Oggi desidero portarvi in un luogo particolare.
Il suq o suk o, ancora, souq. Non ho ben capito quale sia il modo più corretto per scriverlo, ma ho ben capito che lì, in quelle vie, tra quei meandri, fra le persone che ci gravitano, c’è la vera Kuwait. Il suq l’ho scoperto quasi subito con Drusilla. Avevo visitato quello di Istanbul, ma questo è completamente diverso.
Molto vero e per nulla turistico.
Mi ha ricordato la “chiazza” del mio paese dove andavo con mia nonna Mimina, a cui devo il nome, a comprare la frutta ed il pesce. Tutto quello che occorreva. Ora non esiste più. Ma io non l’ho dimenticato.
Ebbene sì, il suq non è altro che un mercato al coperto, com’era la mia chiazza.
Il Suq di Kuwait è davvero grande.
Ci sono tantissimi tappeti.
C’è la parte dedicata ai vestiti. Anche alle abaya.
C’è la parte dedicata alla frutta e verdura, al pesce, al cibo in generale.
Poi c’è quella dedicata all’oro, alle spezie, ai loro incensi ed ai loro simboli religiosi. Il suk di Mubarakia è davvero grande.
E’ pieno di vita, di persone, di curiosità. Se ci andate al venerdì, quasi faticherete a muovervi e vi sembrerà di fare lo struscio come nei paesi del sud, solo che qui si sta ben attenti a non sfiorarsi!
Ma se volete capire davvero Kuwait, la sua gente e toccare con mano la cultura araba dovete venire qui.
Io con Federica dalla Thailandia, condividio la passione della streetfotography. Più che panorami e monumenti, adoriamo fotografare la vita che c’è intorno a noi. Io sono meno brava di lei, molto meno.
Però ormai ho questa passione ed è un altro regalo che Kuwait mi ha fatto e che sto coltivando qui.
Mi è piaciuto fotografare i particolari, come le fontanelle di acqua che sono sempre ovunque.
Ed anche i tappeti che con i loro colori mi affascinano sempre.
Ma oggi vi porterò in giro con me e vi mostrerò sopratutto le persone del Kuwait.
Perché, come dice Drusilla, il Kuwait lo capisci più guardando i volti delle persone.
Lo so che nel mio post etiquette, vi avevo detto di non fare foto, ma io ho chiesto sempre il permesso e poi noi eravano tre donne e devo dire che nessuno si è arrabbiato alla richiesta “Can I take a picture?“.
Loro mi hanno chiesto : “Where are you from?”. Alla mia risposta “from Italy” , il secondo sulla destra della foto si è alzato ed ha iniziato a cantare : “lasciatemi cantare, con la chitarra in mano, lasciatemi cantare, sono un italiano”. Conosceva la canzone di Cutugno! Sapevo che era famoso all’estero, ma anche qui non l’avrei detto.
Vediamo quindi tutti i “personaggi” che ho incontrato e fotografato.
Lui è il sarto e ci ha chiesto lui stesso di essere ritratto. Poi mi ha fatto vedere le sue foto con il principe Carlo di Inghilterra in visita qui e, dopo, ha voluto anche una foto con me.
Poi è stato il turno di questo signore così elegante e quest’altro che non riusciva invece a smettere di ridere.
Poi lui che si è fermato apposta per farsi fotografare.
Quello che segue è invece l’unico rubato fra i miei scatti.
Lui ha voluto cucinare per noi e poi regalarci il suo pane. Buonissimo tra l’altro.
Non ho resistito a immortalare la tipica professione di famiglia. Quella più antica, quella che qui è in ogni angolo. Andare dal barbiere infatti qui è sacro. Al venerdì ci sono lunghe file di attesa.
Poi ho fotografato il venditore del frutto più noto e usato qui. Sopratutto per i dolci. Datteri che passione!
E infine chiudo il mio reportage con lei. Ci eravamo sedute a bere qualcosa nella zona dei ristoranti. Lei continuava a guardarci, non ha mai smesso di farlo. Sentivo il suo sguardo seguirmi sempre. Poi siamo entrate nel locale, per fare altre foto, io esco per prima e lei è ancora lì. Seduta da sola che ci guarda.
Poi mi fa un cenno con la testa, indica la macchina fotografica appesa al mio collo. Io capisco che vuole essere fotografata.
Le chiedo “Are you sure” e lei fa cenno di si. E quindi le ho fatto tante foto. Ha uno sguardo tanto intenso.
E’ stato un bel giro. Sono tornata a casa contenta. Arricchita. In poche ore ho accumulato tanti aneddoti, tante immagini di questo mondo, con i suoi contrasti e la sua vita. Con quella luce così nascosta che mi affascina sempre.
Il suq è il cuore di Kuwait. Ma più di tutto lo sono le persone.
Mimma, Kuwait
Mi sorprende positivamente che tutti questi uomini si facciano fotografare da una donna 🙂
Questo articolo mi è piaciuto tantissimo! Ti fa venire voglia di assaggiare quei datteri, comprare un tappeto e girare per quel mercato guardando i colori dell’Oriente…
Mi hai fatto sognare… le mille e una notte! Un mondo tutto da scoprire e decodificare. I Paesi arabi sono nel mio cuore, solo letture, foto e racconti per ora. Ma chissa’ che un giorno il mio sogno non possa realizzarsi! Un abbraccio colmo d’invidia… 🙂
Bellissimo racconto e bellissime foto!
Però quella donna, a me intristisce e inquieta. E se avesse voluto mandarci un messaggio, con quello sguardo?!?
Questi post fanno un po’ sognare.
Grazie! Mi sono emozionata! Bellissime foto, bellissimi volti, la mia parte del mondo preferita…
Lo sai che di solito le fontanelle sono donazioni di privati “for the sake of Allah” come da noi il banco in chiesa?
Se riesci, procurati il pane iraniano, è favoloso!
La signora si riconosce che è una cittadina (non beduina) middle class dalla foggia del neqab.
Mi sembra di vedere difronte a me quello che descrivi, anche se non avessi messo foto!
Mi sono innamorata dei tuoi articoli che potrei leggere venti volte senza stufati.
Un saluto
Wanda, Svezia
“Senza stufarmi” volevo scrivere (maledetto correttore )
[…] spesso, è la mia sede preferita per le mie sessioni di street photography, perchè li è facile raccontare storie. Il grande mercato, dove troverai tutto. Dove respiri l’atmosfera più autentica. Ci siamo […]
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