Nello scegliere l’espatrio ci sono tanti, tantissimi, aspetti da considerare tra cui dove andare, con chi, per fare cosa, come realizzarlo, ect.. e quando si coinvolgono più persone le cose si complicano. Alice ha trovato la sua strada dopo varie prove e ci racconta oggi la sua esperienza; potete continuare a seguire le sue avventure in terra minorchina sul blog Minorca all’improvviso.
Oggi come oggi è normale che giovani italiani già a 18 anni partano per un’esperienza all’estero e da lì non si fermino più; quando lo feci io, 10 anni fa, non conoscevo nessuno altrettanto incosciente. Forse sarà perché vengo da un paesino di “appena” 10.000 abitanti, dove praticamente tutti quelli che conosco dalle elementari/medie/superiori sono rimasti e continuano a lavorare lì.
Trovare quindi persone, donne che hanno lasciato tutto e stanno costruendo una vita lontano da quella che era un tempo la loro “casa”, dà tanto coraggio e forza, soprattutto nei momenti più difficili.
Non sono una expat per amore perché non ho lasciato l’Italia per inseguire il mio Pescatore: è lui che invece ha seguito me. E senza che io avessi ricevuto “irrinunciabili” offerte di lavoro da dire “ne vale davvero la pena”. Erano tutti tuffi nel vuoto in cui ogni volta dovevo anche pensare a cosa avrebbe fatto lui. Perché, mentre io non mi facevo troppi problemi (con una laurea in mano, lingue straniere e spirito di adattamento, ma soprattutto il desiderio di conoscere e mettermi alla prova), lui non è che a casa propria ci stesse tanto male.
Il tutto è iniziato con uno stage in terra spagnola, a Minorca (casualità della vita), appena uscita dall’Università. Cinque mesi per innamorarmi, ma anche per odiare l’isola.
Mi ero resa conto che l’idea di vivere e lavorare all’estero mi piaceva proprio, e non volevo fermarmi. Dopo una piccola pausa invernale in Italia, in cui ho confermato questa mia necessità, ho convinto il Pescatore a partire insieme per Minorca, con l’idea di fargli provare una prima esperienza all’estero (nonché una prima lingua straniera). Sei mesi di prima convivenza lontano da casa.
Ma l’Europa non mi bastava più: da sempre affascinata dal sogno americano, ho trovato un programma internazionale negli Stati Uniti e, nonostante le litigate e il terrore di perdere il Pescatore, sono partita da sola per New Orleans.
Un anno di esperienze indimenticabili, nella gioia e nel dolore.
A quel punto mi resi conto che, vista la difficoltà dei visti, non avrei più potuto passare un altro anno lontano dal Pescatore (ebbene sì, in un rapporto a distanza da oltre 5 anni, anche io ero ormai schiava dell’amore) e ho quindi scartato tutte le destinazioni troppo complicate dal punto di vista burocratico.
La scelta è tornata sull’Europa e, siamo partiti per una seconda stagione insieme a Minorca. Sei mesi per farci innamorare ancora di più dell’isola, e per farci capire che sarebbe stata la vita perfetta, se fossimo voluti scendere a compromessi.
Perché? Perché trasferirsi a Minorca voleva dire farmi rinunciare alla mia carriera e, in parte, ai miei sogni, e per il Pescatore rinunciare alla vicinanza di famiglia e amici, per lui troppo importanti.
Da qui la partenza per Londra: possibilità di carriera per me, conoscenza di una seconda lingua straniera per lui. Anche qui un altro anno è passato, con esperienze di lavoro abbastanza soddisfacenti. Poi però, il Pescatore non ne poteva più della vita e dei ritmi stressanti della città ed io mi accorsi che ormai vivevo più per il lavoro e non stavo facendo altro della mia vita.
Quindi un giorno mi sono chiesta: sono davvero felice? La carriera mi darà tutta la felicità che voglio? E’ qui che vorrei essere e con chi vorrei essere?
La felicità è forse la cosa più importante della vita e la vita è troppo breve per non essere felici ora.
Dopo un mese avevamo un biglietto di sola andata per Minorca ed è qui che ora siamo da quasi un anno, nel nostro angolino di paradiso nel mezzo del Mediterraneo, con l’intenzione di restare.
Sono contenta della scelta che ho fatto? Al 99%.
C’è – e ci sarà- sempre quell’1% di me che vorrebbe aver pensato in modo razionale davanti a tante scelte e aver continuato, anche da sola, quel suo viaggio verso la carriera. E questi sono i momenti più duri per noi expat, momenti in cui mettiamo in discussione tutto, momenti in cui siamo da sole e ci sembra tutto più difficile.
Ma di solito, per fortuna, quei momenti passano velocemente, soprattutto non appena esco, scendo in spiaggia e il mio sguardo si perde tra le onde e i colori di questa splendida isola.
Io, a Minorca, ho trovato la mia felicità. Spero che ognuna di voi possa fare altrettanto, ovunque si trovi nel mondo.
Alice, Minorca.
Gentile signora, ho letto con interesse fino alla fine, che pero’ mi ha lasciato in sospeso. Perche’ Minorca le piace tanto? io non ci sono mai stato, e non lo posso immaginare. Se puo’ e vuole, aggiunga una seconda puntata e ci descriva, magari, la sua giornata tipo. Com’e’ il quartiere in cui vive? si parla spagnolo o catalano? ci sono molti stranieri ? e italiani in particolare?
grazie in anticipo da questo curiosone!
Ciao Francesco, ci sono tanti motivi per cui sono innamorata dell’isola e finché non la si visita (o ancora meglio, la si vive) è difficile capire. Minorca ha qualcosa di magico che strega e a quel punto l’isola richiamerà sempre, ovunque vi troviate. Se vuoi, puoi trovare tutte le risposte alle tue domande sul mio blog, alla pagina “l’isola che non c’è”.
Grazie del racconto! Ovunque nel mondo va sempre trovato il proprio equilibrio e bisogna fare dei compromessi! In bocca al lupo per la vostra avventura e w lo yoga 😉
Esatto, tante scelte e compromessi: l’importante è fare quello che ci rende felici (e lo yoga a me ha aiutato tanto!)
sto con te!!…Pur avendo fatto scelte….geograficamente diverse….la cosa curiosa è che anch’io avevo dato lo stesso titolo del tuo blog, ad un’intervista che mi era stata chiesta quando mi sono trasferita a Gozo…”L’Isola che non c’è”…..!!!
Vai avanti sempre così…!!! Getta il cuore oltre l’ostacolo!!.
Grazie, Gabriella! Sono contenta che tu abbia trovato la tua “isola che non c’è”!