Sono giorni un po’ faticosi.
Siamo tornati da poco e oltre al solito esercizio di convincimento e riassestamento verso me stessa, sono alle prese con la prima vera crisi di mia figlia.
Lei ha cinque anni. Ha sempre considerato Kuwait casa. Aveva solo undici mesi quando siamo arrivati. Ha imparato a camminare qui. E, per quanto abbia sempre amato andare in Italia, stare in Puglia, è sempre stata contenta di tornare in Kuwait nella “casa nel cielo” come dice lei. Nella sua scuola, tra i suoi amici.
Sempre tranne questa volta.
Per Natale siamo tornati tutti insieme per la prima volta in Italia da quando viviamo in Kuwait. Anzi ad ad essere precisi siamo andati a casa dei miei in Puglia. Per SOLI dieci giorni. E’ stato bellissimo ma forse troppo breve. Ho come avuto la sensazione che siamo finiti in un frullatore, abbiamo girato, girato e poi puf eravamo già con le valige cariche di cibo pronti per rientrare in Kuwait.
Mia figlia quel giorno era apparentemente tranquilla, forse troppo, a tradirla un visetto mogio mogio sin dal mattino.
Probabilmente pure lei incredula di doversi già trovare pronta a salutare tutti.
Con quel musetto all’ingiù che non le appartiene è stato difficile spiegarle i motivi del nostro rientro.
Poco prima di andare via, si è presa un foglio, si è seduta e da sola, facendo lo spelling come le stanno insegnando a scuola, ha scritto “cara nonna” in italiano. Poi ha continuato in inglese scrivendo “I love you”.
Ovviamente la nonna è scoppiata a piangere come una fontana.
Poi si sono confortate a vicenda, lei l’ha guardata e le ha detto : “Nonna non mi piace quando piangi. Posso restare a vivere qui con te ?? Mamma e papà tornano a Kuwait.”
Io sono rimasta senza fiato. Sbalordita dalla sua richiesta. Sono passata dalla tenerezza, alla paura, alla commozione e alla domanda fatidica : ma stiamo facendo bene a tenerla sempre lontana da tutti in un paese così diverso?? Le stiamo dando davvero una reale possibilità???
Poi come al solito mi sono data una scrollata e ho fatto ricorso alla solita risposta: “ma certo stiamo facendo benissimo”.
Però quando l’ho vista guardare fuori dal finestrino in aereo e sussurare “nonni mi mancherete” il mio cuore si è fatto piccolo piccolo.
E oggi che sono passati più di venti giorni lei non è ancora tornata la bimba spensierata e sorridente che è di solito.
Ogni giorno mi chiede di tornare in Italia.
Ogni giorno.
Ieri mattina eravamo nel playground della scuola. La sua amata scuola. Lei, complice anche il fatto che la sua amica del cuore ha deciso negli ultimi tempi di preferirle un’altra bimba, girovagava come un’anima in pena e con aria smarrita. E’ arrivata un’altra bimba su cui avevo puntato tutto per ridarle il sorriso. Le avevo infatti ripetuto negli ultimi giorni: “Vedrai ora torna Abbie e potrai giocare con lei” .
Giada appena l’ha vista si è avvicinata, tutta contenta le ha detto “Hi”e l’altra neanche le ha risposto ed è andata a correre da un’altra parte.
Lei allora si è girata. Mi ha guardata e mi ha detto: “Vedi mamma perché voglio tornare in Italia? Lì tutti mi vogliono bene”.
Come darle torto.
Perché ovviamente in Italia non sono solo i nonni e gli zii, ma anche i miei zii, i miei cugini ed i vicini di casa a farla sentire importante, amata. A turno se la prendono e la portano in giro, è invitata a pranzi, merende e cene. E ovviamente vengono pure a casa nostra. In Puglia mica hai bisogno di un appuntamento. Passi, suoni e via. Essendo poi una bimba indipendente e socievole ha sempre qualcuno che la invita. Un giorno l’avevo lasciata da mia sorella e quando sono tornata non l’ho trovata. Lei allora mi spiega: “È passata Valeria con Beatrice e se la sono portata con loro al bar”.
Sicuramente noi andiamo in un periodo di vacanze e può quindi godere di più libertà “uscendo anche alla notte” come dice lei.
Però innegabilmente è vero che è pieno di gente che le vuole bene. E Kuwait è così diversa. Non è un paese accogliente, non è un paese dove pensi che la gente è felice.
E ora, a cinque anni, ha la capacità di accorgersene anche lei.
Così come si accorge di tante differenze. “Mamma per fortuna che in Italia ci sono sempre i marciapiedi”, “Mamma per fortuna che a Francavilla non ci sono case così brutte” oppure “Mamma per fortuna che in Italia non ci sono tanti crash di auto come qui”.
Insomma in questo momento Italia batte Kuwait 1:0.
E il famoso elenco che comprende la sua bella cameretta, i giocattoli, la scuola ed i suoi amici non bastano più a darle una motivazione sufficiente per stare qui.
Lo sapevo che poteva succedere, ma speravo succedesse più avanti e che magari appena ricominciata la corretta routine tutto rientrasse.
Ma ancora non è così.
Prima abbiamo avuto la consueta telefonata via skype con la nonna e le ha detto “Io voglio vivere in italia con voi per cinque, anzi no, dieci anni”. Con tanto di manine spalancate. Sì tutte le dieci dita in evidenza per rinforzare il concetto.
Chissa per quanto durerà ancora questo suo stato d’animo.
Io ho ripreso a fare inviti, le ho promesso che la iscriverò al corso di danza che tanto sogna. Domani andremo a comprare il pesciolino rosso e poi mi ha fatto giurare che staremo tre mesi in Italia quest’estate.
Per tranquillizzarmi faccio ricorso alla mia solita risposta: “È un’ottima opportunità, può crescere con una grande apertura mentale, segue un metodo didattico così attento a lei, vive otto mesi all’aria aperta e ha amici provenienti da tutto il mondo. Un giorno trasformerà questo bagaglio in un valore. In una marcia in più”.
Penso che un giorno forse rideremo di questo suo attaccamento al piccolo paese pugliese.
Sì mi tranquillizzo così. Sebbene poco fa era così sorridente con la nonna, sebbene addirittura alla domanda “sei italiana o Kuwatiana?” lei risponda “…francavillese”.
Lei che è nata a Milano e che comunque sarebbe vissuta lontana da loro.
Chissà forse il mio karma vuole insegnarmi qualcosa.
Io che a dodici anni sognavo già di andare via dal piccolo paese e trasferirmi in una grande città: Milano.
Io che ho sempre sognato e immaginato la vita da qualche altra parte.
Mi ritrovo con una piccola biondina che sogna e sospira per quella piccola realtà.
Pure lei inizia a sognare la vita da qualche altra parte.
O chissà forse è tutta colpa di quel frullatore in cui siamo finiti, che ha girato così vorticosamente da non farci capire più nulla. E poi, come quando giri parecchio, ci metti un po’ a vedere il mondo fermarsi.
Sì, piano piano la testa smetterà di girare e noi torneremo tutti tranquilli.
Non c’è altra soluzione.
Gli animi si calmeranno. E con essi i miei sensi di colpa.
Quelle recondite paure che sotto sotto tutti i genitori expat hanno.
Vero?
Mimma, Kuwait
Ciao! Mi dispiace, sono momenti tosti. Anche io li ho appena vissuti dopo il nostro primo rientro in italia: la piccola mi si è attaccata come una cozza, come se tutto fosse nuovo, la grande ha iniziato a lamentarsi con pretesti “banali”. Poi per fortuna è ritornata a scuola, ha ritrovato la sua amica del cuore e pare serena!
A luglio torneremo di nuovo in Italia in vacanza e ci stiamo domandando se non sia troppo ravvicinato, se non sia troppo per loro!
Io cerco sempre di stargli vicino, di ascoltarle ma anche di ricordarle che un conto è la vacanza, un conto è la vita di tutti i giorni….in bocca al lupo!
Si glielo diciamo anche noi. Le ho spiegato che pure la scuola è diversa. Ma non le importa. Ora va un po’ meglio. Me lo chiede un giorno si e uno no. Ha ripreso a sorridere ed essere spensierata. Ma non ha cambiato idea. Quello è il posto perfetto per lei.
Grazie mille.
che post strappalacrime… =( posso solo immaginare le difficoltà di due genitori nello spiegare una decisione cosi “da grandi” ad un bambino di quell’età… L’importante è non tentennare mai, credo, e trasmetterle la vostra convinzione…in bocca al lupo Mimma! 🙂 Gio
Ci sono momenti che è davvero dura. Ora è tornata serena e anche se continua a chiedermelo vedo che non soffre più e questo lenisce il mio dispiacere. Grazie
Mamma mia … avevo la pelle di gallina leggendo il tuo post. Mia figlia piú grande ha 15 anni e la piú piccola 13. Da SEMPRE dicono che vogliono tornare in Italia, nonostante siano nate e cresciute all’estero. E dire che viviamo in Spagna, non in Burundi. Ma niente da fare. La c’é la famiglia, i cugini, i veri amici, la spiaggia di Cattolica, il profumo di caffé, le canzoni di Fedez… Ora la mia grande inizia a vedere uno spiraglio, perché le mancano 2 anni per l’Universitá che lei, ovviamente fará in Italia. A Bologna. Non serve dirle che averle fatte studiare in una scuola inglese dará loro la possibilitá di viaggiare e studiare dove preferiscono. No. Giá deciso. “A Bologna o Firenze, cosí siamo a metá strada dai nonni e gli zii”. Che dirti cara Mimma? Solo che ti capisco e non sei sola. Un bacino alla tua bambolina bionda
Che forti però….incredibile. Da un lato dico che siamo stati bravi a trasmettergli l’italianità…dall’altra dico ma come proprio lì nel paesello? Comunque per ora mi si stringe il cuore ma teniamo duro, cercando di limitare la sua nostaglia….che bella la vostra storia. Grazie
Tua figlia ti sorprenderá con la sua capacitá di trasformare la nostalgia in una forza potente . E’ veramente bellissimo vedere come “sentono” la famiglia anche se lontana. Sei fortunata che la tua bambina provi questi sentimenti, ha un grande cuore e diventerá una grande donna! Un abbraccio 🙂
Ciao Mimma, succede lo stesso anche a noi, Caterina e’ cresciuta in Cina (aveva 21 mesi alla partenza) ed e’ sempre stata in Italia solo per vacanze in estate, dove tutti ovviamente sono liberi, senza impegni e se la contendono…per lei l’Italia e’ il paese dei balocchi, niente scuola sempre in giro e ovviamente con tutti che la straviziano ( giustamente se vogliamo…) anche adesso per lei l’Italia e’ un luogo magico, tutte le volte piange alla partenza, non davanti ai nonni che sa soffrirebbero troppo ma dopo sul treno o sul volo, un pianto liberatorio e che ho imparato essere il suo momento di transizione tra appunto il momento magico e la realtà quotidiana di una vita che le piace e che accetta come sua ma che comunque manca di qualcosa. E’ normale sentirsi in colpa e chiedersi se si fa bene…pero’ poi li vedi parlare 2-3 lingue, fare amicizia anche coi muri e essere indipendenti e certi delle loro capacita’ e allora un poco le paure si mettono a tacere, fino alla successiva crisi…Come dicevi tu il bello e il brutto di essere genitori expat.
Si la vedi proprio diversa e a me questo piace tantissimo. Terremo duro anche perchè noi sappiamo la “verità”. grazie
Ho sorriso Mimma.
Forse perché mi ci ritrovo così tanto nelle tue parole, vuoi anche perché veniamo da due paesi così vicini- io sono di Ceglie Messapica- e perché mio figlio, 4 anni e mezzo l’ho fatto nascere a Milano, che è un po’ una seconda casa. Ma ogni volta che ritorniamo dalle vacanze, qui a Londra dove vivo da 9anni, lui mi dice che vuole vivere in Italia, 6 mesi a Milano e 6 mesi a Ceglie…..più lui cresce, più questo desiderio si fa forte!!!! Anche lui sostiene che i trulli sono più belli delle case vittoriane!!!come dargli torto!!!
Ciao a tutti , anche io sono di Ceglie Messapica viviamo in Germania e ogni volta che andiamo a fare le vacanze in Italia il rientro e´strazziante .
Mia Figlia ha 13 anni e non riesce a staccare le radici dall´Italia , come posso fare e´sempre triste non ha voglia di fare niente , sta ore ed ore a parlare al Cell con le amiche di Ceglie … Io sono disperata , siamo venuti qui in Germania per assicurarli un futuro migliore , ma forse e´stato un grande errore ? questo sara´un Trauma ?
cosa devo fare? La faccio parlare con un Psicologo?
chiedo ai suoi amici Italiani di non starli troppo attaccati ? Aiutooooo
Ti capisco, é normale, vivono per la maggior parte dell’anno senza parenti intorno e poi per qualche settimana si ritrovano sommersi da ondate di amore incondizionato.. Mio figlio mi dice sempre “voglio andare dalla nonna, vado anche da solo in treno”(3 anni da poco) all’inizio lo assecondavo, ero un po’ orgogliosa è un po’ triste, poi all’ennesimo “voglio la nonna” ho cominciato a dirgli “e io voglio fare il giro del mondo”eheh..alla fine é diventato un gioco..adesso mi dice “io volgo la nonna e tu mamma co voi?, il giro del mondo ancora?” . È difficile per loro com’é un po’ difficile anche per noi, metterci in gioco in una realtà nuova, con la sfida della lingua e della mentalità. Ogni volta che si torna in Italia sembra tutto più facile.. perché comunque sono sempre pochi giorni, è sempre come una vacanza..sono d’accordissimo quando dici che sono bambini fortunati, che avranno una grande apertura sul mondo. Un abbraccio a te e alla tua bimba
Mi piace il tuo suggerimento. Lo userò presto presto. Grazie mille.
Ogni volta che vado a trovare mio papà, Miciomao mi dice quanto gli piacerebbe vivere più vicino e noi abitiamo a soli 30 km. Li però ho tutti i miei parenti e lui ha sempre qualcuno con cui giocare mentre dove viviamo noi lui è sempre solo.
Magari tornerà in Italia un giorno o magari no, ma quel posto sarà sempre casa , perché lì c’è amore e ovunque c’è amore che ti aspetta è casa.
Si per lei quel posto rimarrà sempre magico.
Noi abitiamo a Los Angeles, mio figlio nato qui, adottato da noi quando aveva tre anni e mezzo, ora ne ha cinque e siamo stati in Italia solo due volte: spesso la mattina le prime parole al risveglio sono “I want to go to Italyyyyyy!!!!!”. Pensavo l’Italia per lui fosse solo l’idea dei regali continui, delle granite e pizzette a ogni ora, dei nonni che lo portano al tabacchino e alle giostrine…Invece credo gli manchi davvero avere una grande famiglia intorno (e i lego set che abbiamo lasciato lì..:p)…Ho gli stessi tuoi dubbi…Un abbraccio
Incredibile che anche per tuo figlio sia così. Comunque è bello avere una grande famiglia intorno. Credo che sia la cosa più importante per loro. quindi capisco i loro sentimenti. Un abbraccio al piccolino.
Mi scusi signora, io sono politicamente scorrettissimo. La sua bimba ha cinque anni, e credo che – come constatai coi miei bimbi, che ora ne hanno quasi dieci- certe cose, se spiegate nel modo adatto, cominci a capirle. Provi, assieme a suo marito, a spiegarle perche’ voi non vivete in Italia. Vedra’ che capira’.
Ha ragione noi glielo spieghiamo da sempre. Lavoro, mamma a disposizioni, scuole e bilinguismo. Lei comprende e capisce, ma i bimbi sono fatti di emozioni e non solo razionalità e lei per ora sceglie quelle. Dice che le andrebbe bene anche sapere solo italiano. E le dico non è stato scorrettissimo. Solo onesto. Un saluto
Deve essere proprio dura. Davvero complimenti, perchè credo che questa sia la parte più dura della vostra esperienza da expat. Io per esempio ho vissuto un’esperienza senza i figli, per cui si poteva avere un po’di nostalgia di casa, ma spariva dopo poche ore dall’atterraggio. Per un bambino/a è diverso ovviamente. Poi, crescendo, si cominciano a percepire maggiormente le emozioni e l’affettività con le persone care. Ma sono sicuro che passerà.
In bocca al lupo per il prosieguo!
Grazie Stefano. Si espatriare con i figli crea sempre più pensieri. dalla scelta del paese, della scuola e poi si alla gestione della nostalgia. Grazie mille
Voi state facendo il possibile per dargli un futuro migliore, solo che, giustamente, pensate con la vostra testa ed in base ai vostri sogni ed una realtà da adulti che conoscete.
Lei no.
Forse a lei una grande città non piacerà neppure da grande (a me, ad esempio, non è mai piaciuto e l’esperienza di vita universitaria a Torino me lo ha confermato), forse cambierà idea, forse vivrà all’estero, forse troverà la sua strada a Francavilla o Milano.
Sono certa che, quando sarà il momento, saprete lasciarla inseguire il suo sogno, quale che sia, come lo avete inseguito voi.
Per intanto, sognerà e vivrà in una realtà che voi state creando per lei al meglio, dalla scelta scolastica e linguistica alle amicizie e…vedrete che da grande ve ne sarà grata, come tu sei grata ai tuoi genitori per l’infanzia che ti hanno dato con lo stesso amore!!!
Grazie Giulia la penso così. Un giorno sceglierà lei.
Un abbraccio
I bambini sono fenomenali. Vivono molto di emozioni. E, prima o poi ce ne sarà una di emozione che…(chiodo scaccia chiodo) la aiuterà ad andare oltre senza peraltro dimenticare nonni e Puglia.
Imparerà a distinguere fra situazione reale e vacanza, e immagazzinerà il tutto, per tirarlo fuori al momento opportuno.
Intanto vive in una realtà interculturale, che non ha mai fatto male a nessuno. Tutt’altro.
[…] Per continuare a leggere clicca sul mio articolo di amiche di fuso […]
che emozione, il mio bimbo di 6 anni dice esattamente la stessa cosa…e ha avuto esattamente la stessa evoluzione…dall’essere contento di tornare a Londra dopo un po’ di vacanza in famiglia in Italia, al non voler vivere qua e addirittura definirsi “genovese”!lui nato e cresciuto in Inghilterra da si padre genovese ma madre…boh…non so neanche piu’ io cosa sono…
questo conferma cmq la mia teoria…non e’ il vivere in una realta’ cosmopolita che ti allarga la mente…altrimenti noi…figli della provincia..dove l’abbiamo tirata fuori questa esterofilia??
aspetto e osservo e sicuramente se potro’ facilitero’ suoi eventuali soggiorni in Italia il piu’ possibile…cosi’ che, almeno spero, non la senta come una mancanza (da ricercare quindi) ma come parte di una routine, di un modo di vivere…un po’ qua e un po’ la… fingers crossed!
Si finger cross. Una volta una persona mi disse che noi genitori ai figli dobbiamo dare le radici e le ali. E chissà forse questo loro attacamento provo che ce la stiamo facendo! un abbraccio