Family&Kids

Cari mamma e papà, grazie

Written by Amiche di fuso

Quella sera di poco più di tre anni fa cercavo di incastrare tutte le mie cose nelle due valigie e mi asciugavo le lacrime nella manica appena sfioravano la guancia per non farle trasparire: vedere gli occhi arrossati dei miei genitori mi toglieva il fiato e non volevo crollare davanti a loro per non far crollare tutti.

Sebbene fossi eccitata dalla nuova avventura, salutare la mia famiglia è stato uno degli ostacoli emotivi più grandi che abbia mai dovuto affrontare: i pensieri e sensi di colpa di trasferirsi così lontano mi fecero stare sveglia tante notti a pensare ai tutti “se”e a chiedermi quanto fossi ingrata ed egoista a non esser loro vicina nel caso avessero avuto bisogno di me. Sono gastriti assicurate.

Oltreoceano diventai un po’ apprensiva nei loro riguardi e li studiavo attraverso quel video impreciso per essere sicura che non mi nascondessero nulla, per non perdere nessuna sfumatura nuova del loro viso o una stonatura nella voce. Nei rientri natalizi ed estivi indagavo e raccoglievo pezzetti per aver sotto controllo la loro situazione ed esser certa che tutto andasse bene.

Leggo di molti genitori che fanno leva sui sensi di colpa dei figli per cercare di riportarli a casa, per averli vicini, e come non capirli: trovarsi senza un figlio, pensare di star invecchiando da soli e non vedere crescere i nipotini sono situazioni a cui probabilmente non si è mai pensato mentre si crea una famiglia e ritrovarsi a viverlo in prima persona spaventa. Non tutti riescono ad affrontarlo e arrivare all’accettazione perché si pensa che insieme e vicini si stia meglio ed è impensabile il contrario. E’ difficile ammettere che un figlio si stia costruendo la propria vita lontano, che stia superando i propri ostacoli con le sue forze e che i futuri saranno separati, diversi, distanti. E’ umano soffrire per tutto ciò ed è il passo in più per capire la scelta che bisogna forzarsi di fare. Sono felice, siilo con me.

Io sono fortunata: i miei non mi hanno mai fatto pesare nulla, e mai è stata detta una frase fuori luogo, mai una ripicca. Mai un però, mai un’accusa velata. Se infatti dovessi definire i miei genitori con un aggettivo sarebbe generosi, perché mi hanno lasciato andare. Mi hanno fatto un regalo meraviglioso e senza saperlo me lo hanno fatto doppio perché io farò lo stesso con i miei bambini: li guardo e già li immagino in qualche parte del mondo a studiare, a visitare, a vivere.
E farà male, malissimo, separarsi, già lo so, ma non riesco a vederli diversamente: saranno cittadini del mondo.

Grazie mamma e grazie papà.
E grazie anche fratello che mai mi hai fatto pesare di averti trasformato in un figlio unico.

… e una donna che aveva al seno un bambino disse: parlaci dei figli. Ed egli rispose:

I vostri figli non sono figli vostri…

sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell’avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L’Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell’Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l’arco che rimane saldo.
(Kahlil Gibran) 

Greta, Italia
Ha collaborato con Amiche di Fuso dal 2014 al 2018

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Author

Amiche di fuso

Amiche di fuso è un progetto editoriale nato per dare voce alle storie di diverse donne, e non solo, alle prese con la vita all'estero. Vengono messi in luce gli aspetti pratici, reali ed emotivi che questa esperienza comporta e nei quali è facile identificarsi. I comuni denominatori sono la curiosità, l'amicizia e l'appoggio reciproco.

11 Comments

  • Brava Greta, belle parole. I miei genitori avevano fatto la loro scelta di espatriare a loro volta, lasciando i genitori e anche le mie sorelle che già maggiorenni e con la loro vita non ci hanno voluto seguire. I miei genitori sapevano che sarei tornata all’estero e mi hanno sempre appoggiata. Le mie sorelle…mah, quando qualcosa va storto parte il “mica te l’ha prescritto il medico di partire”. Vorrei il teletrasporto!

    • Gentile signora, se accetta di essere un pochino politicamente scorretta, il teletrasporto non le serve. Basta aspettare il momento buono, ovvero una lsmentela per tasse assurde/servizi inesistenti/lavoro non pagato e chi piu’ ne ha piu’ ne metta, e mollare il colpo: Mica te lo ha prescritto il medico di restare!-

      • adoro la tua risposta Francesco 😉 secondo me chi non ha provato non ha neanche idea del coraggio che ci vuole per espatriare… non è solo “eh tu si che stai bene li…” è anche nuova lingua, nuovo lavoro, nuove regole, nuovi servizi da imparare, malattie senza nessuno a darti una mano, momenti di sconforto da smazzarsi da soli, mancanze da riempire, o che non si riempiranno mai… è un benessere che nasconde dietro un grande lavoro (anche su se stessi) e secondo me chi non ci è dentro non ne ha neanche l’idea…

    • Oh cielo!!! che frase odiosa.. mi spiace!! ma continua a guardare verso gli orizzonti che hai scelto te. Non dico assolutamente che uno è nel giusto a partire o sbagliato a restare ma queste espressioni fan cadere le ballons! forza Chiara!!

  • Che bel post Greta! Essere dei genitori generosi è difficile… e non solo per quanto riguarda l’espatrio, ma anche –come dice Gibran- per il coraggio di lasciare i figli liberi di avere una loro anima, delle idee, dei desideri…
    Io ho studiato lingue, ma i miei non mi hanno mai lasciato andare all’estero per praticarle (che per uno che studia lingue è come mozzargli le gambe)…chissà, forse pensavano che le stessi studiando per parlarle da sola nella mia stanza 😉
    Ora sono in Svizzera da 5 anni e non ci sono stati grossi traumi giusto perchè la Svizzera è dietro l’angolo, ma vedere mia mamma che ancora piange quando me ne vado mi da sempre un senso di soffocamento che non so spiegare né raccontare a nessuno, e che forse chi non è expat non puo’ nemmeno capire…
    Un paio di anni fa mio papà ha preso una telefonata di una azienda cui avevo mandato un CV secoli prima: ha dato loro il mio numero di cellulare italiano -che comunque io non accendevo mai- dando per scontato che “se c’è un’offerta di lavoro (qualunque) torni, no?” … questo a confermare che non ha nemmeno capito che non sono andata via per lavorare, ma per trovare me stessa lontano da pensieri e fasi della vita pre-confezionati per me e che mi stavano stretti.
    Percio’ un grandissimo BRAVI ai tuoi genitori!

    • Ciao cara Gio, la Svizzera è dietro l’angolo ma è cmq una terra diversa, con persone, regole e particolarità che, dai post che ho letto di chi ci vive, pare essere su un altro mondo! 😉
      Sì, sono stati bravi. Anche quando ho comunicato che saremmo rientrati mia mamma mi ha chiesto più volte se eravamo sicuri perché secondo lei non era il momento giusto.. diciamo che ci vede e si guarda attorno anche per noi. Poi ripeto, capisco quelli che vogliono i figli vicini..chi non li vorrebbe, dai. Ma tanto cuore chi li lascia liberi e anzi, li raggiunge invece di pregare che ogni vacanza sia un rientro! 😉

  • È da 2 anni e poco più che vivo in Australia e non c’ è giorno che non pensi se tornare in Italia o a trovare un modo ( non appena avrò la residenza) a far arrivare i miei. Sono figlia unica e mi “spaventa” il fatto che i miei genitori, dopo tutti i sacrifici per crescermi, potrebbero invecchiaresenza di me a fianco. Poi al momento della fatidica domanda ” voreste che torni qui?” Loro rispondono che non devo preoccuparmi ecc. E che se io posso avere un bel futuro li di restarci, dato che qui ormai un futuro non c’ è

    • Ciao Alessandra: voler vicino i propri genitori è un atto d’amore grandissimo. Ti auguro di riuscire a realizzarlo perché è avere un proprio pezzetto di cuore ricongiunto. <3

  • Bel post, è importante avere qualcuno che sta dalla tua parte e ti copre le spalle – e intendo moralmente qui. Ho avuto brutte esperienze universitarie in Italia e non vedevo neanche possibilità lavorative… con mia mamma ci siamo messe di lena buona e ci abbiamo messo un anno circa a far capire a mio padre come era la situazione in Italia. Lui è più ‘tradizionalista’, ma, se da una parte non capisce perchè nelle pause tra le lezioni (cioè primavera e estate) non torni a casa, dall’altro basta chiedere ‘ma perchè, vuoi che torni a casa?’, per fargli subito dire che, con tanto dispiacere, ma se riesco a farmi una vita da un’altra parte è meglio. A volte è proprio mia mamma, nei momenti di sconforto, che mi chiede ‘e se torni cosa puoi fare?’, domanda retorica…

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