No, in realtà non sto davvero combattendo con l’expat blues: sono appena arrivata e ho troppo poco tempo per deprimermi davvero. Gli esperti dicono che in genere dopo l’espatrio si verifica una prima fase di innamoramento del Paese d’adozione -ma io temo che questa fase la salterò, del resto la Svizzera la conosco già- seguita poi da una fase di difficoltà e scoramento, appunto detta expat blues: dopo la luna di miele, arriva il difficile insomma! Però devo ammettere che passare dalla vivace vita sociale milanese (per quanto si possa davvero parlare di gran vita sociale con due bambini e incinta della terza) alla solitudine svizzera per me comunque è dura. Anche il tempo piovoso e aver trovato casa in una zona non bellissima (se a qualcuno interessa potrei scrivere un post sul trovare casa nella Svizzera tedesca e in Germania) non aiuta troppo… (no per farvi un’idea guardate la foto) per fortuna ho già conosciuto delle persone e i bimbi sono supersereni e contenti del nuovo Kindergarten, nonostante il più piccolo non capisca quasi una parola (santo lui, davvero!).
La Svizzera, diciamolo, non è una realtà superaccogliente e superfrizzante, addirittura ho trovato un articolo sulla depressione delle expat in Svizzera (in tedesco), a Zurigo, per l’esattezza, pensate un po’: si tratta di donne che seguono i mariti, e che pur avendo un buon curriculum, non sanno la lingua e non trovano lavoro, finendo per sentirsi isolate. Nella realtà locale per loro è difficile stabilire contatti e legami, e dunque facilmente si ritrovano a convivere con un vero e proprio expat blues.
I miei non sono consigli da specialista ovviamente, sono più le mie personali strategie di sopravvivenza emotiva, che però, vi assicuro, mi aiutano.
- Focalizzatevi sui lati positivi. Per farlo mi aiuto con un esercizio: il barattolo della gratitudine di cui ho scritto qui: si tratta di trovare 3 motivi al giorno per cui essere grati (non devono essere grandi cose, anzi) e scriverli. In questo modo vi concentrerete sugli aspetti positivi delle vostre giornate. Volendo si può sostituire il barattolo, con un quaderno. Siate costanti: vi assicuro che funziona!
- Uscite, esplorate la città o i dintorni di dove abitate: non fatevi cogliere troppo dalla malinconia e dalla noia; scoprire, camminare, stare all’aperto fa bene all’umore e poi magari scoprirete posticini carini a cui vi affezionerete, o quartieri particolarmente affascinanti e affini a voi, di cui le guide non parlano!
- Iscrivetevi a corsi, in primis di lingua se magari non siete ancora tanto ferrati sull’idioma locale, o anche di sport, uncinetto, trombone tibetano: insomma qualsiasi cosa vi appassioni e vi dia la possibilità di venire in contatto con altre persone (io predico bene e razzolo male: alla 34ma e passa settimana di gravidanza, con gli altri due, a fare un corso, ora proprio non ie la fo!). Oppure approfittatene per dedicarvi a una vostra passione o per rimettervi a studiare!
- Connettetevi, sì, ma non solo virtualmente. Ricordo ancora il mio primo espatrio: FB non esisteva (la Rete sì, va bene vecchia, ma non esageriamo eh!) e bisognava affidarsi ai Forum, allora tanto in voga. Sempre sia lodato Expatclic, che mi accompagnò nella prima vera esperienza di vita all’estero e mi diede tanti consigli, ma anche la possibilità di sentirmi meno sola e di trovare donne che abitassero in zona e conoscerle! Usate le possibilità che i Social Network vi offrono: cercate gruppi a voi affini nella città in cui arrivate (mamme, donne, lavoratrici, appassionate di bridge, la qualunque, italiani all’estero – a volte sono pericolosi però, vi avverto!) e poi però cercate di conoscere queste persone dal vivo: vi farà un gran bene, soprattutto se (ancora) non lavorate e se vivete in luoghi a basso contatto, ovvero dove le possibilità di conoscere nuove persone sono ridotte. Oppure stalkerate i vicini, i genitori dei compagni di scuola dei vostri figli ecc…
- Coccolatevi: concedetevi qualcosa che vi piace e vi fa sentire bene: non vi sto spronando a darvi allo shopping folle (oddio: se potete, non sarò io a fermarvi!), ad esempio in svizzera non è molto soddisfacente e ha dei prezzi esorbitanti, ma basta anche un mazzo di fiori, una piantina, un libro, qualcosa per la casa, qualche articolo di cartoleria (ehm, sì: la mia mania!). Oppure un massaggio, uno spettacolo, qualcosa di buono da mangiare… e no finire tutto il barattolo della nutella in un giorno forse non è la migliore delle strategie, ma se un giorno e un giorno solo vi concedete qualche strappo anche in questo senso, ci sta, basta che non diventi l’abitudine!
Se invece soffrite di blues da rientro, Greta in questo post vi ha parlato di cosa fa lei per sentirsi meglio! E voi quali piccole strategie adottate?
Valentina, Svizzera
Questo post arriva al momento giusto, è da un mese che sono in Turchia ed è la prima volta che vivo in un paese di cui non conosco la lingua, e nonostante viva in una città meravigliosa (Istanbul), la barriera linguistica pesa! Visto che per lavoro non posso ancora fare un corso, mi sono ripromessa di imparare 2 parole di turco al giorno, e sono sicura che quando arriverà il bel tempo (che qui è ancora fresco e grigio) e a conoscere nuove persone, comincerò ad apprezzare la città di più!
Ciao Valentina, vivo da ormai quasi tre anni in Germania e il mio compagno ogni fine settimana fa il pendolare perchè lavora in svizzera. Partiti ambedue dall’Italia per questioni lavorative. Mi ritrovo in tutto ciò chr hai detto e metto in pratica tutto ciò chr hai consigliato…non solo per spirito di sopravvivenza ma anchè per gli studi fatti e per la professione ma ogni volta che torno a casa è sempre la stessa storia