Ieri stavo parlando con un’amica, mi chiedeva quali fossero stati i miei shock culturali appena arrivata negli Stati Uniti.
La domanda è apparentemente semplice, ma dopo tanti anni i ricordi iniziano a sbiadire e, in più, era difficile separare quello che avevo scoperto durante il mio primo viaggio in vacanza da quello che effettivamente mi era saltato agli occhi una volta arrivata come immigrata.
Ricordo bene che appena arrivata durante il mio backpacking in solitaria da costa a costa, la prima cosa che mi aveva sorpreso erano la dimensioni dei piatti (e delle porzioni) al ristorante; i bicchieri giganteschi con la cannuccia ogni presente; le automobili enormi. Adesso mi ci sono abituata così tanto che quando torno in Italia mi succede il contrario, tutte le cose sopra elencate mi sembrano piccine piccine 🙂
Poi, però, mi sono venute in mente alcune altre cose, tra cui quella che ancora oggi un po’ mi trascino dietro di quando in quando…
Credo che a molte sia successo e ancora succeda, di volere comprare un articolo e di non sapere dove andare a cercarlo.
Ricordo molto bene la prima volta che capitò. Ero arrivata da pochi giorni e mi si era disfatto un pezzo di orlo dell’unico paio di pantaloni non jeans che mi ero portata dietro (faccio sempre bagagli ridotti all’osso) e avevo bisogno di ago e filo.
Così, il giorno dopo, tornata da lavoro, decisi che sarei andata a comprare il necessario. Poi mi fermai un attimo a riflettere sul fatto che non avevo visto mercerie in giro.
Chissà dove compravano il necessario per il cucito…
Così feci quello che facevo sempre da qualche giorno a quella parte, decisi di chiedere a Sue, la mia coinquilina di allora.
Scoprii così che la farmacia di fronte a casa aveva dei piccoli kit per il cucito. Non era quello che cercavo, ma andava bene per un’emergenza.
Da sola non credo l’avrei mai trovato, non so, non mi pareva logico che lo vendessero al drug store 🙂
Dopo quel giorno mi è successo tante tante volte di non sapere dove andare a comperare alcuni articoli, cresciuta in una città non molto grande ed abituata a conoscere tutti i negozi, ammetto di essermi sentita spaesata.
L’altro problema era che non avevo la macchina, quindi, quando cercavo qualcosa di particolare tutti mi indirizzavano sempre verso qualche super center che io non potevo raggiungere facilmente. E comunque non trovavo quasi mai l’articolo esattamente come mi serviva o come lo volevo (a parte il fatto che i formati erano quasi tutti famiglia) anche quando arrivavo al negozio indicato.
Così diventai online shopping dipendente. Davvero credo di aver comprato di tutto su internet: dalla carta igienica al portatile. Nel mentre mi abituai a formati, profumazioni e qualità diverse da quelle italiane, quindi anche quando andavo ad un negozio riuscivo a trovare quello che cercavo.
Poi mi trasferii in un’altro stato e da li ricominciarono i drammi legati allo shopping 🙂 Quando vivevo in California il problema ero io che non potevo spostarmi per lunghe distanze senza un mezzo proprio per trovare quello che cercavo, ma da quando sono qui, il problema è stato l’assenza di negozi! O meglio, non ci sono negozi in abbondanza e ben forniti.
Katrina ha davvero lasciato il segno, molte attività commerciali non sono mai più state riaperte, e senza aver avuto l’opportunità di fare acquisti online sarei davvero stata persa. Però mi manca tanto andare in giro a guardare vetrine e scaffali di piccoli negozi indipendenti.
E a voi è capitata questa cosa di non sapere dove cercare un articolo da comprare? Sono curiosa di sapere le vostre esperienze 🙂
Alessia, Louisiana
Alessia ha collaborato con Amiche di Fuso da luglio 2014 a gennaio 2020.
Trovate Alessia qui
ciao alessia, grazie. grazie perché mi hai fatto tornare alla mente il mio primo mese negli States. Borsista italiana all’estero, per la prima volta in un paese estero, primo mese di scuola in un paesino rurale del Minnesota di 1100 abitanti.
Mi servono penne e quaderni, ovvio! ma dove trovarli? Fra l’altro vivo in una fattoria distante dal centro città (città?) circa 4/5 chilometri. la famiglia che mi ospita mi suggerisce proprio il drug store nella Main Street. Non sarei mai andata là, se non me lo avessero detto. Bene ho trovato i quaderni e tante altre cose ancora, che avrei cercato altrove, non proprio li. E’ iniziata la scuola e ho dato il via ad uno splendido anno presso una splendida famiglia, con la quale mantengo ancora i contatti. sono passati …solo… 54 anni.
Ciao
Grazie Renata, mi ha fatto davvero tanto piacere leggere il tuo commento! Sarei davvero curiosa di leggere la tua esperienza all’estero fatta anni e anni prima che diventasse una cosa più comune. Ora sei in Italia o vivi ancora all’estero? Un abbraccio
no, non sono all’estero. vivo qua in Italia, dove ho lavorato per tanti anni presso una multinazionale e dove ho famiglia.
Ho continuato ad amare i viaggi e l’ho fatto tutte le volte che era possibile, amando molto l’aspetto “turistico” ma privilegiando decisamente, laddove possibile, l’aspetto “umano”. Adesso faccio la “casalinga”, (non ho altro termine ufficiale per descrivermi), leggo, mi occupo (ma molto meno di una volta) di una associazione culturale che cura scambi fra studenti, curo il giardino e, in primis, mi occupo di una figlia gravemente ammalata, che gestisce un blog (www.ilsorrisodigin.com). Lei è la testa, io sono le mani (le sue sono immobilizzate dalla malattia).
Ciao. Di cuore ricambio il tuo abbraccio. Felice soggiorno in Louisiana.
Renata, ai una vita pienissima! Anche io amo molto curare il giardino, anche se per il momento non si vedono ancora i risultati perchè abito in questa casa da poco 😀 Andrò sicuramente a visitare il vostro blog.
I viaggi sono una cosa meravigliosa, uno dei miei rimpianti come immigrata è proprio di non potermi più permettere di viaggiare come vorrei per motivi di lavoro ed economici, ma prima o poi riuscirò di nuovo a ricominciare.
Spero passerai ancora a leggerci, con affetto, Alessia
Ciao Alessia! Seguo il blog con simpatia ed affetto e volevo solo dirti che sono a new orleans da mercoledì and I love it. No, non per il jazz festival ma per trascorrere del tempo con la mia amica Anne che è volata da Bruxelles per lavoro. E allora io sono volata da DC. Mi fossi ricordata di scriverti prima magari ci incontravamo.. sarà per la prossima. Noi domani partiamo e oggi facciamo city gardens e spero algiers. Un abbraccio
Ah Alessandra, peccato! Mi avrebbe fatto piacere incontrarvi. Dai la prossima volta fammi sapere così organizziamo. Sono contentissima che la città ti piaccia 🙂 Poi fammi sapere cosa ti è piaciuto di più, ok?
Un abbraccio
Punto di vista molto interessante. Credo che sia proprio la parte più bella dei vostri racconti.
Normalmente si pensa che andare a vivere negli USA sia semplice “perchè assomigliano all’Europa”, in realtà ci sono molti aspetti di differenza!
In Cina (che molto ha copiato dagli USA) avevamo un problema molto simile. Tuttavia, la cosa più bella erano i negozietti aperti 24 ore su 24, dove potevi trovare di tutto. Una notte abbiamo avuto bisogno di una camomilla e, arrivato in cucina, ho scoperto che era finita. Nel negozio di sotto, ovviamente, ne erano forniti! E questo devo dire che è un servizio particolarmente utile e devo dire che in Italia mi manca (sebbene comprenda che questo possa comportare disagi a chi lavora durante la notte).