Quando sono partita per Kuwait City la frase tipica è stata “oh poverina” “ma le donne lì sono trattate male!!” ” ma non stai male a far crescere una figlia femmina lì”.
Io ho chiuso la porta di casa a Milano con le lacrime agli occhi, perchè lasciavo tutti i miei affetti, perchè pensavo che lì si sarebbe svolta tutta la mia vita, perchè sentivo che Milano era il mio posto nel mondo. Nessun pensiero mi angustiava per l’incontro con questa nuova cultura, non troppi o quantomeno non era il mio problema maggiore in quel momento. Ero più preoccupata per quello che lasciavo non per quello che avrei trovato.
E’ vero andavo in un paese mussulmano, ma è un paese arabo ricco, è vero confina con Arabia Saudita e Iraq, ma se non è moderno come Dubai, resta comunque un paese non troppo integralista. E poi io per carattere non penso mai troppo, cerco di non crearmi aspettative, nè eccessive paure.
“Fai finta di essere in vacanza. Non pensare che è per sempre o per lungo tempo!“, mi sono detta.
Mio marito poi ha un carattere forte, mi dà sicurezza, ma nello stesso tempo non ama che io mi faccia prendere da piagnistei. Adora che io me la cavi. E allora mi sono rimboccata le maniche e ho messo il naso fuori, senza troppi preguidizi.
Le donne arabe mi hanno subito affascinato, incuriosito. Profumano, hanno visi bellissimi e super truccati. Indossano tacchi altissimi. Io mi sentivo un po’ sciatta in confronto.
Tant’è che il mio primo atto di integrazione è stato comprarmi un rossetto rosso come loro. Mi ha dato l’idea di dare un segnale. Io sono come voi. Parlatemi. Ho imparato a metterlo.
Ma le donne arabe dopo quasi tre anni di vita a Kuwait nella mia vita ci sono poco. Abbiamo stili diversi. Io mi sono votata a fare la mamma h24, loro hanno un nanny per ogni figlio, le loro amiche, le loro tradizioni. Tante lavorano.
Sono carine con me, gentili, mi dicono sempre “I love Italy”. Ma finisce qui. Alcune mi guardano un po’ con sospetto, altre mi toccano i capelli e mi dicono ” Habibi, Adoro i tuoi capelli biondi” .
Vorrei tanto partecipare a un loro “caffè delle donne” ma so che non lo faranno mai. E’ una riunione di famiglia. Dove vengono invitate tutte, anche le cugine di terzo grado, ma non noi expat, perchè almeno un goccio dello stesse sangue le deve accomunare.
A volte mi dico forse è a causa del mio inglese non fluente, o delle mie abitudini così diverse, perchè sto sempre dietro a mia figlia e ai suoi orari.
Poi un’amica kuwatiana sposata con uno straniero mi ha spiegato che non è così. Non è colpa mia.
Per loro io sarò sempre un ospite. Un expat. Qualcuno di passaggio.
E volete sapere qual’è stata la comunità in cui mi sono integrata, in cui mi sento di appartenere? Italiana? No. Sono Italiana e ne vado fiera.
Ma chi mi ha aiutato, accolto, fatto sorridere e rincuorato è stata la comunità expat.
Gente di tutto il mondo, con più esperienza a volte di me, anche se ormai inizio ad essere old pure io. Gente che ha la valigia sotto il letto pronta, perchè è normale cercare la propria strada altrove. Non vuol dire che per loro è meno doloroso, solo che è normale. Gente che ha aperto la sua casa.
La mia comunità preferita è composta da francesi, australiani, svedesi, americani, libanesi, iraniani, russi, indiani, greci, canadesi, inglesi, singaporeni, scozzesi, venezuelani, bharein. Ovviamente c’è qualche italiano e qualche Kuwaitiano, ma sposato con stranieri.
Sto imparando tanto. Nuove musiche, gusti, food, abitudini.
Sarà che in Kuwait c’è poco allora è normale fare gruppo. Stare vicini vicini, chiamarsi, organizzare cene, play date è usuale. Chiacchierare facilmente. Scambiarsi il numero di telefono è la regola.
Oppure sono stata semplicemente fortunata. Chissà magari sarà stato grazie al mio rossetto rosso, al sorriso che mi accompagna sempre, al mio spirito curioso e accomodante.
Questa estate in tanti mi hanno chiesto ” allora che comunità frequenti?”. Sì, dal “di chi sei figlia” sono passata a questa domanda.
E io ho risposto ” la comunità Expat”.
Non tutti hanno capito. Ma io ho sorriso pensando a tutti “quei poverina”. Ma che poverina. Io oggi sono ricca.
Mimma, Kuwait
Il Kuwait in questo era un posto speciale davvero, sandy but friendly, dove scambiarsi il telefono veniva naturale appena avevi conosciuto un expat nuovo. Altri aspetti sinceramente non mi mancano, non credo tornerei, ma questo proprio si, dato che qui a Singapore per avere il cellulare di qualcuno prima lo devi uccidere e poi impossessartene fisicamente…
Carissima io penso che quando andrò via da Kuwait mi mancherà sempre un pò. Mi sono successe cose importanti. Sia dal punto di vista famigliare e personale. Per il carattere che ho io, condividere, parlare, passare del tempo con qualcuno è così importante che mi fa passare su tanti limiti. Perchè quello che c’è è quello che davvero mi serve e mi fa stare bene.
ho trovato il il tuo post in “blogghiamo” e l’ho letto davvero molto volentieri: il contenuto mi ha interessato molto e tu scrivi proprio bene 🙂
Felice di incontrarti! Ti ringrazio per i complimenti, vedrai che su qs blog troverari molto materiale, tra belle storie, stili coinvolgenti, innumerevoli curiosità. Continua a seguirci ( abbiamo pure pagina fb, istangram, pinterest).
Peccato che tu non riesca a entrare nella comunità kuwaitiana…. sicuramente sarebbe un mondo molto interessante… ma direi che non sei caduta male nella comunità degli expat! 😉
Chissà magari piano piano arriverò anche da loro. Dubito…però in tutta sincerità mi sembra di aver fatto e conquistato più di quello che immaginavo.
Tutto verissimo…piccolo neo, Ora ho il cell pieno di numeri di gente che non ricordo assolutamente…
ahhh io metto sempre un dettaglio, mamma di, gym, corso di…senza contare Kuwait!
Che bello, Mimma!
Ma allora ti sei impegnata davvero??? grazie cara mamma avvocato.
[…] difficile integrarsi”. Io le ho spiegato che mi sono integrata, certo non tra i Kuwatiani, ma in un’altra comunità, che mi sta dando molto. Le ho detto che non mi sento una che ha rinunciato a qualcosa, mi sento […]
Bel post e racconta di un’esperienza altrettanto bella!