Non si può vivere con il freno a mano tirato. Non importa quante volte tu abbia viaggiato, quanto tempo tu abbia passato all’estero, e per quanti anni tu abbia sognato la vita fuori dall’Italia… Quando il giorno della partenza finalmente arriva, niente ti può preparare a quello che troverai. La tua vita cambierà in una maniera che non ti saresti mai aspettata, scoprirai aspetti di te stessa che non sapevi di possedere, e il tuo modo di vedere il mondo cambierà radicalmente. Ma andiamo con ordine.
Il mondo ha aperto le sue porte per me quando ero ancora al liceo. A 16 anni i miei genitori mi hanno regalato la possibilità di passare un anno all’estero e io, figlia di Beverly Hills 90210, Dawson’s Creek e The OC, ho scelto l’America. Un anno passato tra il blu dell’oceano e il verde dei boschi dello stato di Washington, in quello che, sono convinta, sia uno dei posti più belli al mondo. Un anno che ha cambiato la mia vita per sempre. Da allora non mi sono più guardata indietro. Dall’anno in America all’Erasmus in Francia è stato un salto facile. Ma mai avrei immaginato che proprio lì, tra una lezione e una festa, avrei incontrato l’amore della mia vita. Eppure così è successo. Peccato che lui fosse un brillante studente australiano. L’Australia, quel continente di cui non sapevo praticamente nulla. Non proprio dietro l’angolo. Oddio, come potevamo mantenere una relazione a 20.000 Km di distanza a soli 20 anni?
Da lì sono cominciati gli anni a girare come trottole in giro per il mondo. Avanti e indietro tra l’Australia e l’Italia, brevemente in Canada, e di nuovo in Italia. I mesi lontani, le telefonate su Skype, le email, le chat. Due vite nettamente diverse. Le troppe cose da raccontare che spesso si riducono a poche parole. Come ce l’abbiamo fatta non lo so neanche io, ma finalmente nel giugno 2011 ho deciso di fare il grande salto. Ho messo le mie lauree in Relazioni Internazionali in una valigia, con al centro il mio grande amore per Lui, in un angolo tanti sogni e speranze, e nell’altro una buona dose di paura, e ho deciso di trasferirmi in Australia, ad Adelaide, città natale del mio Lui. Dopo tre anni a distanza, buttarci improvvisamente in una convivenza sarebbe stato disastroso? Le ansie da parte mia erano tante, ma non si può vivere la vita con il freno a mano tirato.
E così mi sono buttata. A capofitto, nella mia storia con Lui e nella mia vita australiana. Ovviamente non ero al mio primo viaggio in Australia, avevo già avuto un’infarinatura della vita Down Under, ma un conto è essere di passaggio, e un conto è trasferircisi definitivamente! Se da un lato ho faticato molto dal punto di vista lavorativo, legata alle esigenze del visto vacanza lavoro, dal punto sentimentale e “culturale” le cose sono andate sempre meglio. Io e Lui siamo sopravvissuti alla convivenza – anche a quella, lunga, con i suoi genitori – e io mi sono piano piano integrata in questa realtà così simile ma così diversa. Adoravo la vita ad Adelaide, con i suoi bellissimi parchi e le spiagge lunghe, i quartieri residenziali e il centro commerciale.
Rimaneva però lo scoglio lavoro. Nonostante la conoscenza di tre lingue, le lauree e le esperienze all’estero, dopo centinaia e centinaia di curriculum inviati e applications compilate, tutto quello che l’Australia ha saputo regalarmi sono stati due lavori nella ristorazione per sei mesi alla volta e un posto come insegnante di italiano e francese in una scuola privata di lingue per altri sei mesi. Non esattamente la carriera che avevo in mente! E così, dopo circa un anno e mezzo dal mio arrivo in Australia, stanca e amareggiata dall’assenza di reali possibilità lavorative, soprattutto nel mio campo di studio, ho deciso di tentare la strada della ricerca. Onestamente non ci avevo mai pensato, non avevo l’ambizione di essere chiamata Doctor o alcun interesse a entrare nel mondo accademico, ma non avevo altra scelta se volevo davvero lavorare nell’ambito dei diritti umani. La strada verso l’ammissione è stata lunga e noiosa, ma ce l’ho fatta: sono stata ammessa con borsa di studio all’University di Sydney!
E così, dopo 15 mesi di vita ad Adelaide, abbiamo noleggiato una macchina, caricato tutti i bagagli e affrontato tre giorni di viaggio fino a Sydney, dove abbiamo cominciato una nuova fase della nostra vita. Lui ha cominciato la sua carriera e io il mio dottorato. Abbiamo incontrato persone nuove e stretto amicizie. Abbiamo goduto delle bellissime spiagge di Sydney e scoperto i suoi quartieri multietnici. Abbiamo comprato la nostra prima casa e abbiamo deciso di sposarci. Qui a Sydney siamo finalmente diventati una famiglia. E siamo felici.
Certo, nonostante l’Australia e Sydney siano ormai “casa” per me, non sono sempre state tutte rose e fiori. D’altronde l’espatrio è vita. Come la vita nel proprio paese riserva gioie e dolori, così lo fa la vita all’estero. L’unica differenza? Questo angolo di paradiso io me lo sono scelto. Qui ho scelto di vivere. Qui ho scelto di essere felice.
Claudia, Australia
Claudia ha collaborato con Amiche di Fuso da dicembre 2014 a novembre 2019.
Potete leggere Claudia qui
Complimenti mia cara “collega” expat in Australia ed in bocca al lupo per il matrimonio ;). Noi siamo già una famiglia, alla ricerca di una nuova avventura… Speriamo di essere all’altezza di questa dura prova! Fifa ed ansia da vendere, ma anche un bel po’ di incoscienza e di fiducia nella nostra squadra: all’attacco!
Grazie e in bocca al lupo a voi per questa nuova esperienza che vi accingete a fare!!! Sicuramente non ve ne pentirete!!!
L’ha ribloggato su Diario dal Mondoe ha commentato:
Grazie alle mie Amiche di Fuso per avermi permesso di raccontare la mia storia!
[…] mondo della vendita al dettaglio. E così è stato per circa 10 anni, fino a quando non ho deciso di trasferirmi in Australia. Sono entrata nel paese con il visto vacanza-lavoro che ogni anno permette a centinaia di migliaia […]
[…] Il mio trasferimento in Australia si può dire che sia avvenuto per gradi. Man mano che è cresciuta la mia relazione con il mio compagno di allora (e marito di adesso) è aumentata anche la mia permanenza Down Under. Così, quando infine ho deciso di trasferirmi quaggiù più o meno per sempre, non mi è sembrato di prendere una decisione poi così assurda: per me si trattava semplicemente del naturale progredire delle cose. […]
[…] Il mio trasferimento in Australia si può dire che sia avvenuto per gradi. Man mano che è cresciuta la mia relazione con il mio compagno di allora (ora marito) è aumentata anche la mia permanenza Down Under. Così, quando infine ho deciso di trasferirmi quaggiù più o meno per sempre, non mi è sembrato di prendere una decisione poi così assurda: per me si trattava semplicemente del naturale progredire delle cose. […]