Una delle cose che più mi spaventa, ogni volta che mi trovo a trasferirmi in nuove città , è la iniziale, inevitabile, mancanza di amici su cui contare e confrontarsi. Al giorno d’oggi con internet è infatti possibile trovare una sistemazione ed un lavoro anche rimanendo fermi nel proprio salotto a migliaia di km di distanza. Quando però si parla di amicizia… beh, lì le cose vanno un po’ diversamente.
A volte succede di spostarsi in luoghi a noi già familiari, dove magari abbiamo la fortuna di conoscere qualcuno, altre volte arriviamo in posti di cui non conosciamo nessuno… Costruirsi un piccolo circolo di amicizie, soprattutto per me che mi sono sempre spostata senza famiglia, è una delle vere priorità .
Ma tra conoscere persone e trovare amici, c’è una grande differenza. Nelle mie esperienze da expat sono stata sempre molto fortunata, in alcuni posti ho trovato moltissimi amici, in altri meno, ma non sono mai rimasta sola per troppo tempo.
In questo post vorrei però parlarvi di un’amica in particolare. Una persona molto molto speciale, senza la quale non sarei qui oggi a scrivere questo post dagli Stati Uniti. Questa donna meravigliosa si chiama Sue.
Il destino ha voluto che il mio primo datore di lavoro americano insistesse particolarmente nel trovarmi una sistemazione in città prima del mio arrivo. Io non ne ero molto entusiasta perché in questo molto non potevo scegliere basandomi su foto di annunci come avrei voluto fare, ma acconsentii perché il tempo era poco e perché sicuramente lui conosceva la città meglio di me.
Finii a vivere sulla Mesa di Santa Barbara, CA. Ricordo l’email dell’ex capo che mi annunciava di aver trovato un appartamento strepitoso a due passi dalla Shoreline. Io non ne ero proprio convinta (pessimismo cosmico), ma mi dovetti ricredere appena arrivata.
La casa apparteneva ad una signora che cercava un’affittuaria. Questa signora era stata felicissima quando aveva sentito che la candidata di turno era italiana, visto che stava proprio cercando di imparare l’italiano!
Certo c’era una buona differenza d’età , ma non si sentiva molto. Piano piano, senza invadere la privacy dell’altra, iniziammo a conoscerci, a chiacchierare la sera davanti alla tv, a fare piccole gite il fine settimana, a comprare la spesa al supermercato. I mesi passavano e lei era diventata il mio punto di riferimento per tutte quelle domande che si hanno quando si è nuovi in un Paese straniero. Fu lei che mi accompagnò in banca ad aprire il mio primo conto, che mi aiutò quando l’assicurazione medica continuava a darmi problemi, che mi fece guidare e prestò la macchina per poter prendere la patente americana. Ma soprattutto, fu ed è tuttora lei che mi ascolta per ore quando la chiamo.
Insieme abbiamo passato ben due anni e mezzo fatti di tante lacrime (mie) e piccole gioie, ma soprattutto fatte di tante mini conquiste, di quel tipo che tutti gli immigrati conoscono.
Senza Sue non sarei rimasta negli Stati Uniti, questo lo so bene.
Sue per me è stata ed è più di un’amica, io la considero la mia madre americana e voglio dedicarle questo post, a quasi 9 anni dal nostro primo incontro come coinquiline.
Il giorno che lasciai la California per trasferirmi a New Orleans fu Sue che mi portò all’aeroporto. Mentre guidava mi disse che aveva qualcosa per me, di aprire quella piccola saccoccia di vinaccia che era tra i nostri due sedili. Mi fece promettere di prendermi cura di quello che c’era dentro, di non separarmene finché non fosse arrivato il momento giusto e mi raccontò la storia dietro quello che c’era nel piccolo involucro. Si trattava di un anello dell’amicizia. La storia la conoscevo già , me l’aveva raccontata in passato, si trattava di un anello d’argento che le era stato regalato da un nativo americano quando lavorava nello Utah, 30 anni fa. Il nativo americano aveva saputo che si stava trasferendo e, in segno della loro amicizia e secondo le sue tradizioni, le diede questo anello dicendole di tenerlo finché non avesse trovato un’altra amicizia molto molto importante e di passarlo a quella persona.
Fu così che mi ritrovai con l’anello che ancora indosso e che non tolgo mai. Ricordo che piangevamo entrambe in macchina felici di esserci incontrate ma tristi per l’imminente separazione.
Da allora sono passati più di 6 anni e noi, nonostante l’enorme distanza, siamo ancora in contatto e siamo persino riuscite a vederci una volta.
Auguro a tutte le amiche di fuso di trovare una persona, un’amica come Sue, una donna ed un’amica straordinaria che mi ha reso la persona che sono diventata.
Alessia, Louisiana
Alessia ha collaborato con Amiche di Fuso da luglio 2014 a gennaio 2020.
Trovate Alessia qui
Che bella storia Alessia! Sarebbe bello se esistesse una Sue per ognuna di noi expat, sei stata fortunata 🙂
Davvero fortunata! Sue è una persona meravigliosa, ce ne vorrebbero di più al mondo 🙂
Che bella storia! L’anello, da brava triathleta che sono :-), ha subito colto la mia attenzione! Ora ti spiego, assomiglia tantissimo al simbolo dell’Ironman, la famosa gara di triathlon lungo, e questo simbolo credo che ora sia registrato e protetto da brevetto così che solo la società ironman possa usarlo. Chissà se quell’anello ha un collegamento a questo, chissà se la società ironman (in origine americana) non abbia “rubato” questo simbolo a qualche tribù di indiani nativi americani. Sai il significato di quel simbolo?
Sai che l’ho cercato varie volte il significato, ma non ho mai trovato nulla. Magari proverò a vedere se la tua teoria mi da dei riscontri, sicuramente è interessante. Fammi sapere se scopri altro 🙂
La mia “Sue” si chiama Bobby… mi ha aiutato quando mi sono trasferita a Toronto. Ho vissuto con lui ed il suo compagno. Meravigliosi! Sono venuti a trovarmi in Italia e presto tornerò a trovarli.
Sono tutt’ora la mia famiglia adottiva canadese! Mi mancano un sacco!!!!
Bella esperienza! Evviva tutte le “Sue” del mondo! Sperando di poter essere la “Sue” per qualcuno!
Che bello Katia 🙂 Si anche io spero di poter diventare la Sue di qualcuno un giorno! Ti auguro di rivederli presto, io ho parlato con Sue ieri sera e mi ha detto che sua figlia rimarrà in TX e quindi credo che sarà più facile vederci 🙂
Che bella questa storia d’amicizia. Mi ci sono voluti quattro anni prima di crearmi delle amicizie. Ora ho un piccolo cerchio di donne che tutte assieme formano la mia ‘Sue’. E’ tutta un’altra vita quando puoi contare su amicizie sincere! Il merito e’ anche tuo che hai saputo aprirti e leggere nel cuore di Sue!
Sono proprio contenta per te Laura 🙂 E’ vero, è tutta un’altra vita quando si trovano persone veramente amiche su cui poter contare. Siamo state davvero fortunate! Buon Anno