Quindici anni fa per fare i giretti con le amiche bastava prendere l’1 e scendere in Piazza Statuto, a piedi tutto il percorso fino a Piazza Vittorio, e riprendere l’1 indietro. Tre ore a passeggio tra le vetrine, chiaccherando del più e del meno, con una fermata al gelato da Fiorio (quando ero giovane io, Grom non c’era :-D)
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Houston, ore 8. Il cellulare dice che fuori mi attendono già 80º F (non ho ancora trovato il sistema per tradurre in ºC, date le mie scarse capacita’ matematiche, ma ho adottato il metodo: meno di 55 = freddo, più di 70 = caldo, da 85 in poi = caldo pig). Spengo l’aria condizionata domestica, siamo tutti pronti per uscire di casa: le figlie per l’asilo, l’ospite per un paio di commissioni di lavoro prima di andare in aeroporto ed io per scarrozzare tutti loro in giro per Houston col mio mommybus ebbro di benza rifatta ieri all’uopo. Nel mezzo tra la prima fermata asilo e l’ultima fermata-recupero all’asilo, ho l’incarico di comprare un paio di stivali texani per Anna, il cui marito questa settimana è in città , saldamente risucchiato dal lavoro. Spengo l’aria condizionata e sto per aprire la porta in perfetto orario con la mia tabella di marcia mentale quando… Mamma, oggi è venerdì, ci devi fare il lunch box! – Arg!!!!!!!!!! Inscatolo ed infilo alla velocità della luce grissini, salame, prosciutto, fragole e due buste di frutta spappolata ciucciabile per figlia. Più che lunchbox, direi shamebox, e nella foga sono già pezzatissima, ma non posso cambiarmi: ogni minuto è prezioso fuori nel traffico del selvaggio West.
Recentemente, qualcuno s’è preso la briga di comparare le dimensioni dell’amena cittadina di Houston (2 milioni e 196 mila abitanti nel 2013) con altre aree metropolitane. Per esempio con Londra (che pero’ fa 4 volte tanto di abitanti e ha un sistema di metropolitana e treni locali ben più articolato dei DUE tram di Houston).
Ore 8:10. Al volante. 81º F dice il computerino del mommybus.
Casa – Asilo, solo tre km e qualcosa, una sciocchezza da queste parti. Curiosamente è la stessa distanza da casa dei miei a Piazza Statuto, che facevo a piedi, e non con l’1 solo, in giornate eroiche di bel tempo o sciopero dei mezzi.
Asilo – La città degli Stivali, ovvero uno dei negozioni di abbigliamento texano più noti. (Altri soli 3 km e qualcosa. Da casa mia a Piazza Vittorio. Col cambio dell’1 con il 13 in Piazza Statuto, fatta a piedi in qualche giornata estremamente eroica di bel tempo o sciopero dei mezzi).
Il timing è perfetto: sono lì alle 9 per l’apertura, mentre a Parigi da Anna sono le 16, per cui posso procedere a fotografare gli stivali col cellulare e domandarle quali preferisce, con l’assistenza delle altre amiche di fuso che partecipano simultaneamente all’acquisto da Melbourne, Dubai, Kuwait, Brescia, Milano e Milwakee. Il commesso diciannovenne in cappello da cowboy e cintura cesellata mi viene incontro con il suo più caloroso How can I help you Maam? e io dichiaro fiera: Giovanotto, mi dica l’equivalente della misura 41 che devo prendere degli stivali ad una amica che sta a Parigi!
Esaurita solertemente la mia matematica richiesta, rimane in religioso silenzio ad un metro da me, osservandomi fotografare e ridere da sola (dei commenti su whatsapp ai vari modelli). In pochi minuti scelgo e quando me li consegna con la ricevuta si fa scappare: Wow, I mean she could have do it online, so nice of you to come until here for her! Sorrido e dentro di me penso: sti giovani d’oggi, ma sai quanto meno sugo c’e’ a scegliere e ordinare online nella vita? Questa mattinata non sarebbe mai esistita!
Ore 9:10. 82º F. L’ospite reclama un po’ di colazione prima del doppio passaggio: direzione baretto francese (solo altri 5 km). Poi vorrebbe passare da una libreria per prendere una copia del nuovo di Toni Morrison per un amico. A Houston “centro” ci sono TRE librerie, per fortuna una di quelle è attaccata (1 km) al baretto. Poi devo portarlo a un appuntamento di lavoro a 8 chilometri da lì, per le 10:30. Mentalmente archivio l’idea di andare a far pipì nonostante il pancione mi renda poco a tenuta stagna, non voglio rischiare di rimanere imbottigliata e che lui faccia tardi. Invece lui con la consueta beata ignoranza maschile, ordina un roastbeef sandwich e manifesta la chiara intenzione di mangiarselo seduto. Chiaccherando con me, che quindi non posso assentarmi a far pipì perché mi tocca far da interlocutrice. Inizio a essere nervosa, se non lo porto in tempo al suo appuntamento, poi o non riesco a ritirare il passaporto della bimba pronto al Consolato (lontano da casa mia normalmente ma vicino a dove devo portare oggi il nostro ospite) oppure non riesco a passare a lasciare gli stivali all’albergo dove sta il marito di Anna prima di recuperare le bimbe all’asilo. Nel caso, posso ritirarle all’asilo e poi andare all’albergo con loro, ma se si addormentano entrambe in auto lungo il percorso poi come faccio a scendere io, loro e gli stivali e fiondarci alla reception? Vale? Vale tutto ok? Sì, sì, molto interessante quello che dici (Mangia il panino e chiudi il becco, dobbiamo muoverci!)
Ore 9:15. 83º F. Scendi pure, io ti aspetto in auto mentre compri quel libro (SBRIGATI).
Lancio un’occhiata allo specchietto. Ho già i capelli appiccicati nonostante l’aria condizionata.
Ore 9:20. 83º F. Oh, ottimo, hai già fatto! (MENOMALE). Il bello è che 8 km a Houston, se becchi tutti verdi, sono rapidi. Ma se becchi tutti rossi, per nulla, e noi beccammo tutti rossi. Salutato l’ospite alle 10:33, rigiro l’auto e mi dirigo verso il Consolato (solo 2 km). Parcheggio e attraverso correndo il silos rovente come girarrosto: da qui in avanti corro da sola e posso recuperare sulla tabella di marcia. Entro nell’ascensore a temperatura condizionata BENVENUTI AL CIRCOLO POLARE ARTICO.
Le porte si riaprono in tempo prima che ci rimanga come Han Solo nella grafite. Coda allo sportello. Che sarebbe anche una coda breve, ma quando ti scappa la pipì e sei di fretta, tutto assume una prospettiva diversa. Davanti a me tre biondazze texane piene di scontrini della Rinascente da vidimare per il tax refund. Tutte asciutte e profumate. Io invece sono tutta appiccicata e spero di non puzzare, ma di sicuro non profumo. Nonostante il fatto che venga congelata e scongelata continuamente nell’entrare e uscire dai posti, sono perennemente sudata. Recupero il passaporto e mi precipito di nuovo sotto al mommybus. Passo davanti a un’indicazione Women Restrooms e per un nanosecondo sono tentata, ma decido invece di proseguire, ogni minuto è prezioso.
Ore 11:10. 84º F. Da qui all’hotel dove lasciare gli stivali sono 13 km. Google dice 27 minuti col traffico corrente. Se mi tocca trovare parcheggio arrivo all’asilo in straritardo. Quanto ritardo è ammissibile avere quando si va a recuperare la prole? Pondero qualche secondo: se riesco a stare sotto i 10 minuti nessuno se ne accorge. D’altronde prendere le bambine adesso finisce che arrivo in anticipo e poi devo andare all’albergo con loro due e se si addormentano sono fregata perché non posso prenderne una in braccio anche se l’altra la metto nel passeggino di scorta. Vada per il ritardo di dieci minuti.
11:35. Lavori in corso a 200 metri dall’albergo. Magari mi fanno parcheggiare lì al volo davanti, che devo solo scendere 2 minuti a lasciare il pacco in reception e così recupero.
11:39. Un asciuttissimo valet dell’Hilton America in formato Enrique Iglesias mi apre la portiera: inizio a profferire il discorso pronto da povera femmina incinta bisognosa di un favore ma nemmeno alla terza parola mi stoppa: Maam, le tengo la macchina qui davanti gratis fino a venti minuti! Entro di corsa nelle porte girevoli e mi ritrovo in una hall bellissima, di marmi e legni veri, non plastica e cartongesso. Tutti intorno a me camminano lentamente mentre io sgambetto col pancione, la pipì che scappa e la scatolona degli stivali, arrivo al banco di registrazione della conferenza per cui il marito di Anna lavora ed espongo la necessità . Lo sbarbino alla Brandon osserva il pacco e capisco al volo cosa sta per dirmi: che per motivi di sicurezza non possono tenere pacchetti… a quel punto pianto gli occhi addosso alla ragazza occhialuta accanto a lui e gioco il Jolly. Questi sono gli stivali che Mr Marito di Anna dovrà portare a sua moglie stasera a Parigi. Non vorrete certamente creare un problema a Mr Marito di Anna facendo arrabbiare sua moglie. Dopotutto siamo in Texas: la minaccia di una Angry Wife da queste parti è un pericolo più chiaro ed imminente di un pacchetto inaspettato. Corro via prima che Brandon possa cambiare idea e ritrovo Enrique alla macchina che mi saluta e rifiuta la mancia che volevo dargli per la sua gentilezza.
Ore 11:50. 85º F. Direzione asilo (solo 8 km). Al primo semaforo invio un sms al marito di Anna e inoltro il “missione compiuta” via Whatsapp: l’ultimo fiato di batteria abbandona il cellulare.
12:07. Arrivo all’asilo e nessuno s’accorge che sono in ritardo. Le bimbe ci stanno così bene che fatico un quarto d’ora a tirarle fuori per andare a casa e finalmente cedono solo quando le imploro PER FAVORE DEVO FARE LA PIPI, FATEMI ANDARE A CASA!
12:27. Finalmente casa, 42 km dopo (Distanza da Milano a Pavia). Accendo l’aria condizionata, corro in bagno. Il marito di Anna conferma di aver ritirato il pacco. Applausi su whatsapp. Attendiamo la foto di Anna calzata domattina da Parigi. Suona il telefono messo in rianimazione alla presa elettrica.
Come stai? Che hai fatto oggi?
Un po’ stanca, ma mi sono divertita, ho fatto un giretto per Houston per le mie amiche!
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Valentina, Houston
Ha collaborato con Amiche di Fuso da luglio 2014 a giugno 2018
Grande Vale, 10 e lode. La prossima volta andiamo insieme a comprare i tuoi di stivali!!
ahhahaha io sugli stivali texani passo, con le punte al mio n.40 x 166cm sembro sugli sci!
Fantastica!!! Comunque, per piacere, scriviti da qualche parte a che taglia texana corrisponde il 41, che è anche il mio numero… non si sa mai che mio fratello debba venire per lavoro a Houston… 🙂
parrebbe 9 e mezzo!
Fortissima questa web cronaca.
Belli gli stivali
:-D!
grazie dani!
Bello Valentina, mi hai fatto venire in mente le Desperate Housewives… ora attendo di leggere i mysteries e i secrets… 🙂 Auguri per la festa della mamma!
grazie Laura!
Solo a leggerti, sono gia’ stanca… 😀
😀
[…] per le punture di zanzare da comprare qui, io che magari consiglio il latte da prendere in America, una che compra gli stivali da cowboy all’altra, e poi le strane coincidenze di amicizie perchè il mondo, amici miei , è […]
Ahahahahah, fantastica! Sono arrivata alla fine che avevo il fiatone!!! 😀
pure io! ahhahah