Ci ho messo tanto a scrivere questo post.
Ci ho messo tanto non solo perché non aprivo il computer da almeno tre mesi, ma anche perché volevo darmi del tempo.
Avevo bisogno di fare un’analisi vera, di far scemare un po’ le emozioni, di attenuare quella sensazione di bruciore che avevo all’altezza della bocca dello stomaco e che in qualche modo condizionava il mio pensiero.
Io che mangio anche le pietre, improvvisamente ho inziato a soffrire di mal di stomaco.
Pensavo fossero stati i miei eccessi durante i pranzi/cene/merende/sagre/assaggi.
E invece è bastato mettere piede a Kuwait e già dal giorno dopo non aver più alcun dolore, fastidio.
Quella sensazione di avere un coltello che mi pungeva sulla bocca dello stomaco è finita.
Così come è finita la mia apatia.
La calma eccessiva che mi aveva investito nell’ultimo mese.
Sono tornata qui a casa ed eccomi di nuovo piena di energia.
Ve l’ha già raccontato bene Drusilla quanto ad un certo punto si senta il bisogno di rientrare.
Quanto si ha il bisogno di riappropriarsi della proprio casa e delle propria routine.
La stessa che a giugno mi stava stretta ma che dopo quasi tre mesi in Italia invece anelavo.
Ma nel mio caso c’è stato qualcosa di più.
Una nuova consapevolezza su me stessa, l’ennesima da quando sono andata via dall’Italia.
Per giorni mi sono chiesta perché te la prendi?
E’ tutto uguale. E’ tutto come sempre.
Perché sei di malumore? E fattela una risata dai!
E invece no. Il malumore mi restava.
Cercavo di non mostrarlo troppo, ma restava.
Non ho smesso di abbozzare sorrisi, solo che sono diventata più silenziosa.
Cos’è successo?
Ho capito che sono cambiata. Che tanti comportamenti che prima mi sembravano normali non lo sono più per me.
Che il mio approccio verso le persone è diverso.
E l’ho imparato qui.
L’ho capito una volta arrivata in Kuwait cosa non mi tornava più.
Una volta che qui ho ritrovato i miei amici. I miei giri.
Ho ritrovato un modo di relazionarsi che ora mi è più congeniale.
Ho capito cosa mi infastidiva.
Mi dava fastidio che la maggiorn parte delle persone incontrate fosse affetta dalla voglia di darti troppe informazioni. Su di loro, sulla società. Hanno un’opinione su tutto. Anche su di te.
E ovviamente la loro è la migliore.
Non è che qui non esista chi ha la stessa tendenza. Solo che la volta dopo non lo vedi più.
Sorridi, non dici nulla e la volta dopo non lo frequenti. E’ meno diffusa come pratica. E’ più facile difendersi.
In Italia ho scoperto, ma forse dovrei dire ritrovato, la facilità di giudizio.
Ma soprattutto di quello gratuito che non aiuta.
Sanno tutto di quello che sei, fai o che dovresti fare.
Ovviamente nulla corrisponde a verità, però loro ne sono certi.
Ho constatato che l’unica informazione che ancora conta è se lavori.
Solo quello ti identifica.
E che solo un figlio è troppo poco.
Poco importa se hai scritto un libro, avuto un’onorificenza e hai messo in piedi un’associazione.
Sapete, nella mia piccola testa, io me l’ero portata in valigia quella medaglia ricevuta a marzo.
Ma nessuno mi ha chiesto di vederla.
Nessuno.
Però ecco, tutti sono sicuri che io me la passi benissimo.
Che la mia vita sia facilissima e, se ogni tanto ho provato a dire: “Sai a volte è dura”, venino interrotta con un: “È dura per tutti”.
Ovviamente c’è pure il partito “io non la farei MAI la tua scelta”.
MAI.
Però ovvio dopo averti detto tutte queste cose, ti abbracciano e concludono con:”Lo sai devo dirti TUTTO quello che penso. Sai io sono DIRETTA.”
Certo va bene che sei diretta, ma forse un po’ più di delicatezza non guasterebbe.
No?
Non voglio dire che tutti pensino o mi abbiano detto queste cose.
E non voglio dire che relazionarsi così sia per forza sbagliato.
Ma questi cinque anni mi hanno cambiato.
Sarà che qui siamo tutti stranieri.
Sarà che mi scrivono messaggi che esordiscono con: “Good morning sweetheart o honey”.
E sempre, sempre, dopo un incontro c’è il messaggio di ringraziamento.
Una parola carina sul tempo speso insieme.
Tutta questa delicatezza nel relazionarsi forse mi ha reso più debole, più suscettibile quando non accade. Più incredula e a volte amareggiata.
Forse ho perso la naturalezza.
Forse sono tornata la rigidona che ero da adolescente. Piena di principi e restia ai compromessi contro la mia etica.
O forse preferisco rapporti più superficiali.
La verità credo sia invece che mi piace davvero tanto questo nuovo modo di fare.
Pieno di “sorry” e “thank you”.
E anche di semplici sorrisi.
Senza fiumi di parole.
Credo che l’espatrio mi abbia cambiata anche in questo.
Se da un lato sono diventata più rilassata per quel che riguarda come vestirsi e curarsi, dall’altro sono diventata più esigente ed attenta alla fragilità umana nelle relazioni.
E non dico che io non sbagli mai.
Dico solo che ci faccio più attenzione.
Mimma, Kuwait
Posso stamparmi il tuo post ed incorniciarlo? Tante frasi sembrano mie, i miei stessi pensieri, le stesse sensazioni. Grazie per averle scritte e per non farmi ritenere più un’ingrata o snob. Si tratta di un sentire diverso, di dare importanza anche alla propria sensibilità e non solo a quella degli altri. Con la scusa di essere persone dirette o sincere a tutti i costi, ti passano sopra come caterpillar e non importa se ne esci con le ossa rotte; l’essenziale è che ti abbiano rovesciato addosso le loro opinioni su ciò che fai, pensi o dici, ma MAI una parola carina su ciò che sei. Bentornata a casa : )
Barbara quanto hai ragione. E sono contenta che hai trovato un pò di conforto nelle mie parole come io nelle tue. Non so perchè ma quest’anno ho sofferto un bel po’. Spero di diventare più immune. Un abbraccio
Ciao. Ho apprezzato molto le tue parole e sicuramente l’espatrio ti cambia! Amo molte cose della mia vita a Perth tra cui la mentalità così rilassata e possibilista in tutto, anche se a volte è per me fin troppo destabilizzante.
Spesso infatti sono io che mi faccio ricatapultare nella mia “vecchia” mentalità italiana ed entro in crisi soprattutto se non ho un lavoro come in questo momento, perché io per “tutti” Sono un Architetto!!! Ci ho messo più di un mese per abituarmi a dire che “di lavoro faccio l’architetto”, pare una sottigliezza ma per me è stato un grande passo avanti. Io sono Io, non quello che faccio di lavoro!
Morale, staccarsi dal proprio paese aiuta a rivedere tutte le nostre abitudini in un’ottica diversa…e probabilmente dopo tanti anni si troverà un giusto compromesso? Speriamo 😉
il punto se anche tu lo trovi e lo trova la tua famiglia poi c’è sempre qualcuno che prova a metterti alla prova. A rovinarti quel tuo equilibrio.
Detto ciò brava che hai fatto quel salto. E’ incredibilmente importante.
Giustissimo. Condivido. Io sono io, non il ruolo che ricopro o potrei ricoprire. È la persona che conta.
Ciao
Si assolutamente. nulla di più vero
Gentile signora, come la capisco. Che bello sarebbe se tanta gente si facesse il proverbiale chilo de affaracci sua!
Pero’, qui viene a proposito padre Dante: “non ragionar di lor, ma guarda e passa”.
Di cuore, si goda casa sua, ovunque le sta bene che essa sia!
Signor Spisani lei è sempre così gentile con noi. Grazie davvero.
Si la cura è non farsi coinvolgere ma non sempre è facile.
Ciao Mimma. Non so se si cambi particolarmente, espatriando. Certamente si acquisisce una nuova consapevolezza di sé che modifica, e di molto, i rapporti che si hanno con chi è rimasto a casa (ma attenzione: ci sono tanti lavoratori all’estero che expat non sono, che si portano dietro il loro paese manco fossero chiocciole, che nulla vedono, nulla percepiscono se non che il caffé è cattivo, gli spaghetti scotti e la burocrazia diversa. Sono poi anche quelli che magari viaggiano, ma come allo zoo – sono loro quelli liberi, perché razza migliore. Vanno a giocare a golf nei Caraibi o a vedere mostre a Berlino, ma della gente che vedono non sanno e non vogliono sapere nulla. Però sanno tutto, come quelli rimasti a casa nella civiltà, perché hanno “viaggiato” e “conoscono”). Sono un’expat da 43 anni ed a volte, come adesso, passo periodi anche lunghi in Italia. Ma sempre con la mia vera casa altrove – è ormai in Italia che sono espatriata (temporaneamente: finiti gli obblighi sto preparandomi a tornarmene via) – con il vantaggio che ho conosciuto qui persone nuove e più affini a chi sono diventata degli amici di prima e – soprattutto – di quel che resta della famiglia.
A chi espatria viene offerta la possibilità di ricominciare sistemandosi in un ambiente che non riceve con la nascita ma che è (relativamente) libero di scegliere. Se è in grado di cogliere l’occasione avrà l’impressione di essere diventato molto diverso da chi è rimasto a casa, ma secondo me si è soltanto liberato dai condizionamenti ed è diventato se stesso.
Hai davvero ragione è la più grande opportunità che abbiamo “liberarci dai condizionamenti”. Ritrovare il vero io. Io lo racconto spesso che questo è quello che è successo a me. E anche io suggerisco a tutti di mettersi davvero in gioco. Un abbraccio e grazie del bel commento
Mimma, chapeau. Non solo condivido appieno il tuo pensiero e le tue sensazioni, ma hai tradotto in parole quel mio “ideogramma mentale” che spesso sfocia in lacrime quando torno nella vecchia vita che io non voglio più. Pochi mi capiscono, ma ho la fortuna che una di queste persone sia proprio mia madre, che espatriata 20 anni fa lo ha vissuto prima di me. Potremmo andarne avanti a parlarne per ore, magari davanti a un caffè virtuale… Ora ho raggiunto la maturità per capire queste sensazioni, che ho avuto anche nei miei espatri da ragazzina.
Chiara un giorno vorrei davvero una chiacchierata con te. La tua vita mi affascina, avrei mille domande. Essere figli di gente espatriata. Avere fatto di questa vita una crescita, mi colpisce sempre molto. Eh si di lacrime quest’anno ne ho versate tante, forse perchè arrivi piena di aspettative, di attese. Di desiderio di coccole e invece è tutto diverso.
Chiara, io sono la mamma di una expat 2.0 come te, e so che la pensa esattamente come me , tua mamma, Mimma e tutte le persone che hanno lasciato l’Italia. La nostalgia per alcune persone ( i genitori, i nonni e poche altre) rimane, ma tutto il resto scivola via…e le vacanze in Italia diventano sempre meno importanti e piu` corte, perche` ti rendi conto che ti lasciano poco in termini umani ( solo ti lasciano qualche kg in piu` e magari due cose che ti compri facendo shopping in Italia) e c’e` tanta falsita` ed invidia. E mentre tu dovresti essere sempre disponibile ad ascoltare le storie ed i fatti di chi rimane, gli altri se ne fregano di te. Forse e` alla fine una cosa naturale, perche` la vita continua per tutti e la lontananza divide. PS: Bel post Mimma, anche se mi dispiace quello che stai provando
sai che ho pensato proprio questo?? l’anno prossimo le vacanze saranno più corte. assolutamente. E’ l’unico rimedio.
Non lo so Mimma.
Forse quel che scrivi e’ vero, forse è solo che hai avuto la possibilità di scegliere (o meglio, sei stata costretta dall’espatio), in età più matura che nell’infanzia e con maggior consapevolezza e calma, nuovi amici e quindi lo hai fatto trovando persone che ti sono più congeniali.
Spesso, nel paese in cui siamo cresciuti e lavoriamo, intessiamo relazioni che non scegliamo davvero ma che siamo costretti dalle circostanze ad instaurare e mantenere e questo le influenza. Oppure, più semplicemente, capita di cambiare e non ritrovare lo stesso cambiamento nelle persone con cui un tempo si era in sintonia. Non a casa da adulti in genere si hanno meno amici che da ragazzini!
Ora sembrerò anche io una con poco tatto, però posso aggiungere un pensiero?
Ho l’impressione che chi sia espatriato da un po’ e si sia ambientato bene nella nuova realtà (cosa che non e’ certo da tutti e per tutti) tenda a vedere poi solo i lati negativi dell’Italia e degli italiano e ad indorare involontariamente il paese che lo accolto. Penso sia normale e da un certo punto di vista, giusto, ma anche un po’ fastidioso per chi e’ rimasto in Italia e parla con l’espatriato perché è qualcosa che traspare, una sorta di aria di superiorità che si respira o forse solo un distacco emotivo dal paese natio che fa male a chi ci tiene ancora molto.
Io, ad esempio, lo noto persino in mio marito, che in fondo e’ all’estero solo durante la settimana lavorativa (trovandosi benissimo, molto meglio che dove era prima) e parlando con altri amici, ho capito che lo percepiscono anche loro! Per fortuna, sono persone intelligenti e lo capiscono però, ecco, c’è.
Quanto al fatto che pensino tutti che per te siano rose e fiori e non sia dura, credo dipenda dal tuo carattere: ti mostri entusiasta, positiva ed ottimista (soprattutto sui social e, purtroppo, c’è chi ha ancora non ha capito che dietro lo schermo c’è la vita vera con i suoi alti e bassi) e magari loro non riescono a capire che ti costa anche fatica, perché non riuscirebbero a mantenere il sorriso, oppure invidiano la serenità che percepiscono in te. Per queste persone, però, credo che valga il detto che ti hanno ricordato nel commento sopra!
Aspettavo il tuo commento. Lo so che spesso pensi che noi espatriati enfatizziamo i difetti italiani a favore di quelli del paese che ci ospita. Personalmente non è così. Anche perchè vivo in un paese davvero pieno di difetti gravissima. Però le persone che mi circondano mi piacciono. quello si. le sento più affini a me. ora. Onestamente il discorso è molto lungo, complesso e la penso come te in tutto. E’ Innegabile però che il nostro modo di approcciarci che forse ci rende a volte così fighi spesso può risultare fastidioso. E non mi riferisco al sud solo. Al nord nella mia adorata Milano è di moda essere cinici, così sarcastici. Il milanese imbruttito è una realtà vera. Così come non escludo che il mondo anglosassone così polite non sia immune dal commento . Siamo esseri umani tutti . La verità che uscire dal proprio recinto ti porta ad acquisire modi e prospettive innegabilimente diverse rispetto a chi sta sempre in un posto. È normale ed è giusto così. Io non ho aspettative sugli altri ciò non toglie però che alcune cose mi hanno toccato, innervosito. Ma ripeto discorso lungo, complesso e delicato! Grazie del tuo punto di vista
M
Sicuramente siamo un po’ pesanti nei discorsi, su questo non c’e’ dubbio e, purtroppo, in generale sempre più cinici e pessimisti. Questo disturba anche me!! IO, però, purtroppo non ho potuto fare il confronto con gli altri popoli, perché quando vai all’estero per turismo, i rapporti che instauri sono per forza di cosa più superficiali. Chissà, magari un giorno!
A me invece quel cavolo di messaggino del post incontro ancora non mi va giù, alle volte mi fa ridere, alle volte lo trovo intriso di un’ipocrisia assurda…Perché sì, anche i francesi sono piedi di bonjour, bonsoir, je t’adore…etcetc…però poi alla fin fine non sono mai riuscita a trovare qualcuno con cui parlare sul serio, con cui andare a fondo.
D’altro canto l’idea di rientrare il prossimo anno mi uccide, dover andare a lottare con una società che non mi è mai stata congeniale, con tutti i problemi risolti all’italiana maniera, in uno Stato dove la famiglia se non ha i nonni vicino è finita, con la lamentosità perenne e l’opinione su tutto…
Penso che mamma avvocato abbia un po’ centrato il punto, l’expat che si trova a ricominciare da zero ha la possibilità di scelta nelle persone da frequentare, nella vita da fare, si è molto più liberi da condizionamenti; mia sorella è espatriata due anni fa in Inghilterra ed è letteralmente un’altra persona, ha perso 15 kg, fa cose che in Italia sia mai, è felice, ma sono tutte cose che avrebbe potuto fare in Italia, cosa la fermava? Mi chiedo come mai nel proprio paese non si riesca a fare questo, io sono riuscita a farlo in Italia, ma cambiando città, cambiando vita.
Poi sinceramente se qualcuno mi dicesse (finora non ho trovato ancora nessuno che lo abbia fatto) che la mia vita è facile, che sono fortunata, io gli darei ragione! Trovo che la mia vita sia fantastica, ci ho lavorato su, ma ho anche avuto fortuna il che non guasta e non tornerei MAI indietro e se la persona mi dicesse “io non farei MAI la tua scelta!” la risposta sarebbe “bè allora non lamentarti della tua vita!” Io pure sono diretta!
E vi immaginate trovarsi tutte davanti un caffè a parlare di queste cose? Sarebbe fighissimo!
sarebbe fighissimo e mi ha davvero colpito i tanti commenti ricevuti. Il mio ero un post molto emotivo frutto di diverse delusioni avute. Soprattutto da chi mi è più caro, perchè se fossero stati dei semplici conoscenti, mi sarei fatta una grassa risata.
Comunque proprio stamattina pensavo che i francesi sono molto simili a noi….
Su tua sorella non so spiegarlo, forse lontano da tutti, dovendosi misurare solo con se stessa ha ritrovato il suo vero io.
Per dirti io mi sono sempre sentita più a mio agio a Milano che nel mio paese. detto questo grazie per il commento e secondo me il tuo rientro andrà benissimo. Tra di noi c’è gente che l’ha affronatato e se la sta cavando alla grande.
Mimma grazie per questo post, sono contenta tu abbia riaperto il computer! Ultimamente anche io mi sto ponendo molte domande sulle relazioni e amicizie ed il tuo e’ un punto di vista molto interessante. Per quanto mi riguarda, anche io sono stanca di gente che parla tanto per dare il proprio giudizio… Ma dall’altro lato i rapporti superficiali mi annoiano terribilmente. Vorrei circondarmi di persone positive, che ci tengano a conoscermi per le mie “medaglie” ma anche per i miei momenti no, con cui poter parlare di tutto, scambiare idee senza essere patronised… Un sogno? Maybe 🙂
Sottoscrivo ogni singola parola, succede sempre anche a me!
Per esempio, sono tornata dopo essermi dottorata con tanto di diploma cerimonia tesi da 250 pagine e bacio accademico… e tutto cio’ che mi sono sentita dire (da alcuni, non da tutti, eh) e’ stato : “Ma quando ti sposi? Ma lo sai che tizio e caia si sono sposati?”
Visto che io in anni all’estero ho deciso che la vita e’ troppo breve per avere pazienza, ho preso a rispondere
“Mi sposero’ quando il matrimonio smettera’ di essere il perpetuarsi del patriarcato”
e
“Tizio e Caia? Non seguo molto le loro vicende al momento. Mi concentro su Game of Thrones”.
Per il resto non so, alla fine pure quando torno frequento le persone che mi fanno stare bene e mi dimentico delle altre, pero’ pure io trovo insopportabile questa cosa italiana di dare giudizi e sparare a zero sulle scelte altrui… tu forza e coraggio 🙂
vabbè dai pure di fronte a un super dottorato come il tuo!
Ma scherziamo??
Mi sa che quest’anno me la sono presa troppo. Rimedierò il prossimo.
Un abbraccio
Noto le stesse cose anche io anche se non ho mai espatriato… Ogni estate che sento commenti del tipo: “chissà come te la passi bene a Milano” oppure di gente che pensa che io faccia la bella vita mentre loro devono sgobbare… Non faccio la bella vita, come molte persone quelli che ho me lo sono conquistata con fatica è sacrificio. È vero, sono consapevole di essere fortunata, ma la vita non è tutta rose e fiori… E quando sento queste sparate fa gente che in teoria dovrebbe conoscerti, mi girano un attimo…
Secondo me vivere fuori (Italia o estero che sia), ti fa essere più selettivo con le persone e inizi a dare a chi se lo merita realmente… un abbraccio
infatti quello che volevo dire io è questo. Non è un trattamento riservato solo a me o a chi va a lavorare lontano.
L’ho visto dilangante un po’ ovunque e verso tutti. Un abbraccio
Sai una cosa? Sarebbe anche il mondo perfetto per me, che sono così per indole. Mi piacciono i “grazie” i “per favore” e tante piccole cose che qui non si usano più. E tutti non vedono l’ora di mostrarti quanto hanno, qui in Italia, non di sapere quanto hai tu. E’ terribile, ma hai assolutamente ragione, sei stata acuta e spietata, in questo post. Grazie.
Da un lato mi mette tristezza constatare che in tanti vi siete imbattuti in questo modo di essere. Purtroppo come ho scritto ho fatto fatica a metterlo nero su bianco, ho voluto aspettare che l’emozione più forte scemasse. Ma resta un post emotivo.
Sono appena tornato da due settimane di vacanza in USA. Ma non è tanto importante il dove fossi, ma il fatto che lasciare per qualche giorno i confini patrii mi ha permesso di staccare la spina da quello che si sente quotidianamente qui da noi. Ciò che dicono le persone, la loro solita negatività e, come dici tu, la loro facilità di giudizio. Su tutto e tutti.
Volutamente ho disattivato il roaming, così da essere costretto a entrare in rete solo se avessi avuto a disposizione un wifi (e, ahimè, gli USA in questo aiutano molto).
Sono stato expat e devo dire che, per vari motivi, sono contento di essere tornato in Italia. Ma ci sono momenti in cui prendere quell’aereo è l’unico modo per curarsi dalla fitta allo stomaco.
Grazie della condivisione.
Grazie Stefano per aver capito il senso del mio post. E fai bene a partire ogni tanto. Alla fine è la cura di tutti. Anche mia quando i miei livelli di sopportazione verso il Kuwait scemano.
Condivido ogni parola di questo post. Ho notato anche io, durante le mie ultime brevi e infrequenti visite in Italia, lo stesso senso di fastidio di cui parli tu. Specie l’ultima volta che sono andata, due settimane fa, mi sono resa conto dell’abisso che si e’ creato tra me e alcune amicizie di vecchia data. Una sera sono uscita con una mia cara amica ma, mentre lei mi ha sommerso di chiacchiere su quello che le e’ successo nei mesi in cui non ci siamo viste, io ho avuto ben poco da dirle. Non so, mi sento come se avessi piu’ davvero poco in comune con le persone del mio passato, penso che non comprenderebbero il mio attuale stile di vita.
spesso è così. Per quanto brutto. Ma è reale. Tu non hai più nulla in comune con loro. Non fai parte della loro routine. Non conosci i nuovi amici. dura da accettare ma è così.
Le esperienze ci cambiano. Le scelte che facciamo ci cambiano. Cambiamo noi e cambiano gli altri, è inevitabile. Siamo narcisi, tutti in misura minore o maggiore, ma tutti. Secondo me non è l’Italia o i tuoi amici ad essere diversi, la diversa sei tu. Non è un giudizio, non è un’opinione, non è una cosa buona o una cosa cattiva, è semplicemente quello che accade. Sei via da cinque anni, hai acquisito usi e costumi diversi, per motivi ovvi, hai fatto una scelta di vita, sei diventata la “moglie di” avevi una professione, vivevi immersa in una realtà e poi la tua vita è cambiata. Hai fatto delle scelte, anche rinunciare è una scelta, anche non scegliere è una scelta. Cosa si vede da fuori? Dai social, da quello che scrivi? Si vede una quarantenne spensierata, che racconta della sua vita spensierata, tra la spiaggia, i play date, l’estetista e la palestra, i dubbi e le preoccupazioni per l’unica figlia, le iniziative più o meno ludiche, e il luccichio di una bionda. Questa è la superficie. Ma è quella che mostri. Non tutti sono in grado, hanno voglia, hanno interesse a vedere altro. La donna impegnata che se ha preso un’onoreficenza così importante è perchè ha fatto qualcosa d’importante, non si vede. In fondo fai la bella vita, non devi sgobbare 40 ore alla settimana (quando bastano) e fai tre mesi di ferie in Italia … perchè ti aspetti che pensino alla tua sofferenza? Non parli mai di sofferenza … Volevi vederti riconosciuti meriti e onori, Perchè? Forse perchè per ottenerli hai faticato e patito tanto? Ma quanto traspare della tua fatica e dei tuoi patimenti? Se qualcuno ti segue assiduamente lo vede, se lo vuole vedere, ma non darlo per scontato. Nello stesso modo in cui provi insofferenza quando qualcuno ti parla solo dei suoi patimenti o delle sue glorie, gli altri provano insofferenza, fastidio o peggio ancora invidia e incomprensione quando ne parli tu. E’ un mondo di esseri umani, fragili e assai fallibili. Non c’entra prorpio niente essere italiani o francesi o australiani, siamo semplicemente esseri umani. Niente altro. E sentire continuamente dire che gli expat hanno “capito” che sono diversi, che hanno una marcia in più, non può che accentuare il fastidio di chi resta. Gli altri sono esattamente come te, nessuna differenza. Hai fatto bene a far diventare “casa” il Kuwait, ora dovrai far pace anche con la vecchia “casa” e perdonare le fragilità sue e tue. Un bacio Mimma.
Graziella onestamente la vita non è facebook. I social.
Nessuno di queste persone mi legge, molti non hanno nemmeno facebook.
Sono persone reali come reale sono io. Non sono persone che mi conoscono perchè leggono il blog. Sono persone che mi guardano negli occhi.
E se io mi metto nei panni degli altri mi piacerebbe che anche gli altri lo facessero. Ti sembrerà strano ma per nessuno sono la moglie di.
Io ho detto difficile no sofferenza per quanto dio mio pure io SOFFRO. E ti assicuro che alcune osservazioni mi sono arrivate da gente che come me non lavora più per tanti motivi.
Lo so che fa male sentirselo dire ma purtroppo ho constatato che gli italiani soffrono di una malattia diffusa, che spesso ritrovo pure in te : la TUTTOLOGIA.
Eh si, tutti sanno tutto. Fanno ragionamenti semplici. Non lavori 40 ore alla settimana, vai tre mesi in italia, non vivi più in Italia e quindi stai zitta. STAI BENE. E’ proprio questo che mi fa stare male. l’assenza totale di empatia. Di curiosità.
E non trasformare le mie parole. Io non ho detto che ho una marcia più. E quasi nessun expat lo dice.
Però uscire dal tuo recinto ti porta a confrontarsi sul serio, non sul web, non sui social, ma sulla tua pella cosa vuol dire intessere relazioni con chi non solo non parla la tua lingua, ma che è cresciuto mille e mille miglia lontano da te.
Con un’altra educazione e forse un’altra religione.
Ho pure detto che spesso mi sono detta, ma che te la prendi a fare, non fare la pensatona, è sempre stata così e sempre così sarà.
Però si le esperienze ti cambiamo.
E accettare certi comportamenti forse ti risulta più difficile.
Perchè cara graziella a volte siamo così “rude”.
Così convinti del giusto che non ci rendiamo conto che stiamo andando oltre.
E che in fin dei conti cosa possiamo dire sulla vita di una persona se non l’abbiamo vissuta?
Un abbraccio
Non posso resistere, non posso. Partiamo dal fatto che se un’amica o una conoscente mi dicesse buongiorno dolcezza o miele, io penserei che è uscita di senno. O penserei che si è iscritta al corso di lecchinaggio spinto.
Poi, se qualcuno, chicchessia, si permette di dare giudizi avventati, o di ciarlare a vanvera di cose che non lo riguardano, prima lo gelo e poi penso che è un maleducato col botto. E non è necessario che io continui a frequentarlo.
Viene da chiedersi che gente frequenti. Magari sono amici che avevi da giovane e se fossi rimasta in Italia li avresti tagliati fuori, come fai con quelli che non ti piacciono in Kuwait. Perché ora sei adulta e la gente che non ti piace
la tagli fuori, come si fa anche qui in Italia. Perché se la gente che conosci è di merda, è di merda sia in Italia che in Kuwait. E magari in Italia avevi un sacco di conoscenti di merda. Ci farei un pensierino.
Io invece adoro i messagini gentili, sia quelli di saluto che commento post incontro. Lo so sono un pò polyanna.
Sempre stata così e forse come si dice invecchiando alcun aspetti del nostro carattere diventano più forti.
Devo dire che la maggior parte dei commenti pochi simpatici sono stati conoscenti. Poi qualche persona cara con cui è più difficile taglaire.
Poi mi è sempre mancata la battuta pronta. Ahime. Comunque si ogni occasione è bene per imparare qualcosa e anche ammettere che certi modi sono molto più diffusi di quello che pensavamo.
Non è semplicemente che, nella tua situazione in Kuwait, ti trovi in una cerchia di persone che sono in media più istruite e che quindi trovi per forza di cose più punti in comune con loro?
Io quando torno al mio paesello trovo persone di tutti i generi, di tutte le età, di tutti i livelli di istruzione. Ci sono i matti, gli strambi, anche.
Qui (Turchia) vivo in una sorta di campus con maggioranza di persone giovani (studenti), lavoro tra persone che parlano almeno due lingue e hanno almeno una laurea, sono grosso modo nel giro delle persone “internazionali”, ovvero: con uno stipendio piuttosto elevato (tipo, almeno la metà sono diplomatici con stipendi stratosferici rispetto al mio, che comunque non è malaccio, posso mandare i miei figli ad una scuola internazionale (ma ho lo sconto eh!)). Per forza di cose sono persone che sanno come si devono comportare e sono abbastanza benestanti da essere relativamente rilassati (chi dice che i soldi non contano è bugiardo! I soldi contano eccome, ad averne si vive molto meglio, con molte meno preoccupazioni). Sono anche persone squisite, eh, non voglio sminuirle, però di sicuro come expat io non vivo la realtà vera locale. Anche se ho amici turchi, per forza di cose sono persone che parlano inglese. Di sicuro io non vivo la Turchia da turco, immerso nella realtà locale, come quando sono italiana in Italia (=al mio paesello).
Gli expat come lo sono io (e probabilmente anche tu) sono una comunità, ma privilegiata. È ovvio, secondo me, che alla fine ci si trova meglio.
Ma non è la stessa cosa che fare parte di una comunità come lo sarebbe in Italia, perché comunque, alla fine, l’expat gira il mondo, prima o poi si cambia e si va da qualche altra parte.
[…] “Ah come si cambia in espatrio” del blog “Amiche di Fuso” dal […]
Ciao Mimma… Beh la Vita da Expat non e’ una passeggiata…
Quando Sei sola, con uno stipendio di 5€ all’ Ora Che ti costringe a vivere..anzi sopravvivere.
Io ho resistito 4 anni…ne ho 46…e nonostante la Mia esperienza non mi e’ stato riconosciuto nulla..
Ora mi ritrovo a Dover tornare in Italia…e la cosa mi angoscia…senza futuro qui e senza nel nostro bel Paese.
Essere expat …a seguito di un Marito con un bello stipendio fa la differenza…
Sono un po’ in ritardo rispetto al post, ma volevo anche io dire che mi trovo in sostanziale accordo. E questo, ci tengo a dirlo, dopo dieci anni all’estero di cui i primi sette da expat tipico, che vive nella bolla della comunità internazionale, e gli ultimi anni invece da immigrata vera e propria, se mi passate la terminologia, più a contatto con la società locale. Ecco, avendo provato entrambe le cose, posso dire che la sensazione al ritorno in patria non cambia. Anche io percepisco una certa violenza nei commenti altrui, spesso sia estranei che conoscenti, una incredibile facilità a offrire la propria opinione come incontestabile, anche quando non richiesta, e un’abitudine al giudizio al volo che mi lascia sempre più stupita. E poi è vero che tutti danno per scontato tu te la spassi, e se invece racconti di un problema viene subito commentato solo in virtù del confronto tra paesi. Come a dire: ben ti sta che te ne sei andata. Per forza poi uno si trova a evitare certe conversazioni…
Si è esattamente così. Mi piacerebbe sapere se questa cosa accade anche alle altre comunità.