Uno dei problemi più diffusi tra espatriati è quello che una volta che rientri a casa, fosse anche solo per le vacanze, non hai nessuno con cui condividere gioie e dolori del tuo tipo di vita. Non lo dico con supponenza o vanità, i problemi che viviamo lontani da casa non sono gli stessi di chi può godere di una lunga e consolidata routine. Non dico che sono maggiori, sono solo diversi e il più delle volte appaiono incomprensibili a chi non fa il nostro stesso tipo di vita.
Io ho avuto la fortuna, lo ammetto, di avere in famiglia chi ha alle spalle una storia di espatrio ben piu lunga e complicata della mia: i miei suoceri! Anna e suo marito viaggiano per il mondo ormai da tanti anni, quando ancora nella nostra amata Sardegna era considerato espatriare anche solo andare “in continente” (lo Stivale per intenderci!!)! Lei è l’unica che nei nostri 10 anni all’estero è venuta a trovarci in ogni luogo in cui siamo stati, riuscendo contro ogni convenzione e problema a raggiungerci anche in Arabia Saudita!! Una donna tosta che vi voglio far conoscere meglio con questa intervista! Eccola qui:
– Anna, parlaci un po’ di te e di voi!
Buongiorno care amiche di fuso,
Nadia mi ha chiesto di parlare un po’ della mia vita da “expat” e rispondere ad alcune domande. Lo faccio con immenso piacere visto che sono una grande sostenitrice di questo tipo di vita e veramente mi piacerebbe che anche gli altri, in generale, riuscissero a capire perché quando mio marito dice “fra 6 mesi ci fermiamo “ mi vengono i capelli dritti.
Ho iniziato la mia avventura 35 anni fa, mio marito circa 9 mesi prima.
La scelta di andare fuori è arrivata dal profondo del cuore. La nostra piccola cittadina mi stava molto stretta. Ero una sessantottina, contestatrice e tutto quello che di tipico c’era in quel periodo, volevo andare nel Tibet, in Nepal, fare la vita da hippy, quindi per me una piccola cittadina della Sardegna con tutti i suoi preconcetti era molto restrittiva e opprimente. Ho brigato, cercato e quando è passato il treno l’abbiamo preso (io ero molto più convinta di Maurizio, che sarebbe mio marito ah ah ah….).
– Come è stato il vostro primo espatrio?
La prima volta, quando ci hanno proposto l’Ecuador, la domanda spontanea è stata: ma dove si trova?! Ci avevano proposto il Marocco prima e per noi andava benissimo. Allora si studiava la geografia ma l’America del Sud era inquadrata in generale e gli unici stati conosciuti erano: Venezuela, Brasile e Argentina. Tutti gli altri erano delle vaghe linee di confine sulle cartine. Sono partita per questo paese sudamericano sconosciuto sola con i 2 figli, perché Maurizio era partito 2 mesi prima, il giorno del quinto compleanno di Emilio.
Era il 6 Febbraio 1981, arrivammo all’aereoporto di Cagliari pronti per la partenza, ma l’aereo non era arrivato da Roma perché c’era la nebbia e l’aereo non poteva atterrare! L’avventura iniziava male. Però non mi sono persa d’animo, sono un’ottimista di natura, cambiare i voli e le coincidenze non è stato semplice, sia con la sede, che era a Milano, sia con il cantiere che era in mezzo alle Ande. Non sto a raccontarvi tutto perché sarebbe troppo lungo e vi annoierei, solo vi dico che le comunicazioni con il cantiere avvenivano tramite radio collegato con i telefoni dei vari uffici sia locali che italiani e che la conversazione veniva ascoltata da mezzo mondo.
Alla fine sono partita due giorni dopo passando per un paese di cui non conoscevo neanche una parola, la Germania, sono dovuta uscire per andare in hotel cercando di farmi capire, in più avevo bisogno di un medico perché Danilo, il mio figlio piu piccolo, aveva la febbre alta, vedevo le facce dei dipendenti dell’hotel che mi guardavano dall’alto in basso perché non parlavo il tedesco, erano quasi tutti italiani ma facevano finta di non esserlo, insomma diciamo che i presupposti non erano incoraggianti, ma io forte delle mie convinzioni sono andata avanti e non mi sono mai pentita delle scelte fatte. Naturalmente non è tutto oro quello che luccica però io non lo cambierei per niente al mondo.
– Che ricordi hai di quel periodo?
C’erano due tipi di emigranti allora: quelli che andavano senza sapere se avrebbero trovato un lavoro e che certamente erano spinti dalla disperazione, le famose valige di cartone legate con lo spago, non lo dico in senso dispregiativo ma analizzando la realtà, e poi noi, i fortunati, cioè quelli con le valige firmate, che affrontavano questa esperienza passando su un tappeto rosso , ma io in quel momento non lo sapevo.
Il primo espatrio, come ho già accennato, non era iniziato bene e non è continuato meglio, visto che Danilo poi in campo era caduto e si era fatto molto male, operato d’urgenza e cosi via ma io, imperterrita, non sono voluta tornare in Italia. Ogni tanto mi do il cinque da sola perché, senza nessuna presunzione, sono stata forte a non cambiare idea.
Una cosa posso dire : per fare questa vita non si deve soffrire di “ saudade”(nostalgia) ed io non ne ho mai sofferto, so che posso sembrare fredda, ma io la vita la vivo dove sono in quel momento e godo di ogni momento che mi offre la vita.
– Come hanno vissuto i “bambini” la lontananza da casa? E i parenti che vi hanno detto?
Per i ragazzi non saprei, apparentemente non ne hanno risentito, ma io guardo tutto con i miei occhi e forse potrei non essere completamente obbiettiva, sarebbe meglio chiedere a loro!
Potete immaginare come hanno preso la nostra decisione famiglia e amici, la frase più tranquilla che ci è stata detta “siete completamente pazzi, sarebbe quasi necessario togliervi i figli e cosi’ via, stavamo lasciando il famoso posto fisso. Insomma, tutto quello che ancora vi sentite dire voi!
– Siete stati in tantissimi paesi. Quale è quello che più ti è rimasto nel cuore?
Praticamente noi siamo stati in tutto il mondo, ci manca solo l’Oceania, e non saprei quale scegliere! Però penso un paese caldo, visto che amo sudare e vestirmi leggera, tutti i paesi hanno del bello e del brutto e io amo guardare la medaglia solo da una parte, quindi non ne ho uno dove ho pensato “adesso scappo”, anche se posso assicurarvi che ho avuto anche delle bruttissime esperienze, ma quelle le dimentico in fretta.
– Sei una expat con esperienza, aiutami a rispondere a chi mi chiede: ma non ti annoi?
Quando vi chiedono “ma non ti annoi” voi rispondete : no anzi non mi basta il tempo per fare tutto quello che voglio fare!! Per me è cosi. Quando Maurizio torna di sera per me è sempre troppo presto perché non sono riuscita a fare tutto quello che voglio e quando decido di non fare niente mi godo la tranquillità, ma questo capita di rado! Amo questa vita e nel mio vocabolario non esiste la parola “noia”. Penso inoltre che chi si annoia lo farebbe anche stando a casa dove è nata, li direbbe : qui non c’è niente da fare e bla bla bla, visto che è quello che sento ogni volta che mi capita di parlare con le signore “autoctone”.
– Adesso tra computer, internet e tecnologia varia è semplice tenere vivi i rapporti con “chi rimane”. Ma come facevate senza??
Partendo dal presupposto che io non ho mai sofferto di nostalgia, le comunicazioni all’inizio erano davvero disastrose. Dovevo fare 3 ore di macchina in strade bianche non asfaltate, fare la prenotazione e aspettare che la centralinista avesse voglia di passarmi la comunicazione e poi sperare che le linee funzionassero, ad esempio che non ci fosse un temporale e cosi via, naturalmente con costi altissimi. Poi pian piano le cose sono migliorate, ma naturalmente dipendeva dal paese in cui ero in quel momento. Adesso posso parlare e vedere quando voglio e chi voglio, ormai possiamo dire che il mondo lo conoscono tutti, anche se in qualche momento mi piacerebbe essere un po’ disconnessa.
– Raccontaci qualche aneddoto dei tuoi figli all’estero!
I ragazzi hanno vissuto questa vita in modo diverso, perché avevano e hanno caratteri diversi : Emilio estroverso, amicone di tutti, molto vivace, arriviamo in Ecuador e gli compriamo la bicicletta. Calcolando che il campo era praticamente appeso alle Ande e le strade erano veramente ripide, tanto che le avevano costruite con molte curve per diminuire la pendenza, Emilio decise che doveva scendere per quelle strade senza toccare i freni. Potete immaginare cosa successe :volò su un albero come nelle più famose comiche e lo trovammo su uno di quegl’alberi enormi circondato dalle orchidee tutto felice dell’impresa appena compiuta.
Una domenica pomeriggio, eravamo in Argentina, mentre io il padre stavamo facendo la siesta, Danilo, apparentemente il più tranquillo dei due, con il suo caro amico trovarono una latta di vernice gialla, quella che si usa per fare le strisce sull’asfalto e, non sapendo cosa fare, decisero di dipingere la macchina di Maurizio. Potete immaginare cosa ne venne fuori: la macchina da blu diventò tutta gialla compreso i fari e, per non sbagliare, visto che Danilo aveva una tartaruga , pensarono bene di farle il bagno nella pittura. Il povero animale diventò tutto giallo e quando scappava lo riportavano sempre a casa , ormai sapevano chi era il proprietario. No comment per la macchina e sulla nostra reazione!!
– Secondo te è un vantaggio per i bambini fare questo tipo di vita?
Per quanto riguarda i figli, quando sono piccoli trovo che sia una bellissima vita, apre la mente e le esperienze che si fanno temprano il carattere, aiutano a crescere aperti a tutto quello che la vita può offrire. Quando già sono più grandi, non so dare consigli, io ho deciso che non avrei smesso con questa vita. Il mio discorso fatto a loro è stato molto semplice: io non vi limito, decidete cosa fare. Potevano stare con noi, visto che avevamo anche il liceo, o scegliere altro. Io non mi sarei opposta e cosi è stato, quindi bisogna valutare ogni singola situazione.
– Che consiglio puoi dare a chi dovrà affrontare l’espatrio o anche a chi c’è gia dentro?
L’unico suggerimento che posso dare: vivete ogni momento della vita che state vivendo, questa vita può essere bellissima e entusiasmante ma si deve essere aperti a tutto e con una grande capacità di adattamento, solo cosi si potrà veramente apprezzare le cose meravigliose che questa esperienza ci può offrire. Vorrei aggiungere anche che secondo me, le persone diventano tali, cioè individui, in funzione del carattere con cui nascono, l’educazione che ricevono ma soprattutto in funzione delle esperienze vissute nella loro vita. Dico questo non per filosofeggiare ma perchè io sono molto cambiata, penso in meglio senza presunzione, e questo lo devo al 90% , appunto, alla vita che ho vissuto dopo i 30 anni, quando ho iniziato la mia avventura.
Fine dell’intervista.
Grazie mille Anna per i tuoi consigli, racconti e il tempo che ci hai dedicato! Ti aspettiamo ancora in Peru!
Bellissima intervista. Anna ti ammiro e grazie per le tue parole che mi hanno caricato!
Grazie Elena anche da parte di Anna 🙂
Bellissima storia! Grazie per averla raccontata Anna!
Grazie Claudia!
Un’intervista che sprizza energia positiva e che ti mette letteralmente le ruote ai piedi…. Grazie e complimenti!
Grazie Laura! Anna è una fonte di energia continua!
Leggere questa bella storia di vita vissuta che condivido pienamente, mi ha riportata indietro nel tempo, quando nel lontano 1978 sono partita x l’Arabia saudita , sposata da soli tre mesi e non avendo mai viaggiato in aereo….
Certo espatriare è una scelta coraggiosa, all’epoca più di oggi, per la quale si deve avere tanto spirito di adattamento e una buona dose di ottimismo; insomma vedere il bicchiere mezzo pieno per intenderci.
In compenso è una scelta appagante e che non toglie niente alla vita affettiva, anzi la rafforza, io l’ho fatta per alcuni anni da sola, poi con i figli….poi in Italia per un po’… Ora sono di nuovo qui in Arabia e la cosa non mi è proprio dispiaciuta, certo non ho l’entusiasmo del 1978, ma mi trovo benissimo comunque e lo rifarei senza ombra di dubbio….
Idria tu sei una donna fantastica e sprizzi energia! Che peccato esserci trovate per cosi poco tempo, ma sono certa ci riincontremo!! Un bacio e salutami il mio amato deserto! 🙂
Straordinaria intervista, mi piacerebbe molto conoscere Anna. La storia dell’emigrazione è davvero un mondo infinito. Complimenti!