Le nuove generazioni hanno questa fortuna: avere la mente completamente aperta a nuove esperienze all’estero, non vedere confini e poter partire da giovanissimi. Alcuni non lo considerano nemmeno ma ormai sono in netta minoranza rispetto a quelli che non vedono l’ora di fare e disfare oltre confine e Sissi ne è la prova, ecco la sua storia.
Mi chiamo Sissi, ho 28 anni e sono una “expat per caso”, molto molto felice di esserlo!
Sono nata a Bolzano, ma sono una bolzanina sui generis: parlo poco tedesco, non bevo birra e non so sciare.
La mia prima esperienza da expat è stata a 17 anni, quando ho vinto una borsa di studio per trascorrere il quarto anno di liceo all’estero. Ho vissuto nel sud dell’Inghilterra, a Christchurch. Verso la fine dell’anno scolastico andavo a scuola con l’asciugamano sotto braccio perché dopo lezione filavo dritta in spiaggia: sapete, a Bolzano non si può fare e mi sembrava fichissimo!
Ho studiato poi filologia moderna all’università di Padova e sono stati anni meravigliosi!
Anche questa la considero un po’ un’esperienza da expat, perché mi hanno fatto notare che, per riferirmi a Padova o al Veneto dicevo “in Italia”, come se Bolzano non lo fosse…
Avrei voluto tantissimo partire per (almeno!) un Erasmus, ma non ho potuto.
Un anno fa, subito dopo la laurea, mi si è presentata l’occasione di vivere i tre mesi estivi in Terra Santa. Una volta qui ho colto l’occasione di uno stage in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano e come dire di no?
Così sono tornata, da gennaio vivo a Gerusalemme e ci resto fino a fine novembre.
Lavoro per la Custodia di Terra Santa, ovvero la provincia francescana di questo pezzo di terra, che esiste per esplicito volere del papa da circa 700 anni: lo scopo è di prendersi cura dei luoghi santi e dei cristiani del Medio Oriente.
Nel mio piccolo, catalogo il fondo manoscritto medievale e rinascimentale della loro Biblioteca.
Vivere in questo paese è impossibile da raccontare, va vissuto!
Lo so è retorico.
Quello che sarà di me dopo questa esperienza?
Non lo so.
Sto provando a rientrare in Italia (humus e falafel buoni, ma vuoi mettere la nostra cucina??) ma è molto dura.
Ho questa foto a cui sono affezionata e che vi spedisco: è la foto dei miei più stretti amici padovani (di nascita o d’adozione) quando ci siamo trovati a skyppare da quattro Paesi diversi, con tre fusi orari.
Io avevo problemi con la connessione perciò si vede la mia foto profilo mentre offro una tazza di caffè… loro, loro ci sono nonostante i chilometri di distanza.