La mia relazione con mio marito è cominciata da una battuta scribacchiata al margine del foglio durante una lezione evidentemente noiosa. ‘Gli italiani non hanno il senso dell’umorismo’, mi scrisse lui. Così, 9 anni fa, con una battuta al limite del razzismo sull’essere italiani, cominciò la storia d’amore con colui che sarebbe diventato mio marito.
Che ruolo hanno avuto le rispettive culture nel nostro rapporto? Il fatto di provenire da paesi profondamente diversi, con tutto quello che questo comporta, è stato di aiuto o di impedimento al nostro matrimonio? Oggi è proprio di questo che voglio parlarvi, visto che si tratta di un tema molto attuale (per voi e per noi, dato che siamo ben 3 ad aver scelto uno straniero come compagno).
I matrimoni tra persone di culture, o etnie o religioni diverse infatti, sono sempre più frequenti. Pensate che in Italia una coppia su sette è mista e negli Stati Uniti la percentuale di matrimoni interculturali è cresciuta di quasi il 30% negli ultimi 10 anni. Sicuramente un trend in salita!
Come in qualsiasi altro matrimonio, quello che lega una coppia sono i valori comuni e una visione della vita condivisa. Ma come fanno persone provenienti da mondi diversi a trovare una via di mezzo? La mia personale regola numero uno (che non sempre riesco a rispettare, devo ammetterlo) è di evitare di giudicare: non c’è giusto o sbagliato, solo diverso. Una relazione multiculturale necessariamente ci mette di fronte a ostacoli e problemi che coppie monoculturali non hanno. Inoltre, essendo cresciuti in culture diverse, bisogna imparare a negoziare il modo di comunicare, e imparare ad accettare nuove tradizioni.
One of the great gifts of an intercultural relationship is that when you fight, you never quite know if you are mad at the person, or at their culture – “Lunch in Paris”
Ognuno di noi è il frutto della nostra cultura, che a sua volta influenza il modo in cui i nostri genitori ci crescono, i valori che ci passano, il modo di affrontare determinate situazioni, ecc. E allora, quando si creano dissapori nella coppia, è con lui che ce la dobbiamo prendere, o con la cultura che l’ha cresciuto?
Quando una persona sposa una persona di una cultura diversa, sposa tutto un mondo nuovo. Abituati a vedere il mondo dal proprio punto di vista, confrontarsi con una nuova prospettiva fa davvero aprire gli occhi. Inizialmente si può essere un po’ ingenui e pensare che il passato di una persona sia, appunto, una cosa del passato e che come coppia sia possibile cominciare da zero. D’altronde non sono razzista, si pensa, e la sua provenienza non è nè sarà un problema. Ma la provenienza e la cultura di una persona portano con sé molte questioni e “problemi”. Problemi che prima non ci riguardavano come la discriminazione, l’emarginazione, l’ineguaglianza sociale e tanto altro, ma che improvvisamente diventano nostri.
Ma è questa la cosa bella del matrimonio: non sai mai dove ti porterà. E un matrimonio interculturale è ancora di più un salto nel buio di dinamiche famigliari e sociali che non ci appartengono.
Ecco, appunto, la famiglia. Tra tutte le cose su cui io e mio marito ci siamo trovati più in disaccordo negli anni, il ruolo della famiglia e il tipo di relazioni da intrattenere con i parenti è sempre stato sicuramente l’argomento più spinoso. Metteteci poi anche la barriera linguistica tra mio marito e la mia famiglia, o tra i nostri genitori, e siamo a posto!
I was beginning to see the beauty of an intercultural marriage – things were so mixed up that we could get away with anything. Instead of doing it the American way or the French way, we did it our way – “Lunch in Paris”
E tutto questo, tutta questa diversità, tutta questa culturalità emerge nei momenti meno attesi (o forse meno opportuni). Come durante l’organizzazione del proprio matrimonio. Nel nostro caso in quest’occasione ne sono uscite delle belle! L’intera preparazione è stata un continuo compromesso, una negoziazione continua tra il nostro modo di intendere la cerimonia e il loro. E il risultato alla fine è stato non proprio all’italiana, ma neanche proprio all’australiana. Semplicemente a modo nostro. Ed è stato il modo migliore (almeno per noi)!
Comunque non disperate. Nonostante tutte le difficoltà che questa interculturalità di coppia comporta, ci sono anche tantissimi aspetti positivi. I principali, a mio avviso, sono una maggiore apertura mentale, una maggiore (e più efficiente) comunicazione, maggiore flessibilità e pazienza. Oltre, chiaramente, alle fantastiche opportunità di viaggiare frequentemente, adottare il cibo di due diversi paesi, imparare (si spera) un’altra lingua, e (un giorno) crescere dei figli che saranno un po’ più cittadini del mondo rispetto a noi!
Insomma, gli ostacoli da superare non sono certo pochi e neanche semplici, ma direi che ne valga la pena, no? Che dite, mogli e buoi dei paesi nostri, o andiamo a cercarci l’amore oltre confine?
Claudia, Australia
Claudia ha collaborato con Amiche di Fuso da dicembre 2014 a novembre 2019.
Potete leggere Claudia qui
…e se ti dicessi che problemi molto simili li ho affrontati anche stando con una persona “semplicemente” cresciuta in un’altra regione e in un altro contesto?
Mi dirai “ma almeno non avete il problema della lingua…” …sbagliato… noi in casa abbiamo un vocabolario Viareggino-Italiano, perché la peculiarità dei toscani è di pensare che siccome l’italiano è nato in Toscana, i loro non sono dialetti… Ci sono differenze enormi anche sull’educazione che abbiamo ricevuto e sui rapporti con le rispettive famiglie, nonostante ciò stiamo bene insieme da 22 anni, anche se ogni tanto chi ci conosce ci chiama “Sandra e Raimondo” 🙂
Anche io ho avuto fidanzati di altre città italiane che non sarebbero potuti essere più diversi da me, in tema di valori e nel modo in cui sono stati cresciuti. Però in quel caso secondo me c’è più un terreno comune, ci sono punti di riferimento comuni che con uno straniero mancano per forza….
Che poi non è nemmeno semplice anche sposando qualcuno che abita a venti minuti da casa tua 🙂
Assolutamente… figurati sposandone uno che abita a 20.000 chilometri…
Non sono sposata ma ho un compagno straniero e concordo su tantissime cose, soprattutto perché anch’io vivo nel suo paese. Fortunatamente abbiamo tante cose in comune, ma non mancano momenti di “culture clash”. Sul piano della famiglia anche lì siamo stati fortunati, c’è affetto reciproco da entrambe le parti, nonostante le difficoltà linguistiche. Secondo me, senza offesa per nessuno, “mogli e buoi dei paesi tuoi” è un po’ una stupidaggine, si può pensare e vedere la vita in modi diametralmente opposti anche se si è nati e cresciuti a 200 metri di distanza. Certo, il contesto culturale diverso a volte pesa, soprattutto nei momenti di difficoltà. Ancor di più le barriere linguistiche, specialmente per chi, come me e il mio compagno, usa l’inglese come “lingua franca” pur non essendo madrelingua. Spesso ciò che vuoi dire ha senso in italiano, ma in un’altra lingua assume un tono completamente diverso, creando dissapori. Ma con delle solide basi, tanto dialogo e soprattutto tanto amore qualsiasi relazione può superare brutti momenti. 🙂
Ovviamente anche per me i vantaggi sono superiori e molto più importanti delle difficoltà! Altri menti non sarei qui! 🙂
Sono italiana, abito in Svezia ed il mio compagno è ungherese. Abbiamo due “lingue franche” come dice Giulia :-), svedese e inglese ma ne mischiamo cinque, le due franche, la mia, la sua e lo spagnolo. Il nostro problema più grande è che non ci capiamo mai alla prima botta o almeno non quando cominciamo un discorso….e siamo insieme da 16 anni!! Io sto facendo le mie cose, immersa nei miei pensieri e lui dice qualcosa, non succede mai che io capisca al primo colpo. Devo sempre chiedere “che hai detto?”. Lui ripete una seconda volta e allora capisco (e lo stesso succede quando sono io a cominciare a parlare :-)). Ma abbiamo capito quale è il problema e perché succede questo. Nella nostra vita non abbiamo scelto quale lingua parlare, le usiamo tutte a livelli diversi. Quando cominciamo un discorso i nostri cervelli cercano prima di capire che lingua l’altro stia parlando e capito quello riusciamo a capire anche la frase. Quando lui ripete la frase mi trovo sempre a dire, “ahh ma parlavi in…., ok! Allora capisco” poi individuata la lingua la conversazione prosegue senza problemi, è la prima frase che è un problema :-). E certe volte devo ammettere ci irritiamo. Un po’ di tempo fa ci siamo detti di parlare tra di noi solo svedese ma non lo facciamo, usiamo la prima lingua che ci viene in mente e molte volte continuiamo mischiando le diverse lingue nella stessa frase…ragazze è un casino!! 🙂
Moglie e buoi dei paesi tuoi… Concordo con voi, e’ un pensiero piu’ bovino che umano. Almeno, se c’e’ la multiculturalita’ e si litiga, si da’ la colpa alla diversita’ di cultura e ci si placa prima!