Oggi vi vogliamo riportare una testimonianza che sarà cara a tutte le mamme e papà expat che hanno avuto figli in una patria diversa dalla loro e hanno dovuto confrontarsi con una cultura differente, mischiandola con la propria nell’educare e crescere la nuova generazione. Lei è Francesca, la figlia di Claudia Un’alessandrina in America, e si racconta in questo suo essere Italo-Americana con due genitori italianissimi.
Mi chiamo Francesca e vi voglio raccontare la mia vita di persona nata, direi per caso, negli USA, solo perché i due italiani che sono i miei genitori si sono trovati a vivere negli USA quando io dovevo venire al mondo e quindi hanno fatto di me una italo- americana di prima generazione.
Se vi informate scoprirete che, intorno alla zona di Milwaukee dove vivo, ci sono un sacco di “italo-americani”. Molti di loro sono cittadini americani di terza generazione, i cui trisnonni arrivarono qui dall’Italia agli inizi del 1900. Anche se sono felice che loro si identifichino con le loro origini e siano fieri di essere “italiani”, non credo che si rendano conto di come in realtà essi italiani non lo siano molto oramai. E molti ormai non parlano neanche più la lingua italiana.
Crescere con i due genitori che mi piace definire come “appena scesi dalla nave” ( anche se in realtà loro sono arrivati qui in aereo e per il lavoro di mio papà ) ha fatto di me una italo-americana diversa da quelli che ho descritto in precedenza.
Per molto tempo mi sono sentita molto più italiana che americana e, quando ero giovane, questo mi faceva sentire un po’ fuori luogo.
A volte ero persino un po’ risentita con i miei genitori per cose che non potevano essere cambiate, come ad esempio i loro accenti quando parlavano inglese o la mancanza di conoscenza di come funzionassero le cose qui negli Stati Uniti.
Ero triste ed anche un po’ arrabbiata perché invece di andare in piscina e uscire con i miei amici durante l’estate, mi toccava andare in Italia e visitare la famiglia. In quegli anni non conoscevo nessun altro bambino nella mia stessa situazione, quindi mi sentivo in imbarazzo e diversa dagli altri.
Negli anni della scuola media, però, le cose cominciarono a cambiare. Ho cominciato a vedere la mia vita in un modo diverso. I miei amici erano cresciuti anche loro e invece di chiedere il motivo per cui i miei genitori avevano un accento, volevano sapere tutto di quello che facevo in Italia e se certi stereotipi erano veri (tipo se i miei genitori cucinassero bene, cosa che fanno bene davvero).
Pensavo ancora di avere come dei vuoti nella mia vita di quegli anni, perchè essere lontani un’intera estate significava quasi doversi fare dei nuovi amici al ritorno negli USA. Dall’altra parte però, a quel punto avevo anche amici in Italia durante l’estate. Con loro penso di aver avuto molta più libertà, quando andavamo da soli in giro per la città ed in spiaggia sorseggiando tè freddo e mangiando un gelato, dei miei amici qui negli USA chiusi nelle loro case e limitati negli spostamenti dall’avere i genitori disponibili a portarli in macchina a casa degli amici.
Una volta arrivata alle superiori, ancora di più tutto è cambiato. Nella nuova scuola molto più grande di quella di prima, ho incontrato decine di ragazzi i cui genitori erano direttamente arrivati dalla Cina, India, Grecia, Francia e molti altri posti meravigliosi. Anche loro erano cresciuti chiedendosi il perché erano diversi dagli altri: perché non potevano essere di più come gli altri bambini. Alcuni di questi amici erano un paio di anni più vecchi di me e già avevano cominciato a capire veramente e apprezzare le loro rispettive culture. Alcuni di loro addirittura parlavano con i loro genitori nella loro lingua madre, davanti a tutti, senza imbarazzi. Questo era stato particolarmente scioccante per me che devo ammettere ho ancora adesso qualche difficoltà a parlare in italiano di fronte ai miei amici americani. Con questo processo interiore ho cominciato a far tesoro dei ricordi e delle esperienze che ho avuto nella mia vita per esempio il mio viaggiare in molte città considerate iconiche che ho già avuto la fortuna di visitare. In realtà ho cominciato anche un po’ a vantarmi con i miei amici che ero stata in Italia, Francia, Olanda, Repubblica Ceca, Austria e oltre ai bellissimi parchi nazionali e le città degli Stati Uniti che ho gia`visitato. Potevo vedere negli occhi dei miei amici che non erano stati più lontano dell’ Iowa o in Canada un pochino di invidia, cosa che mi faceva, lo ammetto, sentire bene ed apprezzata. Durante il terzo anno di superiori ho anche seguito un corso di Storia dell’arte e continuamente mi capitava di dire: ” Io quel palazzo o quell’opera d’arte li ho visti devvero!”.
Mi piace invitare i miei amici più cari quando i miei genitori fanno la pizza o altre buone cose da mangiare e vederli veramente apprezzare ciò che mangiano: anche quello mi rende orgogliosa delle mie tradizioni
Anche ora che sono all’università e che il numero di persone che mi circondano è aumentato moltissimo ho scoperto che molti dei miei amici sono come me. I genitori della mia compagna di stanza sono cresciuti in Polonia e lei è bilingue polacca e inglese: con i suoi genitori parla polacco come io parlo italiano con i miei. La mamma dell’ altra mia cara amica è cinese e loro parlano cinese tra di loro. I nostri stretti legami con i nostri patrimoni culturali hanno contribuito a creare un legame tra noi che è diverso ed unico. Non molte persone possono scherzare sugli errori di pronuncia divertenti che i loro genitori fanno con i loro amici o possono lamentarsi di quanto poco aperti mentalmente siano molti americani nei confronti delle altre culture.
Mi piace guardare il mondo dal mio punto di vista, cioè di una persona con due identità ugualmente potenti. Vedo la bellezza e i difetti in tutti i posti che vedo. Apprezzo il cibo e l’arte e la musica di tutto il mondo. Le culture sconosciute non mi spaventano, ma mi entusiasmano e sinceramente credo che di questo non posso che ringraziare i miei genitori “ appena scesi dalla nave”.
Francesca, Wisconsin
Cara Francesca, crescere è già difficile di per sè. Se ci aggiungi poi avere una cultura, un accento e genitori “diversi” dal resto, non può essere stata una passeggiata. Ma per fortuna hai avuto e continui ad avere la maturità per apprezzare che quello che ti rende diversa, ti rende anche unica!
Si adesso apprezzo che, rispetto a molti dei miei coetanei, ho una storia unica e che mi ha insegnato molto.
Nascere, crescere o anche trasferirsi a vivere all’estero non è mai una passeggiata o meglio, usando la tua metafora ”una crociera” ma offre opportunità che altri, rimanendo nella loro patria, non hanno. Tu hai saputo cogliere queste opportunità al meglio ed imparare soprattutto ad apprezzare le diversità di cultura. Complimenti Francesca!
Grazie!
Bellissimo questo articolo!
Grazie mille!
Francesca grazie per questa tua testimonianza. Mi hai fatto riflettere molto su un punto di vista che non avevo mai considerato. Che potessi sentirti diversa. Grazie davvero. Commossa. Complimenti ancora a te.
Grazie mille! Mi sento diversa ma apprezzo sempre di più quello che mi rende unica.
Che post bellissimo! È interessante dar voce anche alle seconde generazioni di expat, ho notato molti punti in comune con i miei cugini che sono nati e cresciuti in Australia da genitori italianissimi emigrati negli anni ’70!
Grazie!
[…] “Dal Wisconsin: Francesca” del blog “Amiche di fuso” dal […]
Che bello! Glielo diro` e le fara molto piacere.