Se pensate che con il titolo “Il ritorno a casa” io stia parlando del rientro in Italia per le festività, vi state sbagliando!
Il ritorno a casa, ormai, è quando torno qui, negli USA.
Che cosa strana: sono stata 43 anni in Italia: 27 nella mia città natale, 2 a Venezia e 14 a Bollate. Eppure dopo 3 anni, è qui che mi sento a casa. Libera!
L’Italia è un bel paese, maltrattato e trascurato, ma bello. Si mangia divinamente e ovunque vai sei circondato dalla storia e dalla cultura. Gli italiani ignorano questi doni finché non capita loro di andare all’estero. Nemmeno conoscono certi angoli fantastici della loro stessa città. Noi expat ogni volta che torniamo in Italia ci riempiamo gli occhi di tante meraviglie e, a volte, siamo noi a farle notare a loro. Girando per Roma con un’amica, ad esempio, lei stessa ha ammesso che se non ci fosse stata la scusa di portarmi in giro, avrebbe continuato a non andare in certi posti che già non vedeva da anni ed anni.
Come dicevamo oggi in chat con Valentina: “essere expat ti apre la mente perché anche sulle piccole cose, impariamo a ragionare a 360°”. Vero.
Il baruccio che per i nostri amici è un luogo come tanti, per noi diventa un piccolo angolo di calore. La fontana, la statua, la chiesa. Tutto è speciale. Sono andata a messa nella mia parrocchia di sempre e mi sono sentita accolta come da una grande famiglia, da quei volti che conosco fin da quando ero piccina e che mi hanno accompagnato in tanti momenti della mia vita. Sono andata una volta a messa qui e non ci sono più tornata.
L’Italia è e sarà sempre il mio paese. Ma non è più casa mia.
Mentre ero in Italia mi sono riempita gli occhi (e la pancia) di cose fantastiche. Mi sono goduta momenti unici, sempre più rari, con la famiglia e con gli amici di sempre. Ma mentre giravo, e ne ho fatti di chilometri a piedi, mi guardavo intorno e mi chiedevo “Potrei vivere qui?“. Stessa cosa in casa mia. Mi aggiravo per le stanze, aprivo gli armadi ancora pieni di belle cose, le pareti cariche di ricordi, di poesie della mia bimba e di disegni. Messaggi. Alcuni me li sono presi perché troppo teneri. Molte cose le ho dovute lasciar lì. Una bellissima casa, in un bel parco. Ma mi sentivo soffocare. Le finestre troppo piccole, il corridoio stretto, la camera dei ragazzi in cui ora non starebbero più. Guardavo fuori dalla finestra e all’orizzonte palazzi e cantieri per l’Expo 2015. Negli uffici pubblici solo gente arrabbiata e nessuno che ti saluta quando entri in un negozio. Mi sentivo un’aliena quando dicevo uno squillante “Buongiorno!” e mi guardavano strano.
NO! Non potrei proprio più viverci lì.
Finché la salute mi accompagnerà, eh sì, diciamolo che ammalarsi in USA sarebbe un dramma vero, io da qui non mi schiodo!
Renata, Wisconsin
Ha collaborato con Amiche di Fuso da febbraio 2014 ad aprile 2015
E, purtroppo, fai bene. È tutto molto bello, ma usato male. Noi italiani dovremmo portarla in palmo di mano la nostra cara Italia, anziché schiacciarla sotto le scarpe, come un mozzicone.
Il problema è che noi Italiani, impariamo ad apprezzare le nostre ricchezze quando siamo lontani. Dovremmo costringere tutti gli Italiani a passare almeno 1 anno lontano. Chissà?
Meraviglioso sentirsi a casa proprio lì dove si vive. In tanti a volte si mostrano ingrati davanti a un paese estraneo che in fondo ci ha accolti e accettati come suoi figli (più o meno adottati).
Forse però non è tanto che gli italiani non apprezzino il loro paese, ma proprio che dove viviamo, lavoriamo, ci spostiamo di fretta in una quotidianità che ci divora è difficile fermarsi a guardarsi attorno, dovunque ci troviamo. Accompagnare un ospite, un’amica è sempre una bella opportunità per riscoprire la propria casa, dentro e fuori, negli Stati Uniti o in Italia.
Ricordo quando ho lavorato un mese a Firenze. Era Giugno. Uno degli impiegati dell’ufficio in cui tenevo corsi, per arrotondare, faceva il cicerone. Ogni pomeriggio (uscivo alle 4:30 perché lavoravo in banca) passavo dal suo ufficio e lui mi aveva preparato percorso e cose da vedere. Alla fine di quel mese conoscevo Firenze meglio di tanti fiorentini.
Sì, quando siamo stranieri, guardiamo le cose con un’attenzione maggiore. Anche i dettagli. E poi li cerchiamo anche a casa…
Hai reso l’idea perfettamente e l’hai spiegata con parole chiare!
[…] pensi che sia un po’ fare un torto alle persone che sono lontane. Poi ieri ho letto il post della mia amica Renata e parola dopo parola pensavo che avrei potuto scriverlo io quel post, […]
Concordo su tutto! Purtroppo anche chi ama e apprezza l’Italia già mentre ci vive spesso desidera andarsene:vuoi perchè spinto dalla curiosita o per un’offerta di lavoro migliore oppure per non farsi schiacciare dall’inalterabilita di certe situazioni che continuano a condurre questo paese verso un baratro…
Io sono via da solo tre mesi e mezzo, sono approdata in Canada con marito,figlia adolescente,due cani. Certo sono un poni crisi perché per ora è tutto molto complicato,ogni cosa che devo sbrigare richiede un impegno e una fatica enormi perché non è meccanica o automatica come lo era a casa…e la lingua non è quella che si usa da turisti…però sto apprezzando tanto un sacco di cose, per prima la mentalità che a noi manca (e qui si aprirebbe un capitolo lungo su scuola,lavoro,abitudini…)
Bisogna ricordare e continuare a praticare le buone cose italiane e apprendere una via diversa invece per quelle che da noi vanno male…
Io sto cercando di fare così.
Speriamo che questo mi porti lontano!
Ciao. Elena
Ciao,
scusate di nuovo l’intrusione – sono Barbara, in Provenza dal 2004 dopo aver vissuto in altri paesi (Inghilterra e Germania per farla breve 😉 – ma questo argomento del ritorno a casa mi tocca molto da vicino. Forse perché sono expat di vecchia data (dal 1999), o forse perché sto attraversando una fase critica del vivere all’estero – incompatibilità col sistema scolastico di qui, ecc. – ma a me capita di sentirmi a casa NELLA mia casa provenzale, ma non FUORI dalle pareti domestiche!
Mi spiego: la mia abitazione la percepisco come la MIA casa (forse perché ho solo quella), ma quando esco non mi sento a casa. Quando esco mi sento a casa solo in Italia (leggi: sorrisi, gioia di vivere, voglia di sdrammatizzare; tratti tipicamente italiani). E non dipende dalla lingua – grazie a Dio non ho mai avuto problemi – è proprio un fatto di cultura…
((:-0
Scusate il commento lungo!
Barbara
Sarà che io negli ultimi due rientri a casa quella spensieratezza, quei sorrisi, quella voglia di sdrammatizzare (ANZI!) non li ho più trovati. Sarà che li trovo molto di più qui dove, anche il perfetto sconosciuto, incrociando il tuo sguardo per strada, ti saluta. Anche io, ammetto, IN CASA MIA mi sento benissimo. Ma ora comincio a star bene anche fuori!
ho vissuto in Giappone per un periodo ..ora ho fatto rientro in Italia.. da un pò.. e riesco a comprendere benissimo tutto quello che dici…dare più valore a tutto quello che tornando in Italia si incontra… assaporare ” l’aria italiana”.. evidenziarne certi tratti che chi non si è mai stabilito all estero non potrà mai captare…la libertà che si avverte stando in un Paese che non è la nostra bella Italia..ma soprattutto… il piacere che si avverte (all’estero) salutando entrando in un negozio…e ricevere risposta.. e il disprezzo che si prova…entrando in un negozio italiano accolti da chissà quale muso lungo di commessa perennemente inca..ata…..insomma..c’è quella linea sottile…quell’ombra ..quell’odore…che solo chi è stato fuori per un pò…vede…sente…tocca…