Partire per un progetto con una permanenza determinata e poi decidere di restare succede a moltissimi expat: ecco l’esperienza di Pamela che si è trovata così bene in Germania che ha deciso di farne casa sua e della propria famiglia.
Eh sì, il primo Marzo abbiamo festeggiato otto anni in Germania…perché è importante? Perché volendo noi potremmo fare richiesta della cittadinanza tedesca!
Ma iniziamo dal principio: mi chiamo Pamela e nel 2008 ero una mammatorineseinformatricefarmaceutica quando il mio avventuroso marito mi telefona e mi dice: “Sai mi hanno offerto un progetto a Stoccarda…” ed io, dopo una pausa cercando di ricordare le lezioni di geografia delle medie, ho risposto: “Ah bello, ci stò. Partiamo! tanto è un progetto di solo un anno e mezzo e così mi godo anche i bimbi, provando a fare la mamma a tempo pieno.”.
E così con due camion dei traslochi arriviamo a Stoccarda nel Baden Wuttemberg ( per capirci in basso a sinistra sulla cartina tedesca).
Ho tanti ricordi che si incrociano in mente, tante emozioni e nostalgie.
Innanzitutto non sapevo letteralmente nemmeno una parola di tedesco così le mie prime uscite dal panettiere erano come i film muti: tanti sorrisi e gesticolare, arte in cui gli italiani sono campioni olimpici.
Inoltre ricordo il nostro primo approccio con l’ordine, la pulizia e le regole; praticamente il vangelo tedesco. Quando abbiamo affittato, il padrone di casa ci consegnò insieme alle chiavi un papiro di sei facciate, dove si trovava la spiegazione della gestione dei rifiuti, quali categorie in quali bidoni di quale colore in quali giorni con quale frequenza… e non si può nemmeno copiare dal vicino come a scuola, perché ciascuno ha i propri bidoni. Voi furbette penserete che nell’emergenza si possa fare un sacchetto e buttarlo in quei bidoni agli angoli delle strade. Sì, anche io presa dalla disperazione i primi giorni ho tentato di fare così: ho guidato 30 km per trovare un cestino pubblico e alla fine l’ho buttata furtivamente nel cestino del benzinaio!
Comunque la bella notizia, care compatriote, é che ce l’ho fatta!
Ce l’ho fatta a imparare questa lingua per niente intuitiva, ce l’ho fatta a farmi delle amiche, ce l’ho fatta a bere il caffè nella tazza da 250ml , ce l’ho fatta a mangiare cavolo, patate e mele tutti gli otto mesi invernali…ma non ce l’ho ancora fatta ad indossare le calze mezzo polpaccio con sandalo! pensate che per le donne esiste una versione gambaletto color carne altezza caviglia. Orrore.
E poi ho fatto la mamma: ho quattro bimbi dai 2 ai 10 anni che ormai parlano tedeschiano e tifano Italia mangiando Brezel e Wurstel. Sono fieramente italiani e sanno che non possiamo vivere in Italia per ora perché papà non ha trovato un buon lavoro lì, ma tutti desiderano tornare e aspettano impazienti le vacanze per rivedere i nonni, ricevere regali , mangiare cose buone e divertirsi con gli amici.
Se c’è una cosa che mi sforzo di fare è proprio di mantenere contatti con amici a Torino perché credo sia fondamentale che i bimbi vedano che non abbiamo solo i nonni e gli zii ad aspettarci.
Voi direte: “Ma scusa, com’è che il progetto era di un anno e mezzo e adesso sei ancora lì?”
Il fatto è che alla fine non ce ne siamo più voluti andare; allora mio marito ha cercato un altro lavoro ed eccoci ancora qui!
La verità è che gli italiani si sanno adattare ovunque e fanno velocemente amicizia. Sono il popolo che negli anni sessanta ha colonizzato molte città tedesche, noi siamo i migranti degli anni 2000 o expats per darsi un tono: un po’ diversi probabilmente dai primi, ma sempre con lo stesso desiderio di stare in mezzo alla gente.
Pamela, Germania.
Gentile signora, intanto complimenti a lei e ai suoi familiari, poi un consiglio, e scusate se e’ da vecchia zia: visto che, come lei scrive, ne avete i requisiti, chiedete SUBITO la cittadinanza tedesca, che fra l’altro permette di conservare quella italiana. Come dicono gli inglesi (e il riferimento non e’ per nulla casuale), better safe than sorry!
In bocca al lupo!
Ciao Pamela! Mi è piaciuto molto il termine ‘ tedeschiano’ : ) Neanche io so una parola di tedesco e nostro figlio sta lentamente imparando. Ci siamo trasferiti da pochissimo e devo dire che, l’unica difficoltà che abbiamo avuto finora, riguarda la grande ostilità e assoluta mancanza di accoglienza ed integrazione da parte della classe del nostro bambino che frequenta la sesta classe. Hai per caso avuto anche tu gli stessi problemi? Ci dispiace molto per questo; lui si sente rifiutato e disprezzato con non poche ripercussioni emotive. Spero che questo brutto inizio scolastico sarà presto solo uno spiacevole ricordo.
Ciao Barbara ,scusa leggo solo ora il tuo commento. Certamente nella sesta classe e’ un po’ piu’ complicato…prova a pensare se in una classe di adolescenti italiani arrivasse un bambino tedesco…
comunque credo che tra sei mesi la situazione sara’ molto diversa anzi devo dire che mio figlio che frequenta la sesta ,fa profitto della sua cultura italiana.
Invitiamo spesso i suoi compagni a casa e loro rimangono affascinati quando ci sentono parlare italiano…per non parlare di quando li invitiamo a mangiare …