In realtà la mia è una riflessione, una domanda che faccio a voi.
A me stessa.
Priva di ogni confronto.
Perché io la mamma in Italia l’ho fatta solo per 11 mesi. Tra l’altro con tutta la famiglia lontano e con condizioni di salute alquanto precarie.
Io la mamma l’ho imparata a fare a Kuwait.
Qui siamo diventati una famiglia e qui sono diventata mamma h24.
Un grande lusso, ma anche una grande responsabilità.
Perché se già le aspettative che si hanno sui genitori sono tante, figurati se il genitore in questione non lavora. Viene dato per scontato che tutta la sua vita dovrà essere votata a fare il genitore.
E dovrà farlo al meglio delle sue possibilità.
Ovviamente i pranzi saranno tutti homemade e super healthy.
Così come l’intrattenimento.
Sarà solo quello intelligente e creativo.
Si useranno solo giochi di legno, no tv, no tecnologia.
Tutto art attack.
E soprattutto si avrà tanta pazienza perché appunto non lavori.
Sì la mamma expat h24 non urla mai.
Credo che questa sia la parte più complicata da accettare quando cresci un figlio all’estero.
Le aspettative altrui. E diciamolo anche le tue.
Perché una delle giustificazioni che ti dai nell’accettare questo cambio di vita è appunto “farò la mamma benissimissimo”. E se non ci riesci, e stai certa che non ce la farai, è dura.
Io ho capito presto che tutte le teorie che leggevo nei libri di puericultura mi mettevano ansia di prestazione.
Al punto da non capire cosa era giusto fare.
Che di errori ne commettevo tanti nonostante mi documentassi molto. Anzi forse ne commettevo di più.
Ho così abbandonato i libri e ho provato a seguire il mio istinto e quello di mia figlia.
Con il tempo ho capito che mi piace avere tempo per seguirla, per esserci, anche se questo non significa che io mi metta a giocare con lei.
Ecco questa è una cosa che non so fare.
Soprattutto l’art attack mi rende isterica.
Ho capito che per me è davvero faticoso seguirla in un’altra lingua.
Un lingua per la quale non ho mai avuto predisposizione e pazienza.
E’ difficile seguirla attraverso un sistema scolastico così diverso. Senza contare quanto è stato difficile scegliere quel sistema scolastico e la scuola. Quanti dubbi e incertezze.
Ho capito che a volte ho il mal di testa, perché la relazione con i bambini di altre nazionalità richiede da parte mia più lavoro. Che se in Italia i bimbi mi seguono tipo pifferaio magico, qui loro non si sforzano di capirmi con la mia pronuncia imperfetta.
Loro non mangiano il nostro cibo.
Loro non giocano ai nostri giochi, non tutti.
I loro animali fanno versi diversi.
Per non parlare degli orari.
E’ normale avere play date alle 13.30 se sono inglesi o alle 17 se sono arabi.
Così come le cene sono alle 17.30 se sono inglesi o americani e i pranzi sono alle 15 se sono arabi.
E’ normale avere sleep over anche se hanno appena 4 anni e tu ti ritrovi questa bimba con gli occhi a palla che fa fatica ad addormentarsi ma che non ti dirà mai “ho paura”.
E anche tu fai fatica a coccolarla.
Per non parlare di quella volta che mandi la tua per la notte dall’amica e non dormi per l’ansia.
Essere una mamma all’estero richiede quel lavoro di integrazione che reputiamo così figo per i nostri figli ma che alla fine per noi significa rinunciare a tutte le abitudini acquisite negli anni.
Quelle poche certezze verranno messe a dura prova.
Frequenti anche chi forse non avresti mai frequentato.
I primi anni di mamma in Kuwait sono stati davvero difficili.
E non perché mia madre era lontana.
Anzi, forse quello di poter scegliere come crescere i figli senza ingerenze consigli della famiglia di origine, può essere una grande libertà.
Certo ci sono i limiti legati a questa lontananza, come che le vacanze saranno tutte in Italia dai nonni (perché non vuoi far vedere la creatura?), ma per la maggior parte del tempo tuo figlio crescerà secondo le tue regole.
I miei primi anni di mamma in Kuwait sono stati duri anche perchè ci svegliavamo, e lo facciamo tutt’ora, alle 5,30. Un orario in cui, in Italia, si sveglia solo il panettiere o quasi.
Lo so vi sembrerà una stupidata e in fin dei conti lo è. Ma ciò non toglie che per il mio bioritmo è stata una mazzata e per due anni sono stata sempre incazzata arrabbiata per buona parte della giornata.
Senza contare tutto il lavoro psicologico nell’accettare che no, non lo sai dove sarai presto e no, non lo sai come la prenderà tuo figlio. E no, non sai nemmeno come potrai aiutarlo.
Io sono ormai un’attrice navigata.
Ho sempre il sorriso stampato, anche quando mi dice “mamma voglio vivere in Italia”.
Continuo a sorridere e la tranquillizzo.
Salvo a volte stare nel letto con gli occhi spalancati.
La verità che non so se essere mamma all’estero è più difficile.
So solo che le mie certezze sono poche.
Pochissime.
Una di queste è che resta una bella opportunità per tutti.
Ma che a volte per me, essere mamma h24 in terra straniera, è una gran faticata.
Mimma, Kuwait
Quando eravamo in Italia, lavoravo ( non in un forno ; D ) e facevo anche la mamma; mi alzavo alle 5, correvo tutti i giorni, urlavo per lo stress e mi facevo pena come genitore, anche se mio figlio non si lamentava. Qui in Germania dove ci siamo trasferiti per avere una migliore qualità di vita, continuo ad alzarmi alle 5 per l’organizzazione familiare e sai quanta fatica costa; per il momento non lavoro e mi dedico h24 al preadolescente, ma continuo a sbagliare. Non credo ci sia una regola da seguire, né la possibilità che una madre in Patria o all’estero, riesca a svolgere il suo ruolo in modo impeccabile. In quanto dotate di senso critico e sana umanità, non ci sentiremo mai di aver fatto in modo eccellente tutto ciò che c’è da fare e alla fine credo che sia giusto così. Conosco i miei limiti di madre, ma cerco di fare del mio meglio e di superarmi, come sono sicura fai anche tu, cosciente del fatto che non sarò mai brava come le mamme perfette dei libri.
Noi ci siamo trasferiti che la piccola non aveva nemmeno due anni..ora ne ha 10 e le cose che dici sono le stesse se non amplificate dall’avventurarci sempre più in quella grande avventura chiamata pre-adolescenza. Non so se sia più o meno difficile, la mamma in Italia l’ho fatta per troppo poco mi sa, ma sicuramente la stessa fatica che senti tu la sento anche io, adeguare le nostre aspettative di madri a quelle di un altra cultura e società amplifica alcune sfaccettature del duro lavoro di essere genitori (dico genitori perché mio marito mi diceva pochissimi giorni fa della fatica e delle paranoie che si fa riguardo le scelte che facciamo con nostra figlia, quindi non credo sia solo una nostra sensazione). Inoltre il sentirsi dire “l’hai scelto tu di andare a vivere all’estero” non aiuta certo a sentirsi meglio, anzi fa sentire la distanza con la tua stessa gente aumentare e farsi abissale, come se fosse una colpa, un errore e che appunto , come dici tu, noi non possiamo lamentarci, dobbiamo sempre essere le mamme e donne super sicure e super forti quando magari avremmo giusto bisogno di una pacca sulla spalla e sentirci dire dai che passa.
Io sono nata mamma in Italia, per ben due volte, poi quando la prima aveva due anni e il secondo 10 mesi ci siamo trasferiti in Francia e lì ne ho fatto poi un terzo.
Io penso che se avessi fatto la mamma in Italia vicino ai nonni, sarebbe stata una pacchia, avrei potuto fare la spesa in tranquillità, le visite mediche senza nani al seguito o aspettare di fare le visite mediche quando mio marito è a casa, non avrei dovuto far routare tutta la mia vita intorno alle partenze del marito e agli impegni dei bimbi, senza nessuno a cui chiedere una mano.
Penso anche che io in realtà non avrei mai vissuto vicino ai miei genitori, tutt’al più vicino ai suoceri, che poi vicino significa almeno 3 ore. Questo quindi non avrebbe cambiato di fatto la fatica quotidiana, ma avrebbe aggiunto qualche weekend in famiglia e la mia cultura come base.
Ed ecco il punto. La mia amatissima Italia, la mia cultura che amo ha anche una quantità di difetti enorme! In Italia per quegli unici due anni da mamma mi sono ammazzata di lavoro tra figli e casa, senza avere un attimo di sosta, senza quasi avere il tempo di parlare con mio marito, perché ci si aspetta determinate cose. Quando sono arrivata in Francia e ho messo i bambini al nido per poter seguire il corso di francese la prima frase è stata più o meno questa: è giusto e sano che tu ti prenda qualche ora per te, al di là del fatto che tu debba fare o meno il corso di francese.
E quindi ho pensato che forse non ero una mamma così tremenda se prendevo una babysitter ogni tanto per uscire con mio marito, oltre a farli stare una mattina in più all’asilo per poter fare la spesa in santa pace.
Poi in Italia mi sono sempre sentita una mamma degenere, perché poco ansiosa e poco attenta a certi dettagli: tipo al parco non seguo i miei figli ogni passo per evitare che si facciano male. Sono più una di quelle “se ti fai male non venire a piangere”. In Francia non mi sono mai sentita degenere, anzi mi sono sentita una mamma italiana ansiosa nei confronti delle altre mamme. e quando faccio qualcosa di diverso, non vengo criticata, sono semplicemente la straniera con abitudini diverse.
Insomma fare la mamma è stancante dappertutto, ma farlo lontano dalla patria secondo me ti da una libertà di scelta impagabile. Sta di fatto che invidio ABBESTIA le docce o le spese in libertà che si faceva mia sorella, che abitava vicino a mia madre e le lasciava sempre la prima bimba!!! Ora è expat pure lei e con il secondo bimbo tutto è diverso…forse lei che ha fatto la mamma in Italia per 8 anni e poi ora è mamma expat da due può risponderti meglio.
Guarda, non avevendo mai fatto la mamma all’estero non so dirti. Credo, però, che dipenda un po’ dal nostro carattere e dal nostro modo di essere. Magari siamo italiane in Italia ma il nostro approccio di madri è diverso da quello comunque e quindi subiamo aspettative e critiche come un’expat, oppure siamo expat e ci troviamo con il modello in cui andiamo, ECC. In patria o no, fare la mamma è sempre difficile ed impegnativo. Tuttavia, se da un lato le mamme che lavorano furi casa devono fare i conti con le aspettative dei colleghi e datori di lavoro da un lato e della famiglia dall’altra, penso che perle madri h24 la pressione della famiglia sia doppia e compensi quella che mancasul lavoro! Certo, poi, nel tuo caso hai il problema della lingua ed il fatto che ti trovi in un’ambiente moticulturale: non devi solo adattarti ad una realtà diversa ma a tante realtà diverse! In questo, immagino le difficoltà. Però, come scrivi, l’altra faccia della medaglia è la libertà. E mi sa che tutte le mamme urlano, h24 o no, sei solo umana!
Scusa gli errori! Un abbraccio e fregatene degli altri: sei di sicuro un’ottima madre.
Ciao! Io credo che l’armonia e la forza che si crea all’interno del nucleo familiare nel vivere all’estero sia impagabile… e di questo ne beneficiano anche i figli. Gli errori si faranno sempre (in Italia o all’estero)…basta riconoscerli e andare avanti insieme.
Io sono una mamma marchigiana che vive in Lombardia,e credo che sia difficile fare la mamma a km di distanza dal tuo paese di nascita, lo so ti sembrero’ scema visto la tua esperienza di expat, ma avere bimbi piccoli e nessun punto di riferimento pratico ed affettivo per i primi 3 anni, anche se nn hai problemi di lingua,usanze etc.., è stato un macigno, ora sono più grandi, li vedo felici, abbastanza inseriti, io ho smesso di lavorare per esserci e mi guardo indietro e dico, però dai…alla fine si fa…siamo stati tutti bravi, ma cmq è difficile nn avere un supporto, quello fa la differenza.
Carissima. Mio marito è marchigiano. A me più che l’assenza di aiuti è pesato le differenze di culturali.
Che ripeto trovo fighissimo ma che significa che io devo rivedere certi miei credi.
Che va benissimo ma a volte e così faticoso.
Io vivo lontana dai miei da sempre, essendo stata studentezza fuori sede, però si penso che averli vicino sarebbe stato un gran supporto anche se penso che “seguire le proprio regole” per quanto duro…è una grande libertà.
Posso immaginare, quanto pesino le differenze culturali…poi si hai ragione, nn avere i nonni vicini ti fa essere libero di impostare l’educazione ed i ritmi di vita che vuoi, ed è quello che ti rende adulto…solo che un po’ le ho invidiate ste mamme con i nonni a mo di valletti. Ciao Mimma w le Marche
Le tue sono verissime parole! Io ho fatto la mamma in Italia per quasi 5 anni, nella città di mio marito e vicino alla mia. Per mia scelta ho fatto quasi tutto da sola, una mazzata ma mi andava bene così. Però se avevo davvero bisogno gli aiuti c’erano, eccome! Quando sono venuta in Australia mi sono subito resa conta che se dovessi aver davvero bisogno, non posso contare su nonni e zie che mollano tutto e arrivano. O se lo fanno arrivano come minimo due giorni dopo!!!
Cosi mi sono costruita con tenacia la famosa cerchia di amici che fanno le veci della famiglia, ma non è la stessa cosa 😉
La mamma perfetta non esiste ne’ in patria né all’estero. Anche io col tempo ho imparato a fare con le mie figlie le attività che mi piacciono e loro hanno imparato a giocare insieme o in autonomia. La stanchezza all’estero credo si senta di più perché il cervello non è mai in pausa. Anche per ordinare un caffè in inglese o per guidare dall’altro lato della strada devi fare un piccolo sforzo in più e a volte la stanchezza sfocia in sfuriate da pessima madre, ma fa parte del gioco! Anche noi ormai ceniamo alle 18, ma su certe cose non transigo anche se ho playdate con australiani e così tutti in doccia a lavarsi i piedi luridi prima di sedersi sul divano, si mangia solo a tavola seduti composti, a merenda prima si mangia la frutta e poi altri cibi possibilmente fatti in casa e così via! Per fortuna accettano ancora i miei inviti, perciò forse tanto male non sono…o mia figlia è così simpatica da compensare la madre rompiscatole 😉
Grandissima. Hai ragione è quella la sensazione. Il cervello non è mai in pausa. Mai.
Le tue regole sono sane e sono perfette. ci credo che continuano a venire. Un abbraccio e grazie.
In 9 anni le ho provate tutte: mamma fuorisede lavorante con figlia parcheggiata al nido 8 ore, mamma di 2 bimbe sempre fuori sede e lavorante ma part time, fuori sede e col marito all’estero, expat con 2 figlie da iniziare ad una nuova lingua e vita, e ora in transito nella mia città natale.
E le ho sempre sbagliate tutte.
O meglio, ai miei occhi ci sarà sempre qualche cosa che avrei potuto fare meglio.
Oppure c’è il senso di colpa sempre lì presente, concreto o inventato che sia, ad attorcigliarmi lo stomaco e tenermi sveglia la notte.
Però poi mi fermo, smetto di fare il giudice cattivo di me stessa, e mi guardo con gli occhi delle mie figlie e provo ad avere in me stessa la stessa fiducia che loro ripongono in me.
Probabilmente se non ci fosse stata questa crisi pazzesca non saremmo mai espatriati, stavamo bene, e molta gente al posto nostro avrebbe reagito diversamente (c’è chi torna addirittura a vivere in famiglia), noi abbiamo scelto di trasformare un problema in un’opportunità, ed è questo che mi motiva ogni volta che sento di sbagliare tutto.
Io sono all’estero da due anni e mezzo, mia figlia ja ora 16 anni e ci siamo trasferiti quando lei era in un’età difficile. Lei ha appoggiato la scelta ma poi, arrivata in Canada, ha attraversato un lungo periodo ben difficile durante il quale io ero fondamentale…
Anche in Italia ero sola: famiglia a 500 km e mio marito assente per lavoro 15 ore su 24.
Credo fermamente che quando decidi di essere mamma sul serio, cioè di quelle mamme che ascoltano, parlano, mettono paletti essenziali eccetera… ecco: è sempre difficile. E il rapporto madre-figlia cambia continuamente: evolve, regredisce, ama, odia…è tutto un imparare. Aggiungi che se sei all’estero la cultura esterna alla famiglia con la quale devi confrontarti è diversa, quindi un qualcosa in più da controllare…ma non è poi il punto saliente di quel bellissimo/impossibile lavoro che è “rssere mamma”!