Ogni posto in cui abbiamo vissuto ci ha lasciato molto, ci ha insegnato qualcosa, ha avuto una sua utilità nel nostro percorso: per me la Francia è la casa alla quale vorrei tornare, la famiglia, il nido. Hong Kong è stato un frullatore, il posto dove conosciamo tante persone e abbiamo amici carissimi, la città che non si ferma mai. E Tokyo?
A Tokyo abbiamo vissuto due anni, e, a differenza delle prime due destinazioni, non ho versato una lacrima quando l’ho lasciata. Le amiche che avevo trovato erano già partite prima di me, e fra me (e mio marito) e la capitale giapponese non è mai scoppiata la scintilla dell’amore.
Ma perché poi? Eppure la qualità della vita e dei servizi è davvero alta, la città è piena di angoli da scoprire, adoravo letteralmente il mio lavoro (e questo è stato davvero il più grande dispiacere una volta avuta la conferma che saremmo partiti) è una mescolanza affascinante di stili, la cultura giapponese è un unicum incredibile, viaggiare in Giappone e’ meraviglioso…
Vivere a Tokyo mi ha insegnato la pazienza, a non innervosirmi davanti a cose che mi sembravano irrazionali (l’ufficio Risorse Umane di mio marito che mi chiama per dirmi che l’impiegato della compagnia traslochi è sotto casa, chiedendo se posso aprirgli la porta. Alla mia domanda “Perché non suona?”, nessuna risposta e un “Mmmm” imbarazzato dall’altro capo del filo. Sono scesa senza indagare oltre).
Vivere a Tokyo mi ha insegnato il rispetto per lo spazio, le cose degli altri. Non che prima fossi una teppista che gettava i materassi vecchi dall’auto in corsa, ma ho imparato a fare attenzione al mio tono di voce quando parlavo con le persone, o quando chiacchieravo con un’amica sul treno. Ai gesti, ai modi.
Ho cominciato ad osservare il lento susseguirsi delle stagioni, che a Hong Kong aveva perso il suo ritmo, a capire quanto fosse bello il verde, semplicemente passeggiare in un parco, o fare un bagno caldo all’onsen dopo una giornata al freddo, a camminare in montagna.
Ho ammirato l’organizzazione, l’educazione, il rispetto reciproco che hanno verso chi usufruisce di un servizio.
Ma l’amore non è arrivato: un po’ come il “Pina, io ti stimo tantissimo” di fantozziana memoria, non ho mai provato sentimenti appassionati nei confronti di questa città gigantesca eppure incredibilmente tranquilla, ordinata.
Tokyo mi ha lasciato una vaga sensazione di solitudine, di malinconia. Sicuramente la più raffinata, la più intellettuale delle grandi capitali asiatiche. Aveva tutte le carte per piacermi. Forse è colpa mia, che non sono riuscita a capirla, ma tant’è, sono qui per raccontarla.
La barriera linguistica è stata fortissima, ma del resto mi sono detta: in quale supermercato o ufficio postale italiano uno straniero troverebbe un impiegato con inglese fluent? e mi sono iscritta ad un corso intensivo per avere almeno una conoscenza minima della lingua. Ma è difficile, soprattutto i primi mesi, sentirsi bloccati, impossibilitati a fare qualsiasi cosa, pratica, procedura perché dall’altra parte del filo, o dello sportello, non c’è nessuno che possa comunicare con te.
La barriera culturale: per quanto i Giapponesi siano gentili, educati, sempre disponibili ad aiutare, è davvero difficile entrare in confidenza con loro, specie se non hanno viaggiato molto o non sono mai usciti dal paese. Tanto è vero che gli stessi Giapponesi che vivono all’estero da molti anni, ammettono senza problemi di non poter immaginare un rientro a casa senza traumi.
La comunità expat italiana (ma anche di altre nazionalità) purtroppo non e’ stata di conforto. La città è enorme, e spesso anche quando si conosce qualcuno, questo qualcuno abita ad un’ora di treno da te. Alcuni espatriati sono poi sposati con donne o uomini giapponesi, e benché non totalmente integrati, sono comunque meno interessati di noi residenti a breve termine a cercare nuove amicizie, come accade di frequente anche in altri paesi. Hanno la loro routine, la loro famiglia, i loro amici e non prendono ormai più l’esperienza in Giappone come l’ennesima avventura lungo il cammino. Inoltre, non avere ancora bimbi non ha aiutato.
Tokyo è stato un bel posto in cui vivere per qualche anno, ma non mi è rimasta nel cuore. Adesso è tempo però di prepararsi per nuove avventure…
E voi? quale città è rimasta nel vostro cuore? quale invece ha un po’ tradito le vostre aspettative?
Grazie per questo bello spaccato di un posto del mondo così lontano e diverso.
Io ho vissuto da expat in Francia e Spagna e devo dire che la Spagna è stata uno shock, sembrava la mia patria, mi sentivo proprio bene. La Francia è ottima come qualità di vita, ma la sento molto meno mia.
Ho vissuto in tanti altri posti per brevi o brevissimi periodi, in Italia e all’estero, ma quelle sensazioni così viscerali che ho provato in Spagna non le ho trovate da nessuna parte!
Dai che magari riusciremo a tornare 🙂
Ciao Veronica!
Innanzi tutto auguri per il tuo soggiorno a Taiwan.
Io non sono mai stata in Asia. Ho una amica però che ogni tanto mi parla di Giappone, perché lei ne è innamorata, viene abbastanza spesso, ed è la mia ex insegnante di ikebana.
Ha tutta una cultura sul Giappone e la sua storia, ed ascoltarla e’ sempre molto interessante. E io viaggio sempre volentieri in questo modo; ascoltando gli altri e leggendo tutto quello che voi scrivete. Grazie. Ciao
Ikebana è un’arte stupenda! Ecco una delle belle cose che si possono imparare in Giappone. Comunque mi rendo conto che è uno dei paesi che riscuote più successo e “fans”!