso ci si ritrovi “al seguito”.
- 2008 – Il fidanzato ha fatto notare che ormai l’anello al dito era prossimo alla scadenza 😀 e così il 10 marzo abbiamo deciso che ci saremmo sposati il 21 giugno. Poi lui è tornato su a Bruxelles, io ho continuato a correre tra Pavia e Milano mentre di notte organizzavo il matrimonio e attendevo i risultati dell’esame scritto da Avvocato. Al lavoro ho annunciato la volontà di licenziarmi per seguire mio marito, al marito ho annunciato che a Bruxelles non ci tornavo nemmeno dipinta. Lui ha trovato un’offerta a Ginevra, ed io ero contenta perché, da figlia unica, mi dispiaceva tantissimo infliggere la distanza ai miei genitori e Ginevra era sicuramente la città estera più vicina. Il 13 giugno ho saputo d’aver passato lo scritto, il 21 mi sono sposata, il 23 siamo entrati nel nostro nuovo appartamento vuoto in un paesino francese pochi passi dopo la frontiera svizzera, dopodiché ho passato tutta l’estate a studiare per passare l’esame di Stato. Ci tenevo perché, anche se non avessi mai più fatto una causa in vita mia, è sempre un piano B in caso di bisogno e volevo completare il cerchio di tanti studi e sacrifici.  Il 17 settembre sono diventata Avvocato, il 19 siamo partiti in viaggio di nozze per una settimana in Sicilia. Dopodiché ho ufficialmente cominciato la mia vita da moglie espatriata al seguito, aprendo scatoloni e iniziando la mia tesi di dottorato. Questa volta avevo vagliato per mesi il mercato del lavoro e sapevo che a  Ginevra non avrei trovato in campo legale privato perché non sapevo anche il tedesco (francese e inglese non bastavano), mentre le posizioni nelle organizzazioni internazionali avrebbero richiesto di frequentare concorsi e aperture specifiche. Ma almeno avevo da far ricerca e scrivere. Lezione n.2: scegliendo consapevolmente di vivere all’estero “al seguito” è essenziale riconoscere le proprie possibilità e organizzarsi per non ritrovarsi senza un progetto, in mezzo agli scatoloni, quando lui esce al mattino per andare al lavoro.
- 2009 – Un anno dedicato a consolidare la nostra coppia, dopo 3 anni da fidanzati quasi sempre distanti, discutendo del futuro, di come lo immaginavamo, di come lo vorremmo forgiare. Un anno a studiare e fare ricerca per il dottorato, compiere piccoli passi accademici in Italia per capire che aria tira (non buona, che sorpresa!), inserirmi nelle selezioni per Bruxelles, prendere la decisione di diventare genitori. A livello personale ed interiore, ho finalmente scisso il mio valore di persona da quello che faccio a livello professionale, da ciò che percepisco a livello di salario. Io non sono, non sono mai stata, né mai sarò il mio lavoro, il mio titolo, il mio stipendio. Purtroppo anni di condizionamento esterno per cui gli studi non sono prima di tutto un mezzo di sviluppo personale ma un mezzo di ricerca di lavoro (e se non lo trovi hai perso tempo), così come ciò che si fa di mestiere è la prima cosa che tutti ti chiedono, dopo il tuo nome, sono duri da estirpare. Lezione n.3: essere “al seguito” da fuori significa essere squadra da dentro. Non lasciare che nessuno sminuisca il tuo ruolo, né gli esterni, né la famiglia, ma soprattutto non sminuirti da sola. (Se ti sei scelta bene il tuo compagno, lui sarà il primo a riconoscere che non potrebbe fare ciò che fa, senza di te.)
- 2010 – Sono diventata mamma di una bambina che dormiva pochissimo, mio marito volava di qua e di là ed era a casa in media 10 giorni al mese; non avevo un’amica fisicamente a meno di 200 km, e la salvezza era prendere quattro ore di treno e tornare dai miei ogni tot per ricaricarmi. Ho dovuto scoprire e imparare da zero migliaia di nuove nozioni e di colpo tutti i miei problemi di lavoro, di autostima, di carriera si sono dissolti di fronte alla fatidica domanda: ” se non ha fame, se non è sporca, se non ha le coliche… perché piange??”. Grazie alla tecnologia ho recuperato durante il percorso gravidico altre future mamme sparse nel mondo e ci siamo fatte coraggio a vicenda, praticamente dal primo test ad oggi. Siamo diventate un team così valido che abbiamo persino prodotto i secondi figli in contemporanea 🙂 Ma il momento più importante per quello che riguarda questo post accadde due settimane prima del cesareo programmato: mi arrivò la proposta di lavoro a Bruxelles per il ruolo che avevo sempre sognato nella Commissione che avevo sempre sognato. E l’offerente era così entusiasta del mio curriculum che era disposto ad aspettare i primi sei mesi della bambina. Non ho sentito nessuna esitazione, nessun dolore, nessun rimorso nel declinare, perché non era più l’offerta giusta al momento giusto né per me né per la nostra neofamiglia. In quel momento ho capito la Lezione n.4: quando sei sicura delle tue scelte, non hai paura di dire di no, e dire di no non significa necessariamente arrendersi ma sapere come investire le prorprie risorse!
- 2011 – In questo primo anno da mamma ho fatto centinaia di chilometri in treno e preso tantissimi aerei, per mantenere il legame con la famiglia, gli amici e anche per raggiungere il marito volante in modo da passare più tempo possibile insieme con la piccola. Oltre a diventare una mamma volante esperta ed imparare a cambiare un pannolino ovunque, compreso al buio in galleria sul pavimento di un treno regionale svizzero, ho imparato ad apprezzare pienamente la fortuna di poter scegliere di dedicarmi a mia figlia, alla nostra famiglia, ai nostri affetti, senza dover tornare a lavorare come molte mamme. La fatica e la solitudine sono state grandi in certi giorni, ma la consapevolezza di non avere una data di rientro sul calendario, a differenza di tante neomamme, mi ha ricordato ogni giorno che dovevo solo stringere i denti per la stanchezza, ma avevo il lusso di essere io a decidere quanto tempo passare con la mia piccola viaggiatrice, coi nonni, con il marito. Anche oggi, che i pargoli sono 3 e certe settimane sembra di vivere solo per gestire una fabbrica di panni sporchi e una fabbrica di virus costantemente operative, non dimentico mai  la lezione n.5: aver scelto di affidarmi economicamente a mio marito, che aveva maggiori chances di carriera rispetto a me, mi ha consegnato la libertà , non il dovere, di essere moglie e madre. Potrei avere più babysitters, trovare una au pair, potrei mandarli alla nursery prima di quando abbia scelto di farlo, e avere più tempo per me, ma sono io che scelgo quali siano le priorità del nostro progetto educativo. Questo non equivale a dire che diventare madre abbia dato significato alla mia scelta di espatrio per amore, ma che la mia scelta di espatrio mi permetta, tra le altre cose, di essere madre nella maggior libertà possibile.
Spero di avervi dato qualche spunto e di essere stata di consolazione a chi sta affrontando queste domande nel suo percorso al seguito… per le prossime cinque lezioni, ci ritroviamo al prossimo post!
Valentina Inghilterra
Ha collaborato con Amiche di Fuso da luglio 2014 a giugno 2018
mi verrebbe da dire ‘..azz! Che grinta…ma è questa quella che ci vuole e che anche io ho avuto lasciando un lavoro a tempo indeterminato, nella città dove avrei voluto trascorrere la mia vita; ma ho dato fiducia a quell’uomo che oggi è mio marito e che 4 traslochi dopo, come il tuo mi ricorda che lui non sarebbe quello che è senza di me….e che, nonostante stanchezza, nervosismo e tutto mi ha dato la possibilità di stare con nostro figlio senza farmi pesare niente. Io però mi fermo a uno 😉
Aspettiamo le altre 5 lezioni!
quando vuoi provare il brivido, te ne presto due a scelta di 6, 4 e 1 😀
Grazie, mi basta vedere il trio della mia amica quando vado a casa sua 🙂 comunque sarebbe interessante una volta fare il prestito 😉
Sante parole, mi ritrovo molto in quello che dici. Ho seguito mio marito (all’epoca fidanzato) ormai da quasi 3 anni e non mi pento di nulla. Eravamo colleghi di ufficio e per lui ho lasciato lavoro e ambizioni di carriera. Nel primo espatrio ho lavorato subito e sempre riuscendo a guadagnare qualcosa e a riempirmi le giornate, ma appena approdati qui nella nostra seconda meta sono rimasta incinta di una meravigliosa bimba. Ora che sono quasi al 9 mese mi rendo conto di essere stata fortunata ad essermi potuta godere una gravidanza finora perfetta a casa, e lo sarò anche quando nascerà la piccola. È un privilegio per me potermi dedicare a mio marito e in futuro a mia figlia, nonostante i titoli di studio altisonanti per me le cose importanti della vita sono queste. E non ho mai dubitato del rapporto con mio marito per un secondo, lui è il mio porto sicuro e io sono il suo.
ciao Chiara, grazie per aver raccontato di te. Congratulazioni per l’imminente nascita!
Non sapevo foste a Londra ora!…
Non scrivi più sul tuo blog? Bene sono contenta per te!
e’ il mio buon proposito del 2017 tornare ad avere tempo di scrivere, quest’anno con la gestione delle 3 creature non ho piu’ avuto tempo per nulla
Complimenti! Al momento io mi ritrovo perfettamente nei punti 2, 4 e 5. Terrò a mente i tuoi consigli 😉
Post fantastico! Sei riuscita a tradurre in frasi ben scritte e sincere, tanti pensieri che condivido.
Credo che alla base della riuscita di un espatrio ci sia la conoscenza di se stessi. Tu dimostri di esserti guardata a fondo e aver preso coscienza che il tuo valore non erano i titoli o la professione. Ci trovo molta forza, oltre a molto coraggio!
Ciao! Mi sono imbattuta oggi in questo tuo post. E mi ci sono ritrovata moltissimo! Ti ringrazio per le tue parole, che mi fanno sentire meno sola, in questa vita errante insieme alla mia famiglia. Io ora sto vivendo il punto due, anche se in modo un po’ diverso. Mi studierò bene anche le altre lezioni per essere più preparata!